istantanee (1991)

Anche questo è uno di quei film che ricordo quando uscì al cinema (mi pare da noi con un paio d'anni di ritardo rispetto alla data di produzione) ma solo ora sono riuscito a vederlo. La storia parte da un'idea se non geniale comunque originale: un fotografo cieco. Il tema centrale, che poi sia sviluppato alla perfezione o meno, è quello della fiducia: il protagonista deve giocoforza affidarsi alle descrizioni degli altri per sapere cosa ha ritratto...il problema è che spesso le persone hanno qualcosa da nascondere. Tutto parte dal rapporto con la madre ed il fotografo vive costantemente nel dubbio che anche lei le abbia mentito; non può fidarsi di una donna psicotica che lo ama, ma morbosamente ed a modo suo, allora cerca l'amicizia di un ragazzo ma tra i tre vengono a crearsi meccaniche distorte. La realizzazione di questa produzione australiana non sempre mantiene livelli professionali e tutto alla fine rimane alquanto sul delicato, a tratti anche ironico -il che non guasta mai- ma senza addentrarsi troppo nella drammaticità (cosa che a parer mio, in un paio di punti, avrebbe solo giovato all'opera) tuttavia è un film troppo originale per non meritarsi un voto alto, grazie anche all'ottima interpretazione del sempre glaciale Hugo Weaving ed anche un Russell Crowe alle prime armi se la cava discretamente. Vedetelo...si fà per dire!

L'esordio della Moorhouse è con questo glaciale dramma dei sensi in notevole anticipo sui tempi rispetto a futuri prodotti analoghi ("Memento" di Nolan su tutti). Pervaso da una tangibile carica erotica che fa il paio con l'ossessione fotografica del protagonista, alla perenne ricerca di testimonianze del reale, ed in questo senso è perfettamente funzionale la prova del volgare Crowe, in antitesi rispetto alla sottrazione recitativa di Weaving. Purtroppo la confezione irrimediabilmente povera dell'opera prima indipendente riservò scarso appeal commerciale al film.