Dopo la fine della guerra di secessione americana le sorelle March dovranno affrontare problemi economici, sentimentali e sociali. Tra tutte spicca la figura di Jo, determinata a trovare la propria libertà e indipendenza, spronando anche le sorelle a dare spazio al proprio talento, nonostante le rigide imposizioni della società di quel periodo.
Sei un blogger e vuoi inserire un riferimento a questo film nel tuo blog? Ti basta fare un copia/incolla del codice che trovi nel campo Codice per inserire il box che vedi qui sotto ;-)
E' la prima volta che mi imbatto in una trasposizione cinematografica del celebre romanzo della Alcott e posso dire di essere cascato bene. Non posso chiaramente fare parallelismi con i lavori precedenti e allora lo valuto per quello che mi ha lasciato da bravo spettatore novizio: il racconto è molto coinvolgente e, per quanto la Gerwig sottolinei ad ogni piè sospinto l'esaltazione della donna libera ed indipendente, capace di farsi strada in un Mondo difficile con le proprie forze, la credibilità dell'opera non viene mai meno ed il discorso corale trova la sua esaltazione nei dialoghi ed in alcune scene dal forte pathos drammatico. Straordinario il controcampo a colpi di flasback con cui le dinamiche famigliari e non della storia vengono intessute così come la direzione degli attori, tra i quali per intensità spiccano Ronan ( la sua Jo è chiaramente la protagonista principale del film, nonché voce guida delle varie vicende ), Pugh e Chalamet. Un piccolo classico aggiornato al gusto odierno con classe ed eleganza. Ora non mi resta che recuperare con calma anche le altre versioni.
Questo adattamento cinematografico è di molto inferiore a quello del 1994; i caratteri vengono parzialmente spersonalizzati, gli attori sono meno in parte, su tutti la Amy di una intollerabilmente bambina/adulta Florence Pugh, fra l'altro non particolarmente carina ed attraente, non certo il tipo di cui si sarebbe potuto innamorare l'impalpabile Laurie di Timothée Chalamet. Un po' se la cavano Emma Watson, anche lei chiaramente fuori parte nel ruolo di Meg, e Saoirse Ronan, che avevo già apprezzato in "Brooklyn" e "Lady Bird", qui nel ruolo di Jo espletato con la sua consueta perizia.
Ho notato che sia il film del 1994 che questo, è stato diretto da una donna. Le due versioni rappresentano un modo completamente diverso d'intendere il cinema e il rispetto verso una sorgente d'autore. Purtroppo questa seconda pellicola risente dell'ideologia personale della regista, che si spande in modo fastidioso coprendo in parte la storia della Alcott. Questo è particolarmente evidente nel finale, dove la Gerwig evita come la peste il sentimento d'amore tra Friedrich e Jo; secondo la sua visione, questo fatto indebolisce la vicenda e il senso di autonomia della intraprendente March ed è estraneo alla sua realizzazione. C'è però da dire che, se non altro, la regista è coerente, questa dell'emersione femminile sul maschile è una "battaglia" che conduce fin da Lady Bird (il film precedente ancora non l'ho visto).
Non si tratta di un brutto film, dunque, tuttavia, meglio virare su una resa assai più fedele e sincera, quella di Gillian Armstrong del 1994 e con un cast decisamente superiore ed appropriato rispetto a quello presente in questo film.
Non capisco il motivo per cui ogni tot di anni si debba per forza rispolverare il classico di May Alcott soprattutto quando decidi di non aggiungere nulla ne' al romanzo ne' tantomeno alle versioni cinematografiche precedenti. Ne viene fuori un film piacevole si, non noioso, tecnicamente valido, coralmente ben interpretato ma...vuoto. Non riesco ad andare oltre la sufficienza.
Settimo adattamento cinematografico dell'amato romanzo di Louisa May Alcott diretto da Greta Gerwig alla sua seconda regia dopo l'acclamato "Lady Bird". Non eccessivamente sdolcinato ma neanche particolarmente entusiasmante e toccante. Ricordo di aver visto almeno due versioni precedenti di "Piccole Donne", quello con Liz Taylor del 1949 e il più recente del 1994 con Winona Ryder, la trama è oramai arcinota ed è difficile migliorare un prodotto così tanto sfruttato in passato. Una storia familiare condita da buoni sentimenti che racconta le vicissitudini domestiche ed amorose delle quattro sorelle March nel Massachusetts degli anni 1860, Jo la ribelle, Meg la giudiziosa, Amy la viziata e Beth la fragile. Nel cast menzione particolare alle interpretazioni di Saoirse Ronan (Jo) e Laura Dern (la mamma). Se non si è letto il romanzo ho visto le precedenti versioni magari può essere più emozionante...
Non conosco le altre versioni cinematografiche di questa storia, nè ho letto il libro. Però posso dire che il film mi è piaciuto: bei personaggi (anche se avrei voluto vedere di più certe figure secondarie) e bei costumi. La storia è interessante ed in tanti momenti commovente. Non mi è piaciuto affatto invece il montaggio (che inspiegabilmente vedo candidato agli Oscar) che puzza di modernità a tutti i costi e che non solo rovina quel che è lo sviluppo della storia (che certamente all'epoca della scrittura era lineare) ma che in più di un momento mi ha totalmente disorientato (pessima l'inspiegabile scelta di non invecchiare o ringiovanire minimamente alcun personaggio col passare del tempo. Nel 2019 è ridicolo).
E' la terza versione che vedo di PICCOLE DONNE, senza per altro aver mai letto il romanzo della Alcott, e ormai la storia l'ho assimilata e imparata a memoria. Eppure ogni volta è come la prima volta: le emozioni che trasmette il racconto e i suoi personaggi sono davvero intense e avvolgenti, tanto che è difficile restarne indifferenti. La cosa particolare di questa ennesima trasposizione è il montaggio, tra pensieri retroattivi, flashback e linearità narrativa, si riesce a non perdere il filo del racconto e ci si addentra più in profondità nella psicologia dei personaggi e nella loro esaltazione della vita. Un buon film, imperniato di sentimenti profondi, poesia e nostalgia, tutto tratteggiato con coerenza, eleganza e armonia. Ottimo il cast.
Direi che in questo grandissima riedizione del romanzo la cosa più importante è il montaggio avanti e indietro (senza confondere) rispetto al romanzo e lo sfrutta a livello narrativo per correlare cose che succedono in entrambi i momenti. Questo evidenzia anche la natura dei personaggi che cambia (vedi la figura di Amy). Grande scrittura anche ne personaggio di Jo che è quasi narratrice esterna (e in questo il finale lascia un punto interrogativo/ribalta tutto). Bello il modo in cui tratta il femminismo e bellissimo il ritmo modernissimo per un film in costume. Il cast è davvero in palla e la regia secondo me è sofisticata in quello, ovvero riuscire a far recitare tutti in maniera perfetta. Florence Pugh e Saoirse Ronan sugli scudi, ma anche Chalamet è bravissimo nel suo ruolo. Ma anche la Streep, la Dern ecc. hanno tutte il giusto ruolo nella vicenda. Costumi belli ma mai troppo sfarzosi. Scenografia sempre accogliente con cui si fa presto familiarità, soprattutto la casa di queste 4 sorelle. Bravissima Greta Gerwig, un volto che vedremo sempre di più.
Premetto che sono molto legata alle precedenti versioni di questa trasposizione (in particolare a quella del 1949) e alla luce di questo non è stato facile valutare in maniera oggettiva e distaccata il nuovo Piccole Donne. Di aspetti positivi ne ha sicuramente
L'approfondimento del personaggio di Laurie e del suo rapporto con Amy, una cura più attenta nella parte relativa alla morte della piccola Beth, la nascita del libro "piccole donne" come un vero e proprio flusso di scrittura incontrollabile (ma il romanzo non si chiamava "la mia Beth"?)
oltre agli evidenti aspetti tecnici come costumi e le prove della Ronan e della Dern. Ma ahimè sono più i lati negativi che catturano l'attenzione. Personalmente non ho gradito questo svolgimento a flashback, che rivela già all'inizio cosa le March sono diventate. Una scelta diversa e moderna senz'altro, ma che non permette allo spettatore di percepire la maturazione dei personaggi (quello di Amy in particolar modo). Steccata in parte la scelta del cast, in particolar modo quello maschile, Chalamet troppo ragazzino e Garrel improponibile, impacciato e fuori luogo come Bhaer (e anche fin troppo belloccio). Le musiche sono abbastanza anonime (da Desplat mi sarei aspettato molto di più) e il rapporto tra Jo e Bhaer trattato poco e male, a tratti malissimo
Per non parlare della scena di lei che lo rincorre sotto della pioggia per dichiarargli il suo amore, storica e fondamentale nel film, che qui si trasforma quasi in una parodia, la delusione che rimane non si può esprimere
Nel complesso non è un film da buttare e per chi non conosce le precedenti versioni è anche godibile, ma avendo altri metri di paragone questa pellicola mi lascia un po' l'amaro in bocca per ciò che sarebbe potuto essere e ciò che invece non è stato.