In una Napoli sospesa tra magia e superstizione, follia e razionalità, un mistero avvolge l'esistenza di Adriana (Giovanna Mezzogiorno) travolta da un amore improvviso e un delitto violento.
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VINCITORE DI 2 PREMI DAVID DI DONATELLO: Migliore autore della fotografia (Gian Filippo Corticelli), Migliore scenografo (Ivana Gargiulo, Deniz Gokturk Kobanbay)
Recuperato questo buon thriller sentimentale con delle scene piuttosto spinte, ben fatte.. conctorno di questa iconica quanto bella Napoli... che cela nei suoi segreti e piccolezze grandi verità.. piaciute location.. fotografia e varie scenografie son ben confezionate e mirate.. un omicidio aperto e mai chiuso definisce la doppia personalità del serial killer.. Finale colpo d'occhio notevole sull'intera pellicola.. cosa è reale e cosa meno? ... sta tutto nella sua testa..
Giovanna Mezzogiorno: notevole la sua prova.. molto bella e rilassata come mamma l'ha fatta in notevoli scene di nudo. Un gran prova sia fisica che a recita. Alessandro Borghi: attore che si prende il suo spazio.. convince e piace.. doppio ruolo (la stessa persona).. Resto del cast buono e sopra le aspettative..
Il regista, vero, che non confeziona la sua Pellicola, ma svoge un egregio lavoro.. con una buona dose di eros.. thriller con del mistero ben spiegato.. apprezzo sta scelta del velato costante.. e poco a poco si rivela..
Un film che vorrebbe sembrare un giallo ma in fondo è un drammatico con un finale che lascia grandi dubbi allo spettatore . Ozpetek sceglie la città partenopea per la sua ultima creatura , in quello che sembra una storia che parte bene , ma va lentamente a ridursi in qualcosa di banale e scontato. In mezzo però ci sta tutto un spottone a Napoli e alle sue bellezze artistiche e urbane , con i vicoletti e le sue mille sfaccettature . Bella la colonna sonora e recitazione degli attori . qualcuno preso dal teatro , qualcun altro dalla tv . Molto brava la Mezzogiorno che ci regala anche un piccolo siparietto molto hot . Anche se ammetto che tutto sommato è un film che mi ha annoiato non poco nella parte centrale , lasciando troppi dubbi nella mia testa.
E' una Napoli che vive di suggestioni, dai mille volti e misteri, perfida e crudeli che divora i propri figli. Una Napoli più idealizzata che reale, a volte ai limiti dell'astratto con la statua del Cristo velato da cui in realtà si vede tutto: un corpo morto come in un freddo tavolo di obitorio. La Mezzogiorno in qualche modo funge da alter ego del regista stesso, attraverso una storia tra thriller e melodramma, che in realtà funge da pretesto. Un film non facile da gestire perchè vive di suggestioni, per cui qualche sottotrama o digressione mi sono sembrate un po' riempitive. Non si deve vedere questo film per seguire una storia, quanto per seguire un'idea. Può piacere o meno, personalmente nel complesso non è dispiaciuto. Pregi e difetti si equilibrano.
Tutte le sfaccettature di Napoli con i suoi mille segreti. La meraviglia delle ambientazioni,un'interpretazione della Mezzogiorno impeccabile. Fino a dove siamo disposti ad arrivare per indossare una maschera. Bellissimo
I primi 85 minuti assolutamente inconsistenti e senza alcuna chiarezza sulla direzione intrapresa dal film. Quando stai per lasciare ogni speranza, ecco che il film prende un piega e diventa intellegibile, svelandosi apparentemente e fino alla scena esattamente precedente a quella finale. Ozpeteck di certo è riuscito nel suo intento: in una sovrapposizione di piani, da quello architettonico (le terrazze ed i labirintici vicoli di Napoli) a quello linguistico (spesso il napoletano utilizzato non è comprensibile), a quello psicologico (non è chiaro cosa c'è nella testa della mezzogiorno), egli è riuscito a dimostrare che a Napoli, fra i suoi mille misteri, le sue credenze e le sue assurdità, ci si perde e non ci si ritrova. La sufficienze per le immagini e per la circostanza che cmq ha raggiunto il suo scopo.
Parte che sembra chissà cosa... poi si perde, diventa pesante, il gioco di incastri e scatole cinesi non incuriosisce, piuttosto, dopo un po' annoia. Una via di mezzo tra la grande bellezza (a Napoli) e un giallo/thriller/passionale Splendide tutte le piccole cose e tradizioni di Napoli, la colonna sonora in diversi passaggi mi è sembrata un po' buttata lì.
"Napoli velata", film di Ferzan Ozpetek, non è un film comune; a divincolare il progetto filmico dai tessuti dell'ordinario sono sicuramente più cose. In primis c'è ovviamente la firma della regia, si tratta nel frangente di un regista d'autore che viaggia oltre la narrazione; in seconda battuta il prodotto non è banale anche a causa di un processo mediatico/critico che è venuto a crearsi. Molti, anche noi, ci siamo avventurati nella visione del film, tramite il mezzo critico. "Napoli velata" criticamente è stato colorato e ricamato dalla critica. Una sorta di film maledetto, nudo e violento. Tutta questa impalcatura ci ha attratti e poi delusi. "Napoli velata" è un film di una regia d'autore, il frutto non cade mai troppo lontano dalla pianta. Ozpetek ripropone alcuni crismi cinematografici già visti. In scena un manico di personaggi non ordinari impelagati in faccende stratificate. Nella fattispecie Napoli funge da altare mistico; l'illustrazione della città è di pregevole fattura, fra il moderno e l'arcaico. Cocktail democratico.
Cosa è "Napoli velata"?
E' un film in pieno stile Almodovar, in effetti Ozpetek , nel concetto artistico , non si allontana dai processi stilistici dello spagnolo. Vien fuori una produzione sicuramente particolare. Si gioca sull'effetto scenico e psicologico; la trama e la stessa sceneggiatura fungono da alibi fugace. Arrivati ad un certo punto il film si impregna nelle acque del giallo/thriller ma l'intenzione originale di Ozpetek vive la sua essenza altrove. Come detto la trama è un vettore, non la malattia. Lo scopo qui è di illustrare e di focalizzare la mente, fra infanzia e presente, di una donna (Giovanna Mezzogiorno); il resto è un contorno rispettabile ma non sublime.
"Napoli velata" è un moderno Grand Guignol, forse più poetico ed ermetico, ma pur sempre una mera rappresentazione. Ecco, lo possiamo dire, Ozpetek è un abile scenografo più che un narratore. Chi ama l'ultimo Sorrentino, con questo film, potrà trovare situazioni piacevoli. Per lo spettatore dal cuore meno patinato, trovare la gioia in questo film sarà molto più complicato.
Senza mai dimenticare che il film vuole essere innanzitutto un omaggio a Napoli, della quale esalta il mistero, la sensualità, la lingua, le ambientazioni; e pertanto, si lascino passare anche apparenti debolezze nella trama, il fim rivela la sua essenza in un'esplosione di amore per una città unica. E comunque, un cast perfetto viene adattato più che egregiamente a un film che scava nel profondo della protagonista, rivelandone impensabili tratti della personalità, con un mistero finale che non vuole essere spiegato perchè va bene così.
Del regista mi piace moltissimo la modalità con la quale indaga i rapporti sessuali fra due individui: non c'è nulla di rarefatto e patinato, sembra di assaporare la realtà che li coinvolge. La prima parte mi è piaciuta molto, in quella centrale ho trovato molti buchi neri, dialoghi irrisolti e rivisitazioni di altre sue pellicole. In quella finale c'è stato un fugace recupero e alla fine ti lascia in bocca l'assaggio di verità sospese. È bello il ritratto che fa a personaggi secondari, dei quali accentua la personalità.
Le aspettative erano alte: belle ambientazioni, buon cast, storia intrigante.
Purtroppo il film è stata una mezza delusione: lento per lunghi tratti, poco coinvolgente, con recitazioni non all'altezza (fa eccezione il bravissimo Beppe Barra).
Ozpetek è da sempre un regista molto sopravvalutato del nostro cinema, di certo un autore in grado di portare spesso in scena opere di spessore ma non appena prova ad uscire dal seminato i limiti della sua regia appaiono evidenti. Napoli Velata entra di diritto all'interno di questa tipologia di film, molti hanno trovato nel film problemi di scrittura, in realtà il vero problema di questo film non è il racconto ma l'incapacità del regista di tramutare in immagini le suggestioni che questo tipo di cinema richiama.
La Napoli di Ozpetek è una Napoli vera, bellissima, ricca di fascino, lontana dalle cartoline patinate di alcuni film o di quella horror raccontata da altri. In realtà il film si muove su molte chiavi di lettura ma alla fine resta davvero molto poco del racconto. Un'opera dalle grandi potenzialità e suggestioni non del tutto riuscita ma di certo non banale.
Ozpetek dopo un paio di film passabili aveva stancato, ma questo non è male. Un thriller calato nella Napoli esoterica, che si intreccia con gli affari del mondo dei reperti. Al centro Giovanna Mezzogiorno, confusa e sballottata fra cio' che è reale e cio' che non lo è.
Direi abbastanza riuscito, nella scelta delle ambientazioni (molte famose, altre che dovrebbero esserlo) ed anche nel comparto sonoro, non cosi' invadente e fuori luogo come negli ultimi film. E soprattutto, finalmente, il regista turco è riuscito a parlare di un argomento diverso dall'omosessualità.
Film che - esteticamente- potrebbe essere un po' la risposta di Napoli (da un autore di Istanbul) alla Roma de "La grande bellezza" (di rinomato autore partenopeo). Boutade di culture e geografie a parte, "Napoli Velata" mi ha sorpreso. Cast stellare e ambientazioni perfette per un racconto coinvolgente ed intriso di mistero.