Voto Visitatori: | 6,62 / 10 (155 voti) | Grafico | |
Voto Recensore: | 5,50 / 10 | ||
Roger Ferris e Ed Hoffman,i due protagonisti di questo film, sono due Spie americane che, in territorio mediorientale, cercano informazioni per sventare i piani terroristici di Al Qaeda.
Roger è l'uomo d'azione, la pedina o per meglio dire "quello che fa il lavoro sporco". Giovane e determinato, con il vantaggio di conoscere la lingua araba, viene sguinzagliato sul territorio armato di pistola e carta bianca per raggiungere di volta in volta gli obiettivi prefissati. Ed invece è la mente, il coordinatore o per meglio dire "lo stratega"; con il colletto bianco e l'auricolare impartisce gli ordini e tiene sotto controllo la situazione con i falchi dello spazio dall'alto dei cieli.
Il film di Ridley Scott prova a congiungere azione e riflessione in un unico contenitore, assemblando una spy story che ritrae la complessità del mondo moderno.
La sceneggiatura è tratta dal libro "Body of Lies" di David Ignatius, ma ciononostante la rappresentazione cinematografica si presenta molto simile ad altre pellicole che affrontano lo stesso tema; in particolare si può notare la somiglianza dello schema narrativo di "Spy Game" del fratello Tony; è sufficiente fare una trasposizione degli attori protagonisti dei due film (Di Caprio/Brad Pitt e Russell Crowe/Robert Redford).
La descrizione dei personaggi di Hoffman, Ferris e del giordano Hani è molto dettagliata e ritrae efficacemente, nel rispettivo profilo, i diversi punti di vista morali di ciascuno.
Mentre Hani si preoccupa prevalentemente del controllo feudale del suo territorio, Hoffman, aspira al controllo assoluto globale dall'alto dei suoi satelliti e, in contrapposizione, abbiamo Ferris; il "soldato in trincea", l'idealista che approdando direttamente sul territorio nemico tra la verità e la menzogna è in cerca di giustizia.
Ricco di eventi in grado di stimolare l'interesse e di catturare l'attenzione del pubblico, "Nessuna Verità" si sviluppa sulla totale mancanza di fiducia verso il prossimo, sulla presunzione di chi crede di vincere una guerra con le sole proprie convinzioni, sull'inevitabile sofferenza fatta di paura e di morte dettata dal gioco di potere, ma anche se la pellicola presenta tutti i cliché tipici dei film di genere, si ha la spiacevole sensazione di assistere ad un deja vu che ne compromette l'efficacia comunicativa, ed essendo priva di significativi colpi di scena, risulta poco brillante e decisamente stereotipata per buona parte della durata complessiva.
Dal punto di vista tecnico Scott, ormai esperto, si conferma un ottimo regista, sviluppando sequenze suggestive e un ottimo montaggio, ma, anche se il lavoro è apprezzabile e diligentemente ordinato, la sceneggiatura è a tratti troppo diluita e la regia presenta scene di azione in cui manca la potenza visiva che caratterizza i migliori film d'azione odierni.
Nonostante quanto sopra citato, il film può risultare un buon prodotto di intrattenimento, supportato da un ottima fotografia e da interpretazioni più che brillanti dei protagonisti; ma è la trama il suo vero "tallone d'achille".
Scott descrive l'idea di superiorità dell'America nei confronti del resto del mondo tessendo un trama complessa ricca di dettagli tecnici, ma senza mai scolpirne i contenuti. La pellicola è molto ben costruita, ma si dilaga troppo in dialoghi lunghissimi e articolati in dettagli, il più delle volte pleonastici, che ne compromettono il ritmo rendendo il tutto troppo verboso e di conseguenza noioso; inoltre, le maggiori scene di violenza, che non vanno oltre la semplice rappresentazione della tortura, mancano di carica adrenalinica e tutto questo evidenzia una certa inettitudine del regista nel trattare il tema riscontrando enormi difficoltà nel trasfigurarlo in action movie.
Il tentativo di Scott, poi, di rendere più viva la pellicola inserendo una storia d'amore tra Ferris e l'infermiera iraniana Aisha è una scelta inappropriata, in quanto costituisce più una forzatura che un elemento di rilievo; probabilmente tale scelta è stata fatta per inserire un elemento femminile altrimenti assente, oppure per evidenziare lo stato d'animo irrequieto di Ferris enunciando il suo il desiderio di stabilità emotiva, ma sta di fatto che non porta alcun valore aggiunto alla pellicola ed è a tratti addirittura fastidiosa.
Ridley Scott ci ha abituati a grandi opere cinematografiche come "Blade Runner", "Alien", "Il Gladiatore" o anche il recente "American Gangster", ma stavolta non è riuscito ad appassionare per quello che potremmo definire il racconto di una storia introspettiva. L'intento era forse quello di portarci a riflettere su noi stessi, sulla natura incoerente dell'uomo che propugna costantemente il bene sostenendo il male, oppure quello di enunciare l'inutilità di una guerra dove non ci sono ne vincitori ne vinti (tematiche dall'indubbia retorica che abbiamo già riscontrato innumerevoli volte in diverse pellicole del passato), ma rimane il fatto che "Nessuna Verità" non lascierà un'impronta, ma solo tracce destinate a sbiadire nel tempo.
Avvalendosi dello sceneggiatore William Monahan ("The Departed"), di un eccellente cast e di un considerevole budget, è normale pensare che le aspettative nei confronti di uno dei registi contemporanei più affermati nel mondo siano molto elevate; ne consegue che, in questa occasione, tale aspettativa non sia stata ripagata, ma ciò non significa che questo suo ultimo prodotto sia da dimenticare; più semplicemente possiamo definirlo un occasione sprecata; ma questo sarà il pubblico a stabilirlo.
Commenta la recensione di NESSUNA VERITA' sul forum
Condividi recensione su Facebook
Recensione a cura di Fulvio Baldini aka peter-ray - aggiornata al 28/11/2008
Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it
Ordine elenco: Data Media voti Commenti Alfabetico
in sala
archivio