Voto Visitatori: | 8,43 / 10 (54 voti) | Grafico | |
Voto Recensore: | 9,00 / 10 | ||
"Accattone" è il primo film scritto e realizzato da Pier Paolo Pasolini; produttore della pellicola in un primo momento sarebbe dovuto essere Federico Fellini, ma il regista, dopo la visione di alcune scene, ritirò la sua candidatura in favore di Alfredo Bini, che rimarrà finanziatore dei film di Pasolini fino a "Edipo re".
Il 31 agosto 1961 il film viene presentato alla Mostra del Cinema di Venezia.
L'opera racconta la storia di Vittorio (Franco Citti), detto Accattone, un personaggio che per tirare a campare sfrutta la prostituta Maddalena (una convincente Silvana Corsini). Questa viene abbandonata da Accattone nel momento in cui un gruppo di delinquenti provenienti da Napoli la picchia e conseguentemente viene arrestata dalla polizia.
Accattone sembra dunque invaghirsi di una giovanissima ragazza dallo sguardo innocente, Stella (Franca Pasut), che a causa della sua ingenuità verrà anch'essa indotta alla prostituzione. Accattone successivamente, dopo un inconcludente tentativo di cercare un lavoro regolare, sogna la propria morte; scena questa decisamente suggestiva e molto importante all'interno della poetica visionaria di Pasolini.
Quindi il giorno seguente il nostro protagonista si rimette sulla cattiva strada, partecipando ad un furto che segnerà la conclusione del suo iter di vita e anche quella del film siglato con la frase indimenticabile "Mo' sto bbene".
Il regista poggia il proprio sguardo sul mondo delle borgate romane, cosa che continuerà a fare in opere successive sia letterarie che cinematografiche.
Il suo è un ritratto di una realtà violenta, che appare senza via d'uscita.
L'attenzione ai dati concreti e realistici del racconto, così come l'adozione del dialetto romano o comunque dell'intercalare dialettale, sono cifre stilistiche a cui l'autore non può rinunciare, proprio per la sua volontà di far entrare lo spettatore a contatto con quel tipo di ambiente nella maniera più semplice e naturale possibile.
Pasolini attraverso l'analisi psicologica del protagonista arriva a una diagnosi storica; si ritrova a raccontare uno spaccato storico e sociale della marginalità, della povertà e della lingua.
Il film, fotografato in bianco e nero, colpisce l'occhio dello spettatore sin dalle prime immagini perché lo scenario sembra realmente bruciato da un sole talmente forte da far socchiudere gli occhi, creando forti contrasti cromatici. Questa preponderante presenza della luce sottolinea il paesaggio di macerie in cui vivono i protagonisti del film.
Indimenticabili le lente panoramiche che incorniciano le strade e i quartieri fra cui si aggira come uno zombie Accattone, così come impressi nella memoria rimarranno i primi piani dei numerosi personaggi. La parola zombie non è casuale, in quanto il tema della morte è uno dei tratti di interesse del film: Accattone si dimostra disincantato di fronte alla morte sia a quella appartenente al mondo dei sogni sia a quella reale. Nella già citata scena del sogno, l'atteggiamento del protagonista è quasi lirico nel chiedere al becchino di venire sepolto in una zona d'ombra, non bruciata da quel caldo sole che sempre ha segnato la sua vita.
La scena finale, in cui fuggendo dalla polizia in sella ad una motocicletta Accattone troverà la propria fine, sembra indicare allo spettatore che non c'è altra via al di là della morte per personaggi talmente disperati. Quella di Accattone è una tragedia senza speranza.
Per quanto riguarda la musica Pasolini sottolinea una storia di miseria con una musica aulica e colta come quella di Bach; un elemento che contrasta fortemente con le immagini e funziona a tratti: la contaminazione non è infatti perfetta in ogni scena.
Una piccola curiosità, per concludere: il giovane aiuto regista in "Accattone" è Bernardo Bertolucci.
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Recensione a cura di foxycleo - aggiornata al 10/12/2008
Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it
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