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Nico Cirasola è un regista pugliese poco noto ai più, sia in ambito nazionale che in ambito locale: le sue pellicole raccolgono un incasso minimo e si proiettano per pochi giorni; tuttavia il Nostro non manca mai di dire la sua su fatti, cose o storie che nel corso degli anni interessano la Puglia.
Il meccanismo è più o meno sempre lo stesso: scenografie semplici semplici, attori di poche pretese et voilà, les jeux sont faits!
Con "Bell'e poker" Cirasola ha voluto fare il salto di qualità, sia pure a modo suo… Per il cast ha attinto a piene mani dal teatro locale, attori bravi e capaci, famosi a Bari e già meno a Taranto o Brindisi, con l'aggiunta di un paio di "guest stars" del "calibro" di Nino Frassica e Claudio Botosso; tutto questo sforzo per parlare di un argomento scottante che pare gli sia costato persino delle serie intimidazioni: la sorte del Politeama Petruzzelli.
Cirasola ci ha messo tre anni per far uscire il film; ha subito intimidazioni, ma forte della sua etichetta di regista scomodo, atipico, ci ha tenuto a dire la sua anche in questa occasione. E a far pensare.
Nel film non si parla mai del teatro con il suo vero nome, ma solo di un "politeama" che scandisce la vita di un gruppo di notabili ignobili, perditempo e perdigiorno nelle sale di un circolo cittadino dove il tempo si trascorre con le donne (belle) e il gioco del poker.
Sono gli occhi, ingenui prima, disincantati e tristi poi, del figlio e poi custode del teatro a fare da trait-d'union alle vicende della pellicola.
La sequenza degli eventi non segue necessariamente un filo logico e cronologico: si parte a fine Ottocento con la decisione di costruire un monumento importante per dare alla città di Bari lo status di "capitale" secondo quanto dettato dallo statuto napoleonico per poi seguire le vicende del teatro e di pari passo di alcuni ricchi cittadini: l'avvocato, il nobile in bolletta a causa del vizio del gioco, l'anziano "femminaro", il truce usuraio che finisce col fare una brutta fine.
Il tempo passa ma i notabili sono sempre uguali: cambiano i nomi, l'abbigliamento ma non "chi" conta e "come" conta. Gli interpreti sono gli stessi, un semplice trucco scenico che vuole spiegare l'assioma gattopardesco: bisogna che tutto cambi perché tutto resti uguale, e si arriva agli ultimi giorni del Politeama con un clownesco direttore (Ferdinando Pinto?) vittima e carnefice, prigioniero delle sue ambizioni e causa diretta o indiretta della fine della sua creatura.
Il resto sono immagini reali tratte dai telegiornali dell'epoca, 27 ottobre 1991, e ancora gli interpreti in abiti odierni a fare a gara per sottolineare il legame profondo tra la città e il suo teatro, la fine tragica, la speranza per una ricostruzione.
"The show must go on", sottolinea in più lingue (compreso il dialetto locale) il cast al gran completo.
Opera dolceamara, riflessione sulle accezioni negative della baresità: l'eccessivo attaccamento al denaro, lo scarso interesse per la cultura, una classe egemone meschina.
Sul piano meramente "artistico", la pellicola come tutti i lavori di Cirasola risente molto, fin troppo, del suo tocco "artigianale".
Scenografia risicata, film girato al 95% in interni, con il politeama ricreato da pochi e scarni elementi e una ripresa più ad ampio raggio nel piccolo teatro di Mola di Bari Van Westherout che riesce a rendere miracolosamente l'atmosfera dell'autentico Politeama barese.
Interpreti bravi ma recitazione decisamente casareccia e a tratti rigida. Da segnalare Dino Abbrescia, il più lanciato in ambito nazionale dopo il successo de "Lacapagira" e Giuseppe (Pinuccio) Sinisi, valido attore di stampo teatrale. Tra le interpreti femminili la brava Mariolina De Fano, spesso accanto a Rubini e ora in televisione con "Raccontami" accanto a Lunetta Savino.
Se il film ripasserà nuovamente su qualche circuito nazionale è consigliabile dargli un'occhiata, Cirasola, dans sa part, sa fare bene il suo mestiere; bisogna però seguire con attenzione le istruzioni prima di guardare le sue pellicole.
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Recensione a cura di peucezia - aggiornata al 20/12/2008
Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it
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