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Uscito nel 1950 con la regia di Alessandro Blasetti e la sceneggiatura di Cesare Zavattini, il film "Prima comunione" si allontana dal filone neorealista dell'epoca per inserirsi nella categoria più ampia di commedia di costume. Non c'è inoltre più cenno al conflitto mondiale, conclusosi da appena cinque anni.
A metà tra il comico e il drammatico, per le situazioni narrate nella vicenda, la pellicola è ambientata a Roma in un quartiere residenziale.
E' il giorno di Pasqua e la figlioletta del cavalier Carloni, agiato proprietario di una pasticceria, è in procinto di prendere la sua prima comunione.
Sia Carloni (Aldo Fabrizi), sia la moglie non sono più giovani, la loro bambina è nata dopo molti anni di matrimonio e per questo essi tengono moltissimo alla riuscita della cerimonia, ma una serie di contrattempi tardano l'arrivo dell'abito dalla sarta, che lo ha confezionato causando tensioni e nervosismi. Quando tutto sembra sull'orlo di una crisi definitiva, uno sconosciuto riporta pace e serenità nel piccolo nucleo familiare.
Il succo della storia mira a sottolineare le tipiche manie della borghesia in ascesa nel dopoguerra, ma anche la scarsa sensibilità nei confronti del prossimo e la tendenza a essere guardinghi verso gli altri.
Carloni, il protagonista della vicenda, è un uomo che ha sempre ottenuto tutto nella vita grazie al lavoro, ma questa sua attitudine lo ha reso arido.
Malgrado l'uomo non sia credente, tuttavia si concentra sulla comunione della figlia come evento "mondano". Di conseguenza non esita a calpestare i vicini meno abbienti, offrendo loro del denaro in cambio dell'abitino di prima comunione della loro figlioletta e, a causa della forte irritazione provocata dal ritardo della consegna del vestito, rischia di mandare all'aria un'unione ventennale con una donna ormai sottomessa e fin troppo rassegnata.
La narrazione è affidata a un composto Alberto Sordi, che racconta la vicenda senza enfasi, anche se da occhio onnisciente induce lo spettatore a prendere le sue posizioni sull'andamento della storia e sul comportamento dei personaggi.
Esaltazione della quotidianità, nello stile tipico sia di Blasetti (un esempio è "Quattro passi sulle nuvole", che più volte è stato rivisitato nel corso degli anni), ma anche attenzione alle piccole cose propria di Zavattini, per anni sceneggiatore di De Sica, "Prima comunione" può dirsi un classico della nostra cinematografia, tanto da essere inserito nell'elenco dei film da salvare, anche se a volte può risultare allo spettatore contemporaneo un po' antiquato nello stile e nella recitazione, dove presenta tematiche universali che sono attuali ancora oggi. Da vedere.
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Recensione a cura di peucezia - aggiornata al 17/06/2014 12.32.00
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