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Voto Recensore: | 8,00 / 10 | ||
Dopo "Mucche alla riscossa" del 2004, i Walt Disney Animation Studios sembravano aver completamente abbandonato l'animazione in tecnica tradizionale a favore della CGI.
Nel 2009, però la Disney regala, con "La Principessa e il ranocchio", un ritorno alle origini per la felicità dei fan: non solo il film è interamente realizzato con animazione tradizionale 2D, ma i personaggi scelti sono da sempre i più amati della tradizione Disney: un principe e una principessa. Fu infatti "Biancaneve e i sette nani" il primo lungometraggio Disney e fu "La Bella e la Bestia" la prima pellicola d'animazione candidata all'Oscar come Miglior Film.
Diversi insuccessi hanno caratterizzato le produzioni Disney degli ultimi anni: pellicole che hanno sviluppato trame piatte o poco adatte ai più piccoli, nonché personaggi incapaci di toccare gli spettatori ("Mucche alla riscossa", "Uno zoo in fuga", "Chicken Little"), ma "La principessa e il ranocchio" ha tutti gli elementi di un buon classico Disney.
La storia è quella di Tiana, una diciannovenne afroamericana che, nella New Orleans degli anni '20, combatte per un sogno: lavora giorno e notte come cameriera per mettere da parte il denaro sufficiente all'acquisto di un ristorante e, contrariamente alle sue coetanee, non ha tempo per feste e ragazzi.
La sua vita cambierà per sempre quando sulla sua strada incrocerà il principe Naveen, tramutato in ranocchio da uno stregone a scopo di lucro. L'antidoto è ben noto: ricevere un bacio da una principessa. Così il ranocchio chiede a Tiana di baciarlo. Come può immaginare che la ragazza indossi un lussuoso abito e un diadema per partecipare ad una festa? Ai suoi occhi è una principessa a tutti gli effetti.
Ma l'abito non fa il monaco. Tiana non è una principessa e, quando bacia il ranocchio, ottiene il risultato contrario: anche lei viene trasformata in rana.
Alla ricerca di un modo per tornare umani, i due ranocchi vivranno un'avventura indimenticabile, durante la quale impareranno a conoscersi. Un principe che ha sempre lasciato fare tutto ai servitori, dedicandosi solo all'ozio e alle feste e una cameriera che, al contrario, non ha mai imparato a divertirsi, impiegando ogni minuto al lavoro: due opposti che sapranno bilanciarsi l'un l'altro.
Tante sono state le critiche al film, soprattutto riguardo il senso di déjà vu che inevitabilmente si avverte. Ma c'è da chiedersi se sarà mai possibile realizzare un cartone animato su una principessa e un principe evitando paragoni con il glorioso passato Disney. Se poi mettiamo in conto che la regia è stata affidata agli stessi autori di "La Sirenetta" e di "Aladdin", allora il quadro è completo.
È assodato: "La principessa e il ranocchio" non ha una trama originale, né è al livello dei migliori film Disney, eppure ha fascino, eppure è una pellicola riuscita.
La favola dei fratelli Grimm, alla quale il film si ispira, è una delle più famose ma gli autori hanno deciso di rinnovarla completamente.
Innanzitutto scelgono un'ambientazione tutta nuova: la simpatica e divertente New Orleans per i personaggi umani, le paludi della Louisiana per i personaggi animali. Da qui il sound jazz nella colonna sonora, che dà vita a canzoni meno orecchiabili e memorabili di quelle dei vecchi Classici d'animazione ma sicuramente perfette per far calare lo spettatore nell'atmosfera del film.
Si aggiungano i personaggi secondari - da sempre la fortuna dei lungometraggi Disney - che anche qui non deludono le aspettative: l'alligatore Louis, appassionato di musica jazz e molto somigliante al noto coccodrillo che divorò una mano a Capitan Uncino in "Le avventure di Peter Pan"; la timida e romantica lucciola Ray e Mama Odie, una maga anziana e cieca, ma estremamente perspicace.
Mescoliamo il tutto con del buon cibo e dei disegni straordinari ed ecco arrivare una pellicola piacevole e divertente, che coinvolge grandi e piccoli come da tradizione.
Parafrasando il messaggio del film: trovare qualcuno che ci accompagni in quel difficile percorso che è la vita, e nelle battaglie per il raggiungimento dei propri obbiettivi, è il vero sogno di felicità che ha ognuno di noi, e prima o poi tutti se ne rendono conto.
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Recensione a cura di Corinna Spirito - aggiornata al 27/01/2011 15.52.00
Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it
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