Voto Visitatori: | 4,33 / 10 (3 voti) | Grafico | |
Voto Recensore: | 4,00 / 10 | ||
Quattro amiche (per sempre?), quattro personalità diverse, Liliana, Caterina, Angela e Anna. Una di loro decide di partire per Belgrado, dove ha un'occasione di lavoro. Le altre tre decidono di accompagnarla, come se il VIAGGIO diventasse la fine di una stagione di vita e l'inizio di qualcosa... Il Viaggio di queste amiche invece tradisce ogni loro aspettativa.
A distanza di 15 anni dal successo di "Luce nei miei occhi" - che è valso, un po' forzatamente, la Coppa Volpi ai due interpreti principali - Giuseppe Piccioni torna in Concorso alla Mostra del Cinema di Venezia, e bisogna dire che di acqua sotto i ponti ne è passata tanta. A cominciare forse proprio dalle scarse concessioni dei Giurati a un Cinema Italiano che, come il Viaggio del film, non riesce a evolversi oltre le buone intenzioni.
La sceneggiatura di "Questi giorni", un po' dolceamara non è affatto malvagia: il racconto di un viaggio d'Iniziazione o maturità che finisce per perdersi nei binari della perdita di sè, di un'innocenza che sviluppa troppo presto e bruscamente un'amara e incerta direzione per il futuro.
Il problema del film è che, adottando un linguaggio il più possibile accessibile a tutti, finisce per annacquare la sua profondità, assimilando dialoghi da fiction televisiva in prima serata, superflui personaggi di contorno (il professorino di Timi, il fratello prete di Caterina, ecc...) e ottenendo prestazioni tutto sommato ordinarie dalle attrici principali.
Come giustamente segnalato dalla critica, il film di Piccioni merita un'analisi meno superficiale di quanto sembri, ma proprio per questo la delusione è ancora più profonda.
L'epilogo sembra voler rassicurare su un futuro incerto dei personaggi, ma, mancando un'evoluzione esistenziale nelle vicende delle quattro ragazze, è altrettanto facile ammettere che non riescono a empatizzare con lo spettatore. Da "Questi giorni" si esce con il desiderio mai realmente appagato di un coinvolgimento emotivo, nonostante l'ombra della malattia o del disagio giovanile cerchino di scavare più a fondo di quanto sia concesso dal film, dalla storia.
Una commedia "on the road" che ha pochi momenti davvero persuasivi; forse uno dei pochi momenti davvero riusciti è il confronto tra Liliana e Caterina in una stanza d'ospedale di Belgrado (...): incisivo ma tutto sommato labile il rapporto tra Liliana e la madre, una compulsiva Margherita Buy che avrebbe molta carne al fuoco per esprimere, anche nei gesti, il suo complesso e intrigante personaggio, che in fondo è soprattutto quello di una donna che non accetta ancora di invecchiare...
La direzione delle attrici, solitamente un punto a favore nella regia di Piccioni, si limita a "osservare" un disagio tangibile che si crea tra screzi, flirt in comune, inconfessabili attrazioni, ma manca proprio la maturità la capacità delle giovanissime interpreti di rendere credibili i loro rispettivi ruoli.
Uscito nelle sale cinematografiche pochi giorni fa, e accolto freddamente dalla critica e dagli spettatori del Festival di Venezia, il film cattura pertanto pochissimo delle intenzioni originarie, suscitando l'estro e la simpatia spontanea di un "diario aperto", chiuso ermeticamente nella durata di un film, incapace di "uscire fuori" dai canoni, insieme a Noi.
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Recensione a cura di kowalsky - aggiornata al 27/09/2016 16.18.00
Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it
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