Una spensierata comunità di anziani conosce, attraverso un giovane emarginato dai suoi coetanei, il concetto di vecchiaia. Dopo vari tentativi di inserimento il giovane conservatore viene scacciato anche dagli attempati che riacquistano l’antica verve.
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La vecchiaia vista come un concetto puramente esteriore (gli abiti neri, lo sguardo triste malinconico) oppure associato ai costumi popolari (il gioco delle carte, delle bocce, passatempo all'uncinetto, cure termali) che etichettano senza pietà. Più in generale questo lavoro di Rezza mostra l'elevato grado di incisività del singolo individuo che influenza un gruppo determinando a sua volta il suo comportamento. Molto bello nel suo stile surreale.
Tra i primissimi corti dell'enorme A.Rezza. Surrealismo anarchico.
'"Per vecchiaia non si intende quella esteriore, ma quella interiore, propria dell'individuo che vive passivamente e che considera immutabili le cose che lo circondano. Rivalutiamo la terza età allo stato puro e combattiamo la gioventù apparente, perché in essa dimora il tarlo della sconfitta e dell'adattamento".
Corto (tra i primi) di Rezza illustrante un paragone tra vecchi e giovani (alla fine i veri vecchi son i giovani, e viceversa) almeno a quant ricordi.
Girato tutto in un parco nazionale, cortesemente offerto a Rezza per le riprese, è un lavoro che sa piuttosto ben amalgamare ironia, verità ed interesse.