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La proposta di cambiare il nome ad un partito storico come quello comunista, sulla scia dei grandi cambiamenti del 1989 ed il conseguente crollo del Muro di Berlino, sono l'occasione per Moretti di indagare all'interno delle sezioni gli umore di un cambiamento di questa portata. Lo sguardo di Moretti è oggettivo, il regista è praticamente invisibile. Sono i volti di coloro che parlano e discutono che, pur nelle diversità di opinioni, non nascondono un generale smarrimento di fronte ad un passato ed a un'identità sul quale hanno creduto. Settant'anni di storia che possono essere cancellati, un cambio di nome che può essere ininfluente o meno. Complementare per certi versi a Palombella rossa, in cui lo smarrimento era più minimalista. A distanza di nemmeno trent'anni questo documentario offre anche dei risvolti quasi inquietanti nella misura in cui si sono susseguiti tanti cambiamenti. Forse troppi da gestire.
Cinema veritè sottoforma di documentario Morettiano della durata di 1 ora appena.
Tanta par condicio nel lasciar parlare, buon montaggio, regia invisibile di Moretti.
Ogni tanto qualche dichiarazione qualunquista, altre volte dichiarazioni verissime e davvero sentite, almeno riguardo al concetto stesso di comunismo (ossia che ciò che unisce i comunisti, almeno nell'originale accezione, sono la fratelleanza e la solidarietà, ecc.).
1 ora ROSSA come non la rivedrete mai più, da non perdere.
Bel documentario, ingiustamente accusato di propaganda. Qui moretti più che fare delle esaltazioni della sinistra italiana, presta il suo occhio da regista all'insofferenza tra le fila del post-comunismo; e in teoria fa un grande favore ai politici perchè offre loro la possibilità di confrontarsi con qual"cosa" che forse loro non conoscono o forse fanno finta di non vedere. Ovviamente vedendo la politca di oggi ci rendiamo conto di come i politici non abbiano colto questa possiblità...