Voto Visitatori: | 7,82 / 10 (275 voti) | Grafico | |
Voto Recensore: | 8,00 / 10 | ||
Basato sull'omonimo romanzo di Niccolò Ammaniti (che ha collaborato anche alla sceneggiatura), questo film segna il ritorno alla regia di Gabriele Salvatores, dopo l'interessante Denti. Regista dotato di un certo talento visionario, realizza con questa pellicola la sua opera forse più riuscita e compatta, che denota un'ormai raggiunta maturità artistica.
La storia è ambientata nella Puglia degli anni Settanta, in uno sperdutissimo e poverissimo paesino dell'entroterra, costituito da poche case e da sterminati campi di grano. In questo contesto vive Michele (Giuseppe Cristiano), il protagonista del film, un bambino di dieci anni che in quest'estate narrata dal film passa il suo tempo tra la quotidianità con la famiglia e i giochi insieme agli amici e vicini di casa. E' proprio durante uno di questi pomeriggi che Michele trova per caso un buco scavato nella terra vicino ad una cascina abbandonata, al cui interno ci trova rinchiuso un bambino della sua stessa età. Inizialmente Michele non si pone domande, anzi cerca di comunicare con il coetaneo prigioniero e di soddisfare le sue richieste, senza dire niente a nessuno di quella sua scoperta. Soltanto successivamente verrà a galla la sconvolgente verità...
Girato con una maestria tecnica rara nel cinema italiano, come dimostra lo
splendido piano sequenza iniziale che parte da sottoterra e finisce sullo sterminato
campo di grano giallo in contrasto con l'azzurro del cielo, il film ha
il suo lato di forza nel connubio perfetto tra sceneggiatura, regia e direzione
degli attori. Come dicevo, il film più maturo di Salvatores, che è
riuscito a trarre dal romanzo di Ammaniti uno stupefacente spaccato di una realtà
italiana posta ai margini della società e poverissima, spesso ignorata.
Un film che narra due mondi che appaiono quasi nettamente distinti: quello innocente
e ingenuo dell'infanzia (Michele non si pone domande sulla prigionia del
coetaneo e anche quando scopre l'orrenda verità sembra quasi non
realizzare, combattuto tra l'orrore di ciò che ha scoperto e l'amore
per la sua famiglia) e il mondo degli adulti, disperatamente contraddittorio
(il papà di Michele che narra al suo bambino come sarà migliore
tra poco la loro vita fatta di stenti, mentre nel suo sguardo si legge lo sgomento
e la paura di quello che si nasconde dietro le sue parole).
E tutto questo grazie alla straordinaria prova di tutti gli attori, bambini
compresi, e in particolar modo del protagonista Giuseppe Cristiano, attraverso
cui si specchia l'anima del film: è lui il cardine della vicenda,
è attraverso i suoi sguardi, la sua bicicletta che corre nello spazio
infinito, la sua struggente filastrocca che canta mentre si inoltra nelle tenebre
della notte a compiere il suo atto eroico, che capiamo l'assurdità
e a volte l'inutile complessità del mondo adulto, in contrapposizione
con la dolcezza e ingenuità di quello infantile.
E tutto si fotografa nel finale, assurdo, commovente, dove la follia adulta
trova lo sbocco più tremendo che si possa immaginare e dove il mondo
dell'infanzia viene dunque posto ad un livello superiore: nonostante l'orrore
provocato dai grandi, ecco che i bambini vincono (bellissima la sequenza del
bambino che affronta con la sua angelica innocenza il cattivissimo Abatantuono,
messo poi in fuga dagli elicotteri dei carabineieri) e gli adulti sprofondano
nell'ineluttabilità delle loro stesse azioni, senza possibilità
di ritorno.
Da segnalare anche l'ottima fotografia che gioca con il giallo dei campi
di grano e con il nero delle ombre notturne, nonché la colonna sonora
presente durante il film, che sottolinea in modo perfetto l'ambientazione
nell'Italia degli anni Settanta, l'Italia di Mina, dei rotocalchi
(L'Intrepido, che si intravede sul sedile di una macchina) e dei telegiornali
nazionali presentati da un giovane Emilio Fede.
In definitiva, Salvatores si conferma uno dei migliori registi italiani, l'unico
forse che ha il coraggio di esplorare strade alternative, battute da quasi nessuno
dei suoi colleghi.
Un film da vedere.
Commenta la recensione di IO NON HO PAURA sul forum
Condividi recensione su Facebook
Recensione a cura di stefano76 - aggiornata al 07/05/2003
Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it
Ordine elenco: Data Media voti Commenti Alfabetico
in sala
archivio