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Dave Robicheaux è un detective con problemi di dipendenza dall'alcol. Frequenta l'Alcolisti Anonimi e indaga sulla morte di una giovane donna. Per caso si trova a fermare per guida in stato di ebbrezza un attore, Elrod Sykes e l'uomo gli parla del ritrovamento delle tracce di un vecchio omicidio, sul set presso cui sta lavorando, conducendolo poi sul posto. Nel frattempo le indagini di Robicheaux si concentrano su un personaggio locale, Julie Balboni, che nega di aver mai conosciuto la vittima. Ma una vecchia foto, e la tenacia del detective, gli creeranno non pochi problemi. Intanto un vecchio generale della confederazione sembra prendere possesso dei sogni di Dave.
La Louisiana post Katrina non è un posto allegro. Soprattutto perchè piove spesso e le paludi del piccolo centro, in cui la storia è ambientata, non riescono a nascondere tutto il marcio. I morti sembrano emergere letteralmente dal fango, e quelli del passato finiscono per confondersi con quelli del presente. Un generale confederato, morto ormai da tempo, abita i sogni e i deliri alcolici di Dave, poliziotto non proprio immacolato, e dalla sgradevole tendenza a perdere le staffe. Le sue indagini procedono sbilenche e non sempre quello che finisce per trovare è quello che inizialmente stava cercando. E quando la sua tenacia comincia a mietere vittime dal lato sbagliato della barricata, Dave passa il segno e si mette fare cose di cui, in verità, lo intuiamo capace già dalle prime inquadrature.
"In the Electric Mist" è un film duro, di quelli senza troppe speranze, e meno che mai possibilità di redenzione. I personaggi sono ambigui e sgradevoli. Dave ha come unica risorsa un carattere tenace, ma la sua dipendenza dall'alcool e l'intrinseca volontà di incastrare i colpevoli, anche passando sopra le regole, lo portano assai lontano dallo stereotipo del poliziotto integerrimo in uniforme immacolata e dal cuore puro, archetipo del genere e mito americano dei tempi passati.
La storia parla di assassini, prostitute, razzismo e corruzione. Un piccolo centro del sud è sicuramente pieno di storie passate imbevute di razzismo, ma di accadimenti recenti a base di corruzione, omicidi di giovani donne e rapimenti di bambine incolpevoli, si farebbe volentieri a meno. Ma tant'è, eccoci di fronte ad un'altra delle mille storie americane, raccontata ancora una volta con mano ferma e volontà di fotografare un momento, che potrebbe esser al di là da venire, con la stessa facilità con cui è appena passato.
Tavernier opta per una narrazione asciutta, scevra da qualunque sottolineatura, lasciando solo lo spettatore davanti al duro compito di digerire una storia nera, senza che mai essa venga, anche solo per un istante, alleggerita da un qualsiasi raggio di luce.
Tommy Lee Jones è ormai da tempo l'archetipo dello sceriffo di frontiera. E la sua maschera, stanca e disillusa, si accorda bene col dolore di un personaggio che, non solo ne ha viste di tutti i colori, ma ne ha anche fatte altrettante, senza che mai lo sfiori il dubbio di esser rimasto vittima del marciume che aveva giurato di combattere. Certo il fatto che sia tratto da un romanzo di successo crea l'inevitabile confronto col lavoro originale, la cui complessità in verità, appare assai difficile da rendere sullo schermo, e non soltanto perchè parte di una serie di romanzi incentrati sulla figura del detective Robicheaux.
Ma la mano sicura del regista, e la buona scelta del cast, che funziona in sé assai meglio della storia stessa, rendono interessate un lavoro il cui contenuto non si può certo definire particolarmente originale.
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Recensione a cura di Anna Maria Pelella - aggiornata al 23/03/2009
Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it
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