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Opera prima di Fausto Brizzi, aiuto di Neri Parenti in molti film natalizi, la pellicola ha ottenuto un inaspettato successo tanto da risultare una delle più viste del primo trimestre 2006.
Tanto clamore può essere stato suscitato forse dal battage pubblicitario antecedente nonché dal titolo che richiama uno dei successi di Antonello Venditti, ma soprattutto è dovuto alla voglia di riflusso, di revival che da sempre anima l'essere umano.
Negli anni Settanta gli americani reduci dalla bruciante sconfitta del Vietnam pensarono alla loro verginità perduta riproponendo il ventennio precedente, i loro graffiti americani, i loro giorni felici arrivati poi anche in Italia. Poi dieci anni dopo l'allor giovane figlio di Steno pensò di restituire agli italiani un sapore di mare degli anni Sessanta condito con canzoni del decennio in questione e avvalendosi di uno stuolo di attori molti ancora sulla breccia (come Christian De Sica) e molti altri invece scomparsi per sempre inghiottiti dal crudele star system.
Brizzi, furbescamente, ha tentato la carta del revival ammiccando agli adolescenti del Duemila e sicuro di avere dalla sua anche i diciottenni di venti anni fa, ormai già preda dei ricordi della gioventù che viene una volta e non torna più.
Così ecco il pacchetto confezionato con una serie di canzoni di annate varie (si fa fatica a capire che siamo nel 1989 poiché si propongono Giocajouer del 1981, Wild Boys del 1986 e così via senza una minima attenzione cronologica, ma tant'è le licenze poetiche se le prendono con la grande storia, in questa storiella il Brizzi va anche perdonato). La cura in abiti e ambientazioni è notevole anche se (qui forse la pignoleria è eccessiva) gli zaini dei liceali sono più vicini ai borsoni degli attuali scolaretti delle elementari più che a quelli dell'epoca e nel sospiro di sollievo tirato dai ragazzi all'uscita del quadro degli ammessi così come nel ruolo di addetto alle interrogazioni del membro interno della commissione c'è un po' di esagerazione dovuta alla scarsa conoscenza delle cose della scuola, ma tant'è non è sui particolari che si giudica un film!
La storia è classica: fosse stato un romanzo potremmo definirla un Bildungsroman, una storia di formazione, di passaggio. Il rito dell'iniziazione alla vita adulta celebrato ancestralmente da tutte le tribù è sostituito dall'esame di maturità, linea di demarcazione tra una vita apparentemente maggiormente piena di obblighi a quella dei "grandi". I personaggi interpretati dai giovani attori non sono delineati più di tanto e appartengono a quel genere che nel teatro viene definito flat characters, stereotipi buoni per qualsiasi occasione: il fanfarone che poi mette la testa a posto, la bruttina innamorata non corrisposta, il figlio di papà, l'incompresa dai genitori; mentre il vero protagonista della pellicola, Giorgio Faletti nel ruolo del professor Martinelli, è la vera rivelazione: misurato, severo, sempre impeccabilmente giusto. Del resto Faletti ha sempre dato prova di uno straordinario eclettismo, passando dal Vito Catozzo di DRIVE IN che spopolava negli anni Ottanta alla canzone impegnata presentata a Sanremo alla narrativa gialla (malgrado i maligni che mormoravano su un fantomatico ghost writer). La storia effettivamente verte moltissimo sul rapporto tra Luca (Nicolas Vaporidis, physique du rôle del bravo ragazzo un po' ingenuo) e il professore, da scontro generazionale a comprensione e amicizia quando ormai il passaggio tra i due mondi è avvenuto.
Film buono per tutti quindi, come già detto inizialmente: per chi vuole seguire il filo della nostalgia, per chi vive le stesse universali e sempiterne sensazioni oggi e per chi vuole passare un po' di tempo spensieratamente andando a vedere una pellicola senza molte pretese ma decisamente "pulita".
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Recensione a cura di peucezia - aggiornata al 22/03/2006
Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it
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