la rimpatriata (1963)

"Il grande freddo" o "Compagni di scuola" ante litteram. L'idea è molto interessante ed attraente, e leggendo la trama mi sono creato delle alte aspettative che però sono state presto disattese. L'ho trovato invecchiato, poco fruibile e accattivante, si alternano scene coinvolgenti e interessanti ad altre parti abbastanza noiose che appesantiscono un po' la visione. Sinceramente mi ha abbastanza deluso.

Nell'epoca del boom economico, immersi in una Milano che più grigia non si può si celebrano le disillusioni e le amarezze di cinque amici. Una rimpatriata per ricordare i tempi che furono diventa quasi una resa di conti dove i rancori vengono a galla come l'infelicità dei personaggi divisi tra le proprie meschinità o la voglia di rimanenre ancorati in maniera illusoria ad un passato perduto. L'universo femminile fornisce lo specchio di quello che sono diventati e Damiani orchestra bene il cast dovre spicca un Walter Chiari superlativo, mai sfruttato pienamente in ambito cinematografico. Giustamente un titolo da recuperare.

Bella commedia all'italiana di Damiani con un grande Walter Chiari

A differenza dell'autorevole commento sottostante, ho trovato questo film di Damiani eccessivamente confuso, poco curato e a tratti abbastanza forzato.
E' indubbiamente un film molto malinconico e amaro, ma spesso molte situazioni e dialoghi potenzialmente interessanti, vengono rovinati da sequenze pseudo-comiche, fastidosissime e prive di alcuna coerenza logica..

Un Walter Chiari immenso non basta per tener su un film troppo superficiale, che sembra non prendersi quasi mai sul serio, nonostante alcune tematiche trattate siano abbastanza serie ed importanti.

Ragazzi, questo è uno di quei film italiani assolutamente da riscoprire. Bellissimo, ha anticipato "American Graffiti" e "Il grande freddo" (nonché "Compagni di scuola").
Una grandissima prova di attori, sui quali spicca un Walter Chiari in stato di grazia. C'è da domandarsi come mai un film così, che sfiora il capolavoro, non abbia avuto il successo che si meritava.
Io credo che fosse decisamente troppo avanti con i tempi. Ma questa è l'ulteriore dimostrazione (vedi ad ex "L'ultimo uomo sulla terra" di Ragona o i vari film di Bava, Margheriti ecc...) di come noi italiani sapevamo (sappiamo') fare film all'altezza, quando vogliamo.

Ma come ha fatto Damiano Damiani, quasi quarant'anni più avanti, a finire a dirigere "Alex l'Ariete"????