ti ho sposato per allegria (1967)

La Vitti è sempre la Vitti, perciò brava e affascinante, ma il film è una mezza palla, almeno fino a quando non entrano in scena la madre e la sorella del personaggio di Albertazzi. Allora la storia si anima un po', regalando pure qualche momento simpatico, ma il resto è una stucchevole tiritera di dialoghi bislacchi che non mi hanno appassionato.
Buona la regia di Salce, ma non è una novità.

Tratto da una pièce teatrale di Natalia Ginzburg, il film del grande Luciano Salce è una travolgente analisi di coppia in piena epoca sessantottina con una bella coppia di attori protagonisti.

La bellissima e bravissima Monica Vitti e l'altrettanto bravo Giorgio Albertazzi.


Altri attori la meravigliosa caratterista Italia Marchesini esilarante nella parte della suocera,Rossella Como e Maria Grazia Buccella.


Sceneggiato da Salce con la scrittrice e con il veterano Sandro Continenza.


Ottime come sempre le musiche di Piero Piccioni

noiosello nella prima parte,poi dalla scena con la madre di lui a pranzo esalta di più,parecchio teatrale,non c'è nessuna scena che si svolga fuori dalla stanza.

Commedia briosa di stampo prettamente teatrale.
Monica Vitti superlativa in ogni scena.
Film da recuperare.

Film sconclusionato che sembra essere girato senza seguire un testo preciso ma a "improvvisazione" come si faceva una volta per le comiche del muto!
La Vitti è bravissima e le poche sequenze divertenti nascono dalla sua bravura e dalla cena con la suocera...
I battibecchi tra marito e moglie sono piuttosto banali e non mi hanno convinto...
Un Salce giustamente dimenticato...

Ma che commedia bellissima! Assolutamente da ritrovare questa fresa e irresistibile satira di coppia negli anni dell'amore libero, tratta da una piéce di Natalia Ginzburg, dai dialoghi serrati e con gag semplici ma efficaci.
Forse l'impostazione teatrale e fin troppo evidente ma è umanamente impossibile restare indifferenti di fronte alla strepitosa interpretazione di una splendida Monica Vitti, tra lo stralunato, il vivace e il malinconico in un perfetto ritratto della confusione giovanile in ambito forzatamente piccolo borghese. E il bilanciamento tra prima parte più narrativa e memorialistica, e seconda più frizzante e comica, è semplicemente superbo.
Piccola grande nota anche per la Buccella, adorabile domestica dalla prorompente fisicità.
Tra le commedie più belle e sottovalutate di Salce.