Recensione marte distruggera' la terra regia di Ib Melchior USA 1960
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Recensione marte distruggera' la terra (1960)

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locandina del film MARTE DISTRUGGERA' LA TERRA

Immagine tratta dal film MARTE DISTRUGGERA' LA TERRA

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Immagine tratta dal film MARTE DISTRUGGERA' LA TERRA
 

"Marte distruggerà la terra" è un film di fantascienza particolare, dai contenuti tecnologici molto datati, con un'architettura scheletrica, geometricamente semplificata, rispondente un po' al gusto popolare degli anni '50, noto per il riverbero proveniente dal neorealismo.
Il film, da un punto di osservazione un po' più scientifico, appare inattendibile, sia per lo svolgersi degli episodi narrativi in una modalità da fotoromanzo, chiusi cioè in ambientazioni troppo semplificate e familiari, sia per il tipo di apparecchiature installate nell'astronave, che sono prevalentemente a funzionamento analogico, una tecnica che nella realtà non ha mai consentito la realizzazione di progetti legati a viaggi interplanetari.

Questa opera da molti critici è considerata un vero e proprio cult, soprattutto per come riesce a rappresentare l'idea fantascientifica di fondo di quegli anni, avvolta in un pensiero denso, attratto da avventure riflettenti verità familiari, e propenso a fantasticare su un futuro non troppo lontano, immaginato come proiezione e dispiegamento dei problemi di oggi nella dimensione della finzione.
È un'idea di fantascienza che avrà molto successo in quegli anni, ben elaborata, che recepiva il cinema come dispositivo artistico privilegiato, particolare, capace di scrivere, su una superficie immaginifica praticamente infinita sostenuta da una tecnica collaudata, nuove idee, messaggi etici, disegni risolutivi delle questioni in gioco, ammonendo l'uomo sulle maggiori incertezze sociali di cui era in gran parte responsabile, soprattutto per quelle avviate a trasformarsi in dramma. Tutto ciò senza mai trascurare il divertimento cinematografico di fondo, necessario per attirare il pubblico e per migliorare i profitti dell'industria filmica.
Indubbiamente quindi, per molti aspetti, "Marte distruggerà la terra" è un film archivio di ottimo interesse storico.

L'autore del film è Ib Melchior, regista ritenuto bravo dalla critica ma che non riuscirà mai ad affermarsi del tutto nel mondo filmico per la sua riluttanza a seguire passivamente le leggi del mercato cinematografico.
La pellicola è uscita nelle sale nel 1959, ben intenzionata a proseguire la fortunosa serie di science fiction prodotta negli USA in quegli anni, tra i quali ricordiamo "Il mostro della laguna nera", "Il pianeta proibito" e "L'esperimento del dottor K" di Kurt Neumann, da cui prenderanno spunto diversi film di fantascienza tra cui "La mosca" di Cronenberg.

"Marte distruggerà la terra", pur non presentando lo stesso stile degli altri film della famosa serie hollywoodiana, ne mantiene tuttavia una certa somiglianza soprattutto per quanto riguarda gli aspetti più filosofici.
Il tema principale ruota intorno alla questione dell'Altro, un tema difficile da articolare e sgrovigliare, perché molto legato al complesso svolgersi dei desideri umani più singolari, che a volte non sono del tutto coscienti, divenendo a tutti gli effetti veri e propri fantasmi, vestiti per pudore dell'Io con abiti presi in prestito dall'esterno.
Sono desideri già trattati in precedenza dal cinema, anche con generi diversi, con problematiche filosofiche ricorrenti, tuttora in grado di imporsi all'attenzione del pubblico in quanto ravvivate dai media, dai suoi interessi televisivi, editoriali, e dalla sua stampa quotidiana. Il tema dell'Altro è un tema che caratterizza, in modi differenti, quasi tutti i film di fantascienza e filosofici degli anni ‘50.

Il termine "Altro" è da considerarsi prevalentemente in un'accezione onirica, nel senso che il suo significato va oltre ciò che è raffigurato nell'immagine cosciente, suggerendo la ricerca di legami più estesi tra il simbolo rappresentato e l'inconscio, qualcosa cioè in grado di rendere visibili differenti registri psichici, come accade quando si entra in un'analisi in relazione con zone rimosse della propria psiche, capaci di riattivare desideri e moti pulsionali che non hanno trovato, sia per ragioni etiche che per logiche esterne, le soddisfazioni a cui aspiravano.
In questi film di fantascienza degli anni '50, l'Altro si presenta come un corpo vivente dalle sembianze sorprendenti, abnormi, spesso mostruose, o come forza misteriosa, spesso minacciosa, guidata da una volontà sconosciuta, intelligente o istintiva, ed ha la caratteristica di provenire solo apparentemente dall'esterno. In realtà queste abnormità fanno parte della propria personalità, quella meno nota, appartengono a un frammento di sé, situato nelle parti più inconsce dell'Io, in quelle zone psichiche sedi di conflitti molto complessi e del tutto irrisolti, che costruiscono meccanismi proiettivi, sintomatici, in grado di dare un nuovo senso ai conflitti attenuandone l'angoscia corporale e psichica che procurano.
Allora la fantascienza, intesa come dispiegamento velato di un inquietudine, e tesa all'incontro risolutore con l'Altro, può diventare una sorta di viaggio investigativo, avventuroso, creato per lo schermo dalle parti più buie della propria psiche, animata da figure problematiche, vivificate e segnate da un disagio identificativo. Una crisi delle vecchie certezze formulata nei film con realtà drammatiche capaci di trovare solo nel finale della narrazione ipotesi di soluzione. Sono intrecci narrativi che ci coinvolgono e ci accomunano perché capaci di interpretare le nostre speranze, delusioni e radicati bisogni di nuove identità.

"Marte distruggerà la terra" è un film a colori, girato in Cinemagic, un sistema tecnico di lavorazione della pellicola poco in uso nella storia del cinema ma che era molto efficace perché riusciva a dare alle scene una colorazione unica, uniforme, suggestiva, differenziata al suo interno solo dai toni del monocolore. In questo film la tecnica viene usata esclusivamente per le scene di esterni, sul pianeta Marte, con una forte tinta sul rosso, ottenuta immergendo il negativo della pellicola in un appropriato bagno chimico.
Melchior ricorre a questo espediente chimico per dare un'immagine del pianeta corrispondente all'immaginario di quegli anni, in cui i media e i libri di fantascienza erano soliti chiamare Marte con il nome di Pianeta rosso.

Il film esce nel 1959 e Ib Melchior, insieme a Sidney Pink, ne cura anche la sceneggiatura.

Per capire le ragioni delle scelte stilistiche del film, girato in una modalità naif, artigianale, occorre sapere che in quegli anni non erano state ancora lanciate sonde interplanetarie, cioè quei satelliti artificiali capaci di rilevare dati di fisica e immagini dei pianeti più vicini alla terra. Solo dopo gli anni ‘60 fu possibile studiare in profondità la struttura di alcuni corpi celesti, quando si riuscì a lanciare nello spazio stazioni spaziali sofisticate, dotate di apparecchiature scientifiche intelligenti, capaci di dialogare con la terra e trasmettere i risultati analitici, fisici, chimici, fotografici svolti dal robot sulla superficie dei pianeti.

All'epoca in cui fu girato questo film, di Marte si avevano fotografie molto inaffidabili sul piano scientifico, modeste nella nitidezza e nei particolari, scattate solo al telescopio, in condizioni tra l'altro mai del tutto ottimali per via del disturbo procurato dalla luminosa e non del tutto pulita atmosfera terrestre (il telescopio Hubble, tuttora in funzione sopra lo strato atmosferico terrestre, ha poi risolto il problema).
La fantasia popolare quindi che potesse esserci su Marte una vita in qualche modo affine alla nostra, paragonabile a grandi linee al nostro mondo istintuale ed etico, non poteva essere contraddetta dal pensiero scientifico. La scienza con i suoi metodi di indagine applicabili solo ad eventi riproducibili in laboratorio, non era in grado di smontare le fantasie popolari sull'esistenza dei marziani, di dimostrare cioè l'impossibilità di una presenza di vita nel pianeta rosso.
Il cinema americano perciò, forte del successo mondiale ottenuto con i film precedenti, riproponeva con Marte distruggerà la terra, in chiave un po' più moderna, il tema dell'extraterrestre, in questo caso visto come un essere ostile, molto vendicativo, scomodo, con cui era difficile convivere, vicino di casa tra gli spazi bui dell'universo assai ostico ma intelligente capace di mettere il dito sulle nostre piaghe etiche più sanguinolente, e richiamarci all'educazione del nostro istinto egoistico, esortandoci al rispetto del territorio altrui, alla privacy interplanetaria, ammonendoci di rimanere nel pianeta Terra, di non avventurarsi più armati su Marte, pena la distruzione da parte dei marziani della vita dei terrestri.

Il film inizia con una lunga inquadratura, in una notte parzialmente nuvolosa, della cupola del Campidoglio a Washington, sede del congresso degli Stati Uniti, sottolineando, con il suo indugiare nell'immagine simbolo, l'imminente coinvolgimento dell'organo supremo della democrazia in eventi di una certa importanza; la telecamera si trasferisce poi al Pentagono, in Virginia, dimora del Dipartimento della difesa, e si avvicina lentamente all'ingresso principale della sede mostrando l'animato arrivo di automobili di stato con autorità a bordo.
L'impazienza dei generali e delle autorità di governo che raggiungono freneticamente i maggiori uffici direttivi dell'edificio fa pensare che sia stata convocata improvvisamente una riunione, forse a seguito di qualche notizia straordinaria che coinvolge la sicurezza nazionale.
La telecamera si sofferma quindi sui radar addetti alla difesa aerea nel mentre seguono sugli schermi un misterioso corpo celeste, forse un'astronave, quella lanciata tempo addietro su Marte dagli Stati Uniti e di cui non si è più avuto notizie?

La capacità penetrativa dei radar e l'avvistamento a vista di alcuni militari del Pentagono confermano dopo alcuni minuti che si tratta effettivamente di un'astronave, probabilmente quella scomparsa tempo addietro; la cosa mette in allarme le autorità della sicurezza e i servizi di soccorso che pensano si tratti effettivamente della sfortunata e famosa missione americana su Marte.
I media televisivi e i giornali, appena venuti a conoscenza della notizia, si precipitano a pubblicarla sui giornali e a diffonderla in televisione, senza lasciare dubbi sulla reale identità dell'astronave.
I titoli giganteschi dei giornali pongono alla popolazione, con enfasi, interrogativi sullo stato degli astronauti a bordo e sull'affascinante mistero che il viaggio, sfuggito da tempo al controllo da terra, può racchiudere.
Gli uomini addetti all'osservazione radar riescono a seguire con precisione il punto dell'atterraggio dell'astronave, coadiuvati da telecamere a lunga gittata, e non appena i motori del razzo si spengono le autorità e gli addetti ai mezzi di soccorso si precipitano immediatamente sul posto. Grande è l' apprensione e il desiderio degli uomini di stato, che stanno per raccogliere le prime informazioni su quanto accaduto alla missione.
Le autorità giungono in fretta nel luogo dell'atterraggio, una zona buia e sinistra, non del tutto desolata, tenebrosa, macchiata a tratti da una bassa vegetazione, e trovano il portello dell'astronave aperto. Una donna dell'equipaggio, la dottoressa Ryan, chiaramente sotto shock, è appoggiata a un montante dell'ingresso. Gli uomini entrano con una certa trepidazione nella sala di pilotaggio, sperando di trovare l'equipaggio in buone condizioni, ma trovano una situazione a dir poco drammatica.

Gli uomini infatti individuano un cadavere appartenente all'astronauta più anziano, quello addetto alla ricerca scientifica, che risulterà poi morto per infarto. Il giovane comandante della missione O'Bannion viene trovato in agonia nel letto, il suo braccio appare contagiato da un'ameba verde sconosciuta, per di più manca l'astronauta addetto alle comunicazioni, di lui si saprà in seguito che è stato aggredito da un mostro marino durante l'esplorazione sulla superficie del pianeta, una creatura orribile simile a una gigantesca piovra, che l'ha ghermito mentre con gli altri cercava di raggiungere l'astronave. Il mostro è riuscito a raggiungerlo proprio all'ingresso del veicolo spaziale, risucchiandolo nel suo ventre.
Ricoverati i superstiti in ospedale, dopo le prime cure solo la dottoressa Ryan sarà in grado di parlare e raccontare alle autorità quanto è accaduto nell'itinerario spaziale.
Il racconto del film prosegue quindi con un lungo flashback sul viaggio, costruito in base ai ricordi più vivi e significativi della donna. Le scene mostrano nella prima parte della narrazione alcuni comportamenti di vita quotidiana degli astronauti, ripresi nella sala di comando.

Il film mostra come durante il viaggio di andata su Marte, l'umore e la sicurezza operativa dell'equipaggio erano buone, l'atmosfera serena; l'umorismo e una spontanea affettuosità non mancavano; nelle pause di lavoro i modi fare degli astronauti richiamavano aspetti della vita sulla terra, come la pulizia delle cineprese e della macchina fotografica, o la cura del viso, in particolare quello della donna che davanti allo specchio non perdeva l'occasione di darsi alcune gocce di profumo sotto le orecchie.
Negli attimi che precedono lo sbarco su Marte, l'equipaggio però appare ansioso, preoccupato, forse per l'imminente esplorazione di un territorio sconosciuto che poteva nascondere molte insidie; ma l'idea inebriante di essere i primi uomini a mettere piede sul pianeta rosso, un fatto che li farà passare sicuramente alla storia, li rendeva molto determinati.
Durante l'esplorazione di Marte l'equipaggio incontrerà diversi pericolosi ostacoli, la donna verrà afferrata per le gambe da una pianta carnivora e salvata in extremis dal pronto intervento di un astronauta con un affilato coltello. Un gigantesco ragno ben mimetizzato metterà poi a serio rischio la vita di tutti e solo con l'uso del fucile a radiazioni, che accecherà la vista del mostro, l'equipaggio riuscirà a proseguire.

Spaventati dalle insidie del territorio straniero, gli astronauti decidono di ripartire per la Terra, ma per motivi misteriosi l'astronave non riuscirà a decollare, impedita da una forza resistente sconosciuta; e attraverso l'oblò comparirà a un certo punto l'immagine terrificante di un marziano, che farà svenire la donna.
Riorganizzatisi, gli astronauti decidono di capire meglio il pianeta cercando anche eventuali relazioni con gli abitanti stranieri, e navigano con un battello a quattro posti in un calmo mare tutto rosso.
Ammirate alcune bellezze paesaggistiche, ad un certo punto appare loro all'orizzonte l'immagine di una splendida città futurista, dall'estetica architettonica molto avanzata, e la cui tecnologia costruttiva dei grattacieli appare di molto superiore a quella terrestre.
Ancora stupiti dalle bellezze della metropoli marziana vedono emergere dalle acque, di fronte al loro battello, una gigantesca piovra, minacciosa, che li insegue fino all'ingresso dell'astronave circondandola di un denso materiale biologico dai colori variegati.
Perduto l'astronauta addetto alle comunicazioni, ucciso dalla piovra all'ingresso del veicolo, l'equipaggio cerca il modo di liberarsi dal soffocamento biologico che paralizza l'astronave. Dopo un rapido consulto decidono di utilizzare alcune apparecchiature trasmittenti capaci di creare degli ultrasuoni ad altissima frequenza, il sistema funziona e riesce a staccare il materiale biologico appiccicato alle pareti esterne dell'astronave, ma l'astronauta anziano addetto alle ricerche scientifiche non sopporterà tali frequenze e morirà di infarto. Per di più il comandante dell'astronave rimarrà gravemente contagiato dal materiale biologico emesso dal mostro marino.
Mentre l'equipaggio si accinge a ripartire per la Terra, il registratore di bordo cattura una voce proveniente dall'esterno, dal tono di un monito grave, è un messaggio ufficiale delle autorità del pianeta che invita gli astronauti a non mettere mai più piede nel loro mondo pena la distruzione del pianeta terrestre.

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Recensione a cura di Giordano Biagio - aggiornata al 19/03/2009

Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it

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