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Il solito gruppo di turisti male assortiti che si avventura incautamente nella palude infestata, durante il carnevale a New Orleans, e finisce dritto in faccia al mostro di cui sempre sono pieni filmacci del genere.
Il Mardi Gras a New Orleans, almeno fino a prima di Katrina, era senz'altro un'ambientazione suggestiva, in special modo per un horror.
Le strade piene di gente in costume e le case dall'aria decadente suggeriscono segreti che meglio sarebbe non svelare e, in mano a un buon regista, tutto questo può evocare meglio di qualsiasi altra cosa i probabili fantasmi del passato e i possibili pericoli nel presente.
Ma non è questo il caso. Qua la cornice viene sprecata senza pietà e resa un inconsistente contorno di smembramenti che farebbero la felicità di bambini piccoli, ma così piccoli che non arrivano ancora a salire su una sedia per mettere le mani su una qualsiasi consolle di videogames, dove gli smembramenti in questione sarebbero di sicuro più coinvolgenti.
Solo chi non ha mai giocato a fare a pezzi qualcosa o qualcuno, dipende dai giochi, potrebbe soffermarsi più di tanto sui punti caldi di questo indefinibile oggetto, erroneamente scambiato per un film.
Di trama neanche a parlarne, persino un videogame, appunto, potrebbe risultare più originale, mentre qua siamo costretti ad assistere al trito ripetersi di situazioni viste fino alla nausea e senza neanche il conforto di buoni effetti speciali.
La recitazione è pari al coinvolgimento emotivo medio dato da una rissa televisiva qualsiasi. Lo stereotipo regna sovrano e la piattezza espressiva farebbe l'invidia di una velina, con tanto di svelamento degli altarini nel bel mezzo della palude, abitata da non si sa cosa che uccide qua e là, che neanche all'isola dei famosi.
In realtà non ci sarebbe niente da dire se si trattasse di un onesto slasher, anni fa il genere era assai in voga e gli spettatori trovavano molto interessante giocare a scoprire quali nuovi ed interessantissimi modi di morire si potessero inventare gli sceneggiatori.
E tutto questo accadeva già negli anni settanta, in piena epoca d'oro degli slasher, quindi si aveva a disposizione materiale di prima mano, cioè tutti i film che poi sono stati rifatti a beneficio delle nuove generazioni.
Ma una cavolata anche solo vagamente somigliante a questo "Hatchet" è probabile che nessuno possa dire di averla mai vista. Certamente se ne sarebbe parlato, non è mica facile sbagliare praticamente tutto, dalla sceneggiatura, alla regia e giù fino alla recitazione.
Per non parlare del fatto che, essendoci evidentemente e, a questo punto anche saggiamente, pochi soldi a disposizione del regista, il mostro, o quel che è, risulta essere una brutta maschera di gomma che invece della paura, scatena un involontario profluvio di risate.
Sarebbe inoltre il caso di parlare del fatto che non esiste ombra di tensione. Che tutto accade nelle prime scene e si ripete uguale per il restante tempo, per poi finire come al solito. Ma proprio come sempre finiscono film così, senza neanche un'idea originale in tutto il plot, che salvi dall'oblio questo inutile spreco di tempo.
A questo punto lo spettatore seriamente interessato agli smembramenti e alle modalità alternative e originali di macellamenti di incauti turisti è invitato a tirare un dado e scegliere uno qualsiasi degli horror che hanno tenuto banco nei lontani anni settanta i quali, anche se non sono stati ancora oggetto di remake, saranno tutti sicuramente meglio di questo.
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Recensione a cura di Anna Maria Pelella - aggiornata al 08/01/2010
Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it
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