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Mentre lo guardavo, per quasi l'interezza della sua durata pensavo di bocciarlo soprattutto perché lo trovavo pretenzioso, ripetitivo, logorroico e, tutto sommato, scritto male. Alla fine mi sono ricreduto. resto dell'avviso che sia pretenzioso e che in sede di sceneggiatura si poteva fare di più e meglio. Nonostante ciò, Revolver ha una forza straordinaria e si dimostra la più affascinate parabola che io abbia mai visto sulla morte dell'Ego e la negazione dell'affermazione dell'individuo attraverso il consenso altrui e il plagio mentale che caratterizza qualsiasi raggruppamento sociale. Incommensurabile parabola sulla perdita di identità e sulla fine dell'individualità, assurge a una sorta di panteismo dove ogni individuo altro non è che una parte intercambiabile della stessa unità. Peccato che a livello narrativo si potesse fare qualcosa di più senza perdersi in arzigogoli narrativi laddove si presentava già un soggetto sufficientemente complesso. un ritmo più serrato e una struttura più omogenea avrebbero potuto trasmettere il medesimo messaggio senza risultare così pretenziosi, quasi come se l'autore avesse voluto sfidare il pubblico anziché invitarlo ad assistere alla propria opera. Ottima regia, eccellente fotografia, bravissimo Statham e immenso Ray Liotta. Favolosa anche la scelta delle musiche di Erik Satie.