la celestina p... r... (1964)

Decisamente floscia questa pellicola di Lizzani, che continua nella sua strada di critica verso l'alta società, purtroppo non centrando in questo caso il bersaglio.
Colpa di una narrazione ferraginosa e troppo piatta per risultare avvincente per lo spettatore,oltre che eccessivamente sfilacciata.
Peccato perché il regista dimostra un certo coraggio nel trattare argomenti "scomodi" per l'epoca,come l'omosessualità e la prostituzione ( argomento che il regista tratterà in modo più azzeccato un decennio più avanti).
Restano alcune buone caratterizzazioni dei personaggi ma a parte questo e le intenzioni non riesco a trovarci nulla per cui valga la pena recuperare la pellicola.

Non è certamente il Lizzani che non dimentichi (qui ha uno stile incerto tra i film "leggeri" di Bolognini e Fellini) forse proprio perché questa farsa vorrebbe essere graffiante contro certe classi dirigenti ma è soltanto amena. Tuttavia Assia Noris regge il personaggio con civettuola Maestria, e bravi anche i comprimari fra tutti/e Marilù Tolo, Serato e Raffaella Carrà (o Peloni) prima di passare alla TV. Esilarante cmq la "signorina" che tenta invano di cimentarsi con la lingua inglese Non me la sento di bocciarlo: film carino

La Milano del boom economico antesignana della Milano da bere dei rampanti anni 80. La Norris nei panni di Celestina racchiude in sè il cinismo e l'avidità, unita alla mancanza di scrupoli, per ottenere uno status sociale sulla pelle di ragazze giovani che ingaggia per altolocati borghesi e commenda rampanti. E' un personaggio realmente odioso cui difficilmente si prova un minimo di empatia, tutto astuzia e gioielli ostentati ad ogni occasione. Un ritratto che però, pur partendo da buone premesse non riesce ad essere pungente come avrebbe potuto essere. La Norris, grande diva dei "telefoni bianchi" ci mette impegno, ma è troppo detestabile per essere amata. Fu il suo ultimo film prima del suo definitivo abbandono.