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La doppia personalità o il disturbo dissociativo dell'identità è una patologia a carattere psichico, molti nomi illustri si sono occupati di tale disturbo narrando storie (il più delle volte inquietanti) che avevano come protagonista questo singolare sintomo. Sicuramente, in letteratura, il romanzo "Lo strano caso del Dr Jekyll e di Mr Hyde" di Robert Louis Stevenson è tra i più famosi e autorevoli libri sulla doppia personalità. Al cinema, invece, se ne occupò il maestro del brivido, Alfred Hitchcock, che nel 1960 realizzò il famosissimo capolavoro "Psycho" (tratto da un romanzo di Robert Bloch) capostipite dei film sullo sdoppiamento della personalità (naturalmente senza contare il remake del regista Gus Van Sant del 1998).
Oggi, ad occuparsi di questo disturbo è Michael Lander nel suo "Peacock", film che mescola tanti generi (forse troppi), dal thriller al drammatico, passando per l'horror fino a sfociare nel grottesco. La storia trova diverse analogie con "Psycho" di Hitchcock, infatti ci narra le vicende di John Skillpa, giovane single impiegato di banca della piccola cittadina di Peacock che, nonostante una vita apparente tranquilla, nasconde un segreto: Ogni mattina assume le sembianze di Emma Skillpa, la moglie di John. Questa "mutazione" avviene con una certa regolarità in un orario stabilito e preciso, ma un evento catastrofico sconvolge tale equilibrio, costringendo John ad assumere l'identità di Emma più e più volte, rafforzando tale identità fino ad entrarne in conflitto scatenando una lotta tra le due parti che cercano prevalere l'una sull'altra.
Sebbene l'idea sia molto interessante, il risultato non riesce ad essere neanche lontanamente paragonabile ai capolavori prima citati.
Innanzi tutto il ritmo non è regolare: dopo un inizio moscio e poco avvincente, nella sua parte centrale comincia a prendere una forma più lineare creando pathos e suspance per poi ricadere in un finale scialbo e piatto. "Peacock" ha una potenzialità unica rovinata dallo scarso utilizzo di quegli elementi che avrebbero dato una giusta direzione al film di Lander.
La regia non incide e questa è una grossa pecca della pellicola, che però può contare su un'ottima scenografia e una sceneggiatura tutto sommato convincente. Per questo sono da lodare sia il lavoro di Ryan Roy sia quello di Jeannine Claudia Oppewall. La fotografia è delicata ed è un altro fattore positivo di "Peacock", grazie al più che apprezzabile sforzo di Philippe Rousselot, che già aveva deliziato le platee occupandosi della fotografia di film come "Sherlock Holmes", "La fabbrica di cioccolato", "Il pianeta delle scimmie", "Mary Reilly" e tanti altri ancora.
La prova del cast è altalenante, nonostante i grandi nomi presenti.
Susan Sarandon non perde colpi e riesce a ben figurare, Ellen Page riesce a cavarsela discretamente in un ruolo non abituale per l'attrice canadese, Bill Pullman è relegato al ruolo di comparsa e non riesce ad incidere. Ma l'elemento negativo del cast è proprio il protagonista, Cillian Murphy. L'attore irlandese è chiamato alla grande prova, dopo l'ottima interpretazione in "Batman Begins", non riuscendo a soddisfare le aspettative. In questo doppio ruolo Murphy appare troppo goffo nei panni di John e troppo irritante nei panni di Emma. Non riesce a convincere e questo sarà proprio l'ennesimo elemento negativo di "Peacock".
In conclusione non una grande pellicola questa di Lander, che però suscita almeno un minimo di curiosità. Ed è proprio questa curiosità che deve spingere lo spettatore a visionarla e a darne un parere personale.
Film che non lascia nulla, ma nel suo piccolo e per quei pochi elementi che comunque danno una certa qualità al film, la visione se la merita. La doppia personalità è sempre un argomento interessante e i film che trattano tale tema hanno il merito del coraggio, da non confondere con la qualità che, come detto prima, è totalmente soggettiva.
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Recensione a cura di HollywoodUndead - aggiornata al 02/05/2012 15.21.00
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