le mie ragazze di carta (2023)

Non c'è grande originalità nei temi trattati da Lucini ma c'è un grande garbo e una leggerezza, che coinvolge e rende partecipi di un viaggio di formazione che si lascia guardare senza fatica.
Non ci sono eccessi, nè grande retorica e il cast assolve bene al compito facilitato da una sceneggiatura lineare e coinvolgente.
Buon film.

Un racconto di formazione come tanti altri che sono stati portati sul grande schermo. L'Italia del Nord-est alla fine degli anni 70 con il passaggio dal contesto rurale a quello urbano, dove cambia la prospettiva di cose o situazioni che in fondo rimangono le stesse, solo un po' più complesse. E' il passaggio del giovane Tiberio dall'infanzia all'adolescenza in cui verrà ucciso il bambino che è in lui. E' un mondo che si sta evolvendo nei costumi e da questo cambiamento che si affronta la mentalità nuova e più aperta a quella ancora retriva e bigotta (siamo nella Treviso di Signore & Signori, dove la gente sgattaiola piano al cinema a luci rosse per fare poi la morale in piazza). Il film viene raccontato in maniera molto classica, nessuna particolare invenzione, però la storia fa breccia perchè è narrata in maniera onesta e sincera. Bravo anche il cast, dai giovani protagonisti fino ai personaggi di contorno dove spiccano Andrea Pennacchi e Maya Samsa nel ruolo dei genitori e Neri Marcoré newi panni del parroco. Diciamo che è un film che non dice nulla di particolarmente nuovo, ma lo dice bene.

Uno spaccato degli Anni 70 molto garbato e piacevole.