krisha (2015)

Buon film drammatico ,mezzo voto in più per la protagonista veramnete brava .
Il taglio del film è molto teatrale , si svolge tutto in interni , ma il delirio e la tensione che piano piano aumentano sono molto tangibili ,il tutto in vortice di incomprensioni e parole non dette che sfoceranno in un finale molto crudo e violento

Bel film niente da dire, attrice principale straordinaria potrebbe fare uno Shining al femminile, mi aspettavo un finale esplosivo e diverso. Peccato. L'arrivo in famiglia a dir poco numerosa di esseri umani e di animali farebe crollare e scappare comunque pure un Santo. Consigliato.

Un gran film, niente da dire. Un pugno nello stomaco che vivi nella pelle della stralunata protagonista. Fin dall'inizio questo film dalla patina indie, ma molto più duro di quanto mi aspettassi, parte subito con una regia che si mette direttamente in sintonia con le corde emotive di Krisha. Un senso di straniamento che diventa disagio sempre più crescente, come quando ti trovi fuori posto anche in mezzo a delle persone che dovrebbero essere la tua famiglia.
Una famiglia che sopporta, ma che in fondo non ha perdonato le tue debolezze. Ti giudica invece di aiutarti. Il disagio crescente successivamente si trasforma in un vero e proprio stato alterato, causato dall'abuso di alcol e farmaci. Ormai il danno è fatto, nessuna redenzione o possibilità di tornare indietro. Krisha è un corpo sfatto ed estraneo al contesto. Un pecora nera o una mela bacata, scegliete voi. Un'esordio folgorante, duro e spietato che lascia veramente il segno. Straordinaria la protagonista.

Krisha è una donna alle soglie dell'anzianità, si comprende subito essere un personaggio tormentato mentre viene accolta dai suoi famigliari in vista dei festeggiamenti per il Giorno del Ringraziamento. I legami coi numerosi personaggi si rivelano velocemente, ma a colpire è l'atmosfera cospiratoria ed opprimente, quasi da thriller, lesta ad invadere gli interni della spaziosa abitazione, dove l'accompagnamento sonoro martellante e ansiogeno lascia intuire che quell'allegro caos è solo parvenza ipocrita. Qualcosa di distorto e malato cova minaccioso sotto le moine di prassi.
Non ci vorrà molto per comprendere il ruolo di pecora nera della donna e il suo rapporto a dir poco difficoltoso con chi le sta intorno a partire dal figlio abbandonato anni prima. Tuttavia non si spara facilmente sulla destabilizzazione e sulla dipendenza da alcol e medicinali, è infatti il contesto tutto a far ribrezzo. Una middle class incapace di comprendere ma solo di ostracizzare, egoista ed inadatta al perdono e al soccorso, abile nel puntare con faciloneria il dito. Krishna è personaggio sgradevole, allo stesso tempo chi si riempie la bocca di "normalità" non è affatto migliore.
Il film, molto dialogato, vive su punti di rottura che spingono verso il baratro con il ritorno di vecchi fantasmi mai dimenticati; dramma intenso in cui (probabilmente) si evoca un passato non semplice del regista Trey Edward Shults.
Terapia famigliare feroce con relativa disgregazione di uno dei valori americani per eccellenza, messo alla berlina e degradato alla faccia di certo cinema tranquillizzante in cui tutto finisce a tarallucci e vino. Qui invece non c'è speranza, tanto meno spazio per redenzioni con annessi abbracci conciliatori.