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Ne è passato di tempo da quando il giovane Robert Zemeckis era considerato un modesto mestierante che operava grazie all'ala protettiva di Steven Spielberg, suo scopritore e mentore.
Lasciato finalmente il filone fantascientifico, in cui si ricordano capolavori come "Contact" o la trilogia di "Ritorno al Futuro", dopo la fortunata e retorica parentesi di "Forrest Gump", eccolo nuovamente tornato al suo primo amore: il cinema di animazione.
Robert Zemeckis è più di un semplice regista, è un grande produttore e sceneggiatore; forse anche per questo è da sempre stato considerato come l'alter ego di Spielberg, con cui condivide la stessa concezione del cinema. La volontà di stupire è sempre stata un punto in comune di gran parte dei suoi film e con "La leggenda di Beowulf" sicuramente Zemeckis coglie nel segno.
Potendo disporre di un budget di ben 150 milioni di dollari, la Paramount finanzia un film a dir poco innovativo, un punto di non ritorno per il cinema di animazione, che sa stupire e nello stesso tempo disorientare lo spettatore.
Il punto di partenza è un antico poema inglese, il "Beowulf", malloppone indigesto di scolastiche reminiscenze, che già in passato ha goduto di alcune trascurabili riduzioni cinematografiche; Zemeckis lo trasforma in un fumettone ridondante, di grande imponenza visiva, con sfoggio di tecnologie all'avanguardia.
Il poema è ambientato in una fredda ed inospitale Danimarca, patria il tremendo Grendel che terrorizza gli abitanti del luogo. L'arrivo del valoroso Beowulf riuscirà a sconfiggere la terribile creatura ed a riportare la pace...Ma non per molto.
L'adattamento di un poema epico di oltre 1500 anni fa è un lavoro molto delicato, che può presentare numerose insidie: si prendano ad esempio film come "Troy", che vedono proprio nella sceneggiatura i maggiori limiti. Consapevole di queste difficoltà Zemeckis si affida a sceneggiatori del calibro di Neil Galman (storyboardista di "Stardust") e a Roger Avary ("Pulp Fiction").
Pur avendo rivoluzionato gran parte del poema, introducendo il filo conduttore della maledizione e dando alla mostruosa madre di Grendel le sembianze dell'eterea Angelina Jolie, ai due sceneggiatori va il merito di essere riusciti a mantenere intatti il fascino e la forza evocativa del racconto.
Nonostante il film stenti a decollare, dilungandosi eccessivamente in una fase introduttiva abbastanza lenta e macchinosa, superati i primi trenta minuti lo spettatore è letteralmente coinvolto nell'incalzante ritmo narrativo del racconto, che trova nella bellissima colonna sonora un ottimo accompagnamento.
E' invece proprio nella realizzazione tecnica che il film incontra i suoi maggiori limiti.
Non sempre la decisione di far recitare gli attori con la tecnica del "motion capture" risulta essere vincente: mentre la resa di personaggi di fantasia come Grendel o la stessa crudele madre è di una notevole forza visiva, la resa grafica dei soggetti umani lascia diverse perplessità.
Non serve prendere attori del calibro di Anthony Hopkins, John Malkovich o Angelina Jolie se poi le loro interpretazioni vengono digitalizzate da una tecnica che non riesce a stare dietro ai centinaia di muscoli facciali di un essere umano, rendendo i personaggi, freddi, spenti e totalmente inespressivi.
Si fatica inoltre a comprendere per quale motivo pur potendo disporre degli attori in carne ed ossa, si opti per una tecnica tanto dispendiosa quanto ancora in via di perfezionamento.
Forse anche per questo il film, pur non potendo essere definito un flop, sta avendo risultati deludenti al botteghino, considerato anche le enormi aspettative legate al costo della pellicola.
Nel complesso siamo in presenza di un bel Fantasy, che sicuramente piacerà agli amanti del genere ma che pecca, però, nell'affidarsi ciecamente alle "magie" della computer grafic, tanto da avere la presunzione di riuscire a sostituire un'altra "magia", quella della recitazione, da cui nessun film può prescindere...Almeno per adesso.
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Recensione a cura di Paolo Ferretti De Luca aka ferro84 - aggiornata al 28/11/2007
Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it
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