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"Crediamo di essere ricchi e invece siamo precipitati nella disperazione e nella miseria" (cit.)
Los Angeles, una giornata come tante. Un giovane, John Nada (l'ex campione di Wrestling Roddy Piper nella sua interpretazione migliore) piomba nella Metropoli con le stesse aspettative e speranze del Jon Voight di "Midnight cowboy" di Schlesinger.
Ma vent'anni non sono passati invano, e il mondo sembra ripiegarsi nella propria inesorabile passività.
La città è come un'immenso "pianeta" di volti, sguardi, "entità", etnie, dove sovrasta l'esposizione multimediale del codice paratelevisivo, la quotidiana ripetitività dei media, un bazar che sollecita spettatori e società a prendere parte al grande gioco del Capitalismo: le fonti di ricchezza, l'ostentazione del corpo come forma di potere, la ricerca infinita (la chirurgia plastica in primis) della bellezza, dell'abbienza, dell'abbondanza.
Una società "fascista" che, apparentemente, non ci svela nulla di inconsueto o di inquietante, nella quale ci ritroviamo ogni volta che crediamo di essere spettatori passivi dei codici del marketing.
John è un giovane manovale che cerca lavoro nel fragore fatalista di una città da sempre contraddittoria, stereotipata ma molto invidiata dagli stranieri.
Trova quindi un'incarico presso una ditta di costruzioni e lì conosce Frank, un afroamericano che lo porta in una comunità di homeless dove può sfamarsi e trovare un tetto per dormire.
Tra i fuochi dei bivacchi un'intera generazione di emarginata guarda la televisione e sembra favorevolmente impressionata da un'anziano simile a un predicatore, un'improbabile sacerdote, che sembra illuminare la gente sulla via della coscienza: è la stessa Coscienza che costringe l'America a dividere nettamente e a discriminare i poveri dai ricchi?
L'anziano avverte "il popolo" di un rischio imminente, parole che John inizialmente non capisce e che trova deliranti: "Chiudono un sacco di fabbriche e noi li vediamo scorazzare con le loro limousine di merda".
Allora il giovane, incuriosito, segue degli uomini che entrano all'interno di un'edificio e scopre che è lo stesso gruppo che sta mettendo a repentaglio le emittenti nazionali attraverso una tv pirata clandestina.
Poco dopo, la polizia fa irruzione nel campo e distrugge tutti i baraccati, picchiando a sangue molte persone con una sommossa violenta e ingiustificata.
Il mattino seguente John, che è riuscito a sfuggire all'orda di violenza, ritorna nell'edificio dove trova una scatola contenente dei semplici occhiali da sole, dei ray-ban (un'altro prototipo della società capitalista, nei codici e nell'uso quotidiano di massa che ne fanno tante persone), e quando ne indossa un paio fa una sconvolgente scoperta. John attraversa un mondo che è quello di sempre, ma non è più "lo stesso di prima": un mondo di messaggi codificati di pubblicità, una sorta di Bibbia del Capitalismo guidata da una serie di Presenze Aliene (ai posteri il compìto di indicare quanto metaforiche o reali) che pretendono di dominare il Mondo che hanno conquistato. John uccide due persone per difendersi, e viene inseguito dalla polizia: costretto a prendere in ostaggio una giovane donna, viene successivamente tradito da lei e riesce miracolosamente a scampare alla morte. E' l'inizio di una serie di vicissitudini che portano John a dividersi tra il bisogno di salvarsi la pelle e quello di comunicare, insieme a pochi eletti, la sua scoperta, mettendo in guardia i cittadini da quello che stanno vivendo: un rocambolesco rituale di spersonalizzazione Planetario in mano a entità sconosciute e diverse.
"They live - Essi vivono" è sicuramente il film più "politico" di Carpenter e probabilmente il suo capolavoro. E' facile fraintendere l'enorme portata culturale e scientifica del film, visto il tono ironico dell'autore, ma la realtà è ben diversa.
Fin dalle prime immagini, assistiamo a un mondo (racchiuso nei frammenti ideologici di una città divisa e ghettizzata) che subisce ogni tipo di infrazione al buon gusto, ma ne siamo responsabili, complici, spettatori passivi consapevoli o semplici testimoni: è la vita di ogni giorno, quella che corrode il benessere cercando una forma alternativa a ciò che non abbiamo, e irrompe nel circuito delle nostre certezze facendoci vivere l'esplorazione irrazionale della nostra coscienza.
1 - MESSIANICO (LA PERSUASIONE DI MASSA)
C'è tanta ironia e dissacrazione, vero, fin da quando l'invasione sulle nostre paure ancestrali arriva da un predicatore che sembra usare un linguaggio corrente (la stessa figura del predicatore è prepoderante negli Usa) e avvisarci di un pericolo che è facile diffondere come "abusato clichè della lotta eterna del mondo tra il bene e il male". In pratica, per Carpenter la società di oggi può conoscere e comprendere la VERITA' solo attraverso un vettore già privilegiato e diffuso.
2 - LA TRIBU' DELL'APPARTENENZA
Nel trionfo del qualunquismo, dove la comunicazione è esclusivo appannaggio delle emittenti nazionali e dell'habitat in comune (stesso lavoro, stessa dimora, stessa città o stessa famiglia) la società degli emarginati vive in un'utopica e rara forma di tribù senza interessi specifici in comune: la sequenza dell'irruzio-ne della polizia in questa "minoranza sociale", in questa forma di reietti che cercano di sopravvivere e credere comunque nella sopravvivenza altrui, è em-blematica: anche in questo caso noi non assistiamo affatto a una novità rile-vante, in quanto già aggravante di un rituale che si compie già oggi, fortunata-mente non molto spesso, e comunque legittimato dai limiti e dalle imposizio-ni sociali che ben conosciamo.
3 - CRESCETE E MOLTIPLICATEVI: IL DECALOGO DI BABILONIA
I "Visitors" di Carpenter hanno imparato la lezione del nostro Impero attuale, e sono ben consci che il nostro Pianeta può vendersi al miglior offerente in cambio di tutti quei vantaggi economici che il sistema Capitalista produce: non serve più un Dio da temere e rispettare, l'importante è indulgere sul senso profano ma accattivante del Potere, lasciarsi plagiare dal bisogno di Essere al di sopra degli altri e illudersi di vincere in ogni campo: ma non è altro che l'ennesima Utopia Occidentale, visto che i "Visitors" di Carpenter - succedanei dei nostri Rampanti Terrestri - riescono facilmente e senza troppe difficoltà a ottenere promozioni sul lavoro, a dormire e fare l'amore con le ragazze più belle, a vivere in case di lusso, etc.
Il "Decalogo" di Carpenter prende di mira una società di massa che, anche se i Marziani non esistessero, è già perfettamente integrata nell'Involuzione Morale della Società Capitalista, e già rispetta i parametri e i messaggi (quelli che John vede solo con speciali occhiali da sole) imposti o proposti: "Obbedite", "Sposatevi e proliferate"; "Non pensate", "Spendete".
L'Imperativo del film è affascinante, perchè pochi di noi hanno la capacità di razionalizzare quello che realmente fanno, o di confessarlo apertamente, e questo è dovuto proprio alla straordinaria capacità della pubblicità e dei media di "alludere" e "invitare/ proporre/imporre" senza, appunto, CONFESSARE apertamente all'utente/ spettatore/lettore. Non c' è certamente tutto e solo nelle luci al neon riflesse di cartelloni pubblicitari, come nell'ancora freschissimo "La ragazza del secolo" (1954) di Cukor o, recentemente, in "Minority report" di Spielberg.
4 - VIVONO TRA DI NOI
"They live" è un film esilarante, ma è sicuramente il più inquietante della filmografia di Carpenter: gli "Alieni" del film sono straordinari umanoidi dalle fattezze umane, che gestiscono ogni giorno una faticosa ma redditizia assi-milazione terrestre, allo scopo unico di prevenire e sedare l'eventuale sovver-sione della Scoperta della loro E(x)sisten(Z)za.
5- DISTOPIA SOCIALE
Il film di Carpenter è un film politico nel senso più ampio del termine, ma anche un film prettamente "distopico". Se per "distopia" si intende una "Società indesiderabile sotto tutti i punti di vista" (termine creato dal filosofo John Stuart Mill e coniato come una terminologia contraria alla parola "Utopia") è facile ravvisare delle contraddizioni: da un lato i "sovversivi" che vengono facilmente scoperti e annientati dagli "alieni", dall'altra proprio la nostra stessa società che, anche nella sua ombra di Distopia, serve, privilegia, incoraggia l'escalation di tutte le forme di potere senza opporre resistenza.
Pochi eletti sono a conoscenza della Realtà, ma proprio per questo doppia-mente responsabili di avere comunque Servito un Mondo che vive sotto i parametri della disuguaglianza, della miseria contro l'ostentazione della Ricchezza e del Potere, del razzismo, dell'emarginazione e dell'ingiustizia politica, umana e giudiziaria.
La bellezza del film è antitetica alla ricerca espositiva e Utopica delle Beauty Farm, della sperimentazione Genetica, e dell'esposizione sfacciata di privilegi e desideri realizzati a scapito degli altri. La stessa società "distopica" ha il grande merito di enfatizzare proprio le meraviglie del Mondo Capitalista attraverso la Manipolazione della nostra psiche, inducendo chi la segue (v. Tv e affini) a seguire un Modello certamente più prolifico e rassicurante di quello promosso dalle guerre e dai terribili scenari di inedia nel mondo, anche se il consumismo sfrenato e l'Abbienza abnorme da una parte porta proprio a quelle conseguenze nei popoli e nella gente meno fortunata e appagata.
6 - "DOCILE E DISARMATO, L'UOMO OBBEDISCE, SUBISCE IN SILENZIO"
E a questo punto John Nada, vero Uomo Medio della Società Americana, ha il compìto non facile di annientare un sistema che, una volta allontanati i presunti "alieni" resterà fagocitato per anni o secoli nella nostra Terra.
Il tema dell'Uomo Qualunque messo nelle condizioni di "intervenire" è sicuramente un retaggio del cinema Usa di fantascienza degli anni Cinquanta, a cui "They live", come del resto molto del cinema di Carpenter, deve molto.
L'abilità di "They live", oltre a un basso budget di lavorazione che privilegia più l'aspetto sensoriale della vicenda che la sua presunta spettacolarità (e comunque la sequenza della camionetta della polizia pronta ad abbattere le fatiscenti costruzioni della popolazione povera è da antologia) è quella di aver realizzato un film impegnativo e maturo senza però privarsi del grande ludismo del "gioco del cinema", grazie a continui rimandi e citazioni a classici b-movies e al senso recondito delle loro ingenue architteture visive: più ideologico di Jack Arnold, più sfrontato di Corman.
"La vita è una gran puttana, ed è lì in agguato"
Ci sono due figure archetipiche da affrontare, ed è utile farlo: l'ex collega di lavoro di John, Frank, che lui affronta in un memorabile match tra i vicoli, reo di aver creduto nella colpevolezza certa dell'"amico" e di non credere inizialmente alle sue "verità", e la corturbante Holly, che lavora in un'emittente televisiva. Sono due volti entrambi interessanti e diversificati di "regolari part- time": l'afroamericano che fin dall'inizio del film "non cerca fastidi" e l'affascinante occhiocerulea Meg Foster ("Slither", "Leviathan", "La foresta di smeraldo").
Il film di Carpenter, che diventa a tratti una sorta di pamphlet paramarxista, non è però esente da difetti: la sceneggiatura mostra qualche pecca, e soprattutto ciò che talvolta lascia perplessi è la sua frammentazione temporale: lunghi passaggi iniziali portano però a un tentativo troppo rapido e scarsamente riflessivo di soddisfare nel minor tempo possibile lo spettatore in attesa.
Lo stesso finale, nei sotterranei che portano al Covo e negli studios televisivi, è lievemente prolisso, anche se la sequenza che porta all'epilogo, con la citazione del "King Kong" d'annata, è ancora oggi sorprendente e, sì, spettacolare.
Eppure questo film riveste un'importanza radicale nel cinema di Carpenter e in tutto il cinema di fantascienza degli ultimi lustri: non solo diventa la Summa del cinema del regista, ma un'inquietante Monito verso quella dimensione "terrestre" che sembra profetizzare la sua Fine, o la sua Definitiva Rinascita. E il condizionale è d'obbligo quando ascoltiamo parole come queste: "CREDO CHE SE UN SECOLO FA LA GENTE AVESSE PRESO LE DECISIONI GIUSTE OGGI SAREBBE STATO MOLTO DIVERSO".
"Loro ci VEDONO, loro ci PARLANO, loro ci SENTONO"
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Recensione a cura di kowalsky - aggiornata al 25/06/2007
Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it
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