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Sala ginecologica. Primo piano della nuca di un medico, al di sopra della quale spunta, foltissima, la peluria corvina di una giovane donna a gambe divaricate. Un avvio trashissimo ma assolutamente sbrigativo : è in atto un rudimentale tentativo di aborto tramite lungo ed appuntito spillone metallico. Qualcosa va storto e la paziente ci rimane secca, per collasso cardiaco. Il "macellaio", con l'aiuto di un complice, riporta il corpo della ragazza nella sua abitazione, abbandonandolo in una vasca piena d'acqua, così da simulare una morte naturale. Dopo questo terribile evento, una lunga catena di omicidi (ben 6, accompagnati da mutilazioni di vario tipo!) funesterà l'entourage del noto studio fotografico milanese per cui la vittima lavorava. Da un instancabile sforna-cult quale Andrea Bianchi (autore di perle indimenticabili come ZOMBI HORROR e MALABIMBA) non ci si poteva che attendere una "interpretazione" del giallo argentiano del tutto particolare : e cioè col piede pigiato sul pedale dell'erotismo più gratuito e sfacciato.Tra gli italo-thriller settantiani, questo è sicuramente uno dei più eccessivi e vouyeristici in ambito porno-soft ; un'opera dalle dinamiche molto vicine a quelle delle commediacce sexy di Marino Girolami e Michele Massimo Tarantini. Ben poche le novità presenti e molti i rimandi "leggermente" azzardati a pellicole precedenti di diverso contegno e spessore : - non è il primo giallo ambientato nel mondo della moda (vedasi SEI DONNE PER L'ASSASSINO, IL ROSSO SEGNO DELLA FOLLIA, 7 SCIALLI DI SETA GIALLA) - l'assassino in tenuta da motociclista era già apparso nel police/thriller di Dallamano LA POLIZIA CHIEDE AIUTO - l'entrata in scena del killer è preannunciata dal rumore dello scroscio d'acqua di un rubinetto lasciato aperto (grossolano plagio dall'episodio LA GOCCIA D'ACQUA del baviano I TRE VOLTI DELLA PAURA) Il film non è girato malaccio : la fotografia è discretamente curata, le musiche e la voce femminile che le accompagna "morriconianamente" sono molto interessanti, la suspense si fa più volte sentire. Ciò che però salta più all'occhio con prepotenza è il coacervato spazzaturale di così tanti personaggi riprovevoli, legati tra loro da squallidi intrallazzi e perverse relazioni intime. La proprietaria dell'atelier fotografico, ad esempio, è una lesbica (ed anche esigente dominatrice) che frega le amanti al marito bamboccione, un obeso ed impotente Franco Diogene, che a sua volta riesce a godere solo con la sua carissima bambola gonfiabile (!). Per non dire del rapporto incestuoso che lega tra loro le due figure femminili chiave....(SPOILER) Gli interpreti recitano ignudi per gran parte dei 90 minuti del film : si parte dalla sexy-reginetta Femi Benussi (sempre col cespuglio in vista) per giungere a Nino Castelnuovo che, senza alcuna remora o titubanza, dimostra di trovarsi incredibilmente a suo agio in panni adamitici. Più contenute invece le apparizioni di Edwige Fenech (qui con un insolito ma accattivante taglio di capelli alla mascolina) che regalerà l'unico nudo frontale della sua carriera soltanto l'anno successivo, nel fulciano LA PRETORA. La rappresentazione, anche aderente alla realtà, delle magagne di un certo sottobosco modaiolo viene inevitabilmente affossata dagli onnipresenti siparietti osè, oltre che da passaggi involontariamente esilaranti. E' il caso della fotomodella che, urlando, mostra alla camera delle vistosissime ed antiestetiche piombature dentali ; è anche il caso dell'interrogatorio in questura, nel quale i gay vengono malamente definiti "invertiti", quasi si stesse parlando di poli magnetici (!!) Degno suggello allo "stracultismo" di NUDE PER L'ASSASSINO è la scena finale : ad una Edwige Fenech, restia all'accoppiamento per timore di una gravidanza indesiderata, l'astuto Nino Castelnuovo propone un metodo sicuro al 100% e la costringe senza mezzi termini...a voltarsi di schiena ! Soluzione perfetta ma non indolore...