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Uscito in Argentina nel 2004 e da noi solo due anni dopo, "Bombòn el perro", regia di Carlos Sorìn, già noto in Italia con "Piccole storie", regala una pellicola minimalista e animalista a metà tra il neorealismo riveduto e corretto del XXI secolo e le storie buoniste.
Il protagonista principale è un attore dilettante, faccia scolpita nella roccia ma di uomo bonario, forse analfabeta, come si intuisce da un paio di situazioni. La sua è una storia dei tempi nostri, comune purtroppo a qualsiasi latitudine: quella di un fresco disoccupato, vittima della recessione, troppo vecchio per una nuova occupazione e troppo giovane per una pensione. La sua strada, lungo una Patagonia desolata specchio di un'Argentina post crisi, che si lecca le ferite ma affila i denti, è il cammino di una nazione immiserita ed orgogliosa che comunque spera e vuole andare avanti.
La prima parte del film è maggiormente concentrata sulle peripezie del protagonista, forse un po' "sfigato" ma sicuramente positivo, tanto da gioire per un piccolo gadget ricevuto in dono e da non addolorarsi più di tanto per la sua triste condizione abitativa. La rotta si modifica dopo l'incontro tra il Nostro e il cane Bombòn, un magnifico esemplare di dogo argentino (annoverato tra le razze pericolose dall'ex Ministro della Salute Sirchia), stranamente somigliante al suo padrone per aspetto e comportamento placido.
Con l'arrivo del cane la storia diventa apparentemente quasi un documentario o un lungo spot pubblicitario sulle mostre canine, ma sottilmente vuole alludere al contrasto stridente tra la situazione economica del paese e l'attenzione data agli esemplari col pedigree, spesso diventati fonte di reddito per i loro proprietari.
Il ritmo della pellicola è decisamente lento e quindi poco consono alle abitudini di una normale platea occidentale; la recitazione di tutti gli interpreti piuttosto rigida e poco spontanea, appunto più da docufiction che da storia vera e propria ma, considerando che Sorìn ha voluto degli attori non professionisti, l'effetto è chiaramente voluto.
Finale aperto ma anche ottimista che non scontenta nessuno; il film non è destinato ad un grosso incasso al botteghino, ma rimane un interessante documento di una realtà poco nota ai non frequentatori di mostre di bellezza per animali, come anche un modo diverso e originale di portare avanti il discorso del road movie, tanto usato e abusato nel mondo cinematografico, visto che gran parte delle scene si svolgono per strada, con protagonisti prima il placido protagonista maschile poi la strana coppia uomo-cane.
Per concludere, una particolare menzione la merita l'attore che interpreta Bombòn, serafico, compassato, sempre all'altezza delle situazioni; peccato che abbia quattro zampe, ma avrebbe molto da insegnare, soprattutto a molti bipedi che pensano di saper recitare...
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Recensione a cura di peucezia - aggiornata al 15/06/2007
Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it
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