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Voto Recensore: | 5,00 / 10 | ||
L'onda travolgente dei filmettini giovanilistici iniziata dai film "mocciani" e passata poi per le varie notti prima degli esami si pennella di revival e sposa l'antico genere del musicarello alla Morandi con soldatini e equivoci amorosi, si aggiunga poi l'album che dette il grande successo a Claudio Baglioni et voilà, nasce il film "Questo piccolo grande amore".
Ambientato nel 1971, il film segue in toto il percorso delle varie tracce dell'album omonimo pubblicato da Baglioni nel 1972. I giovani protagonisti, abbastanza ignoto e vagamente baglioniano lui nelle fattezze, un po' più nota lei (in televisione è stata Santa Chiara e ha lavorato in "Raccontami"), tutti e due carini quanto basta, parlano con le frasi delle canzoni e recitano a tono basso fingendo un grande amore che trasuda melassa a ogni piè sospinto.
L'ambientazione è valida - il regista Riccardo Donna del resto, reduce da "Raccontami", è esperto nelle ricostruzioni del passato - ma ci sono molte licenze: l'anno scolastico nel 1971 non iniziava a settembre e un esame non dato non "condannava" immediatamente al servizio militare.
Lo stile televisivo si avverte nella recitazione di molti protagonisti , la mamma di lei e l'amica del cuore in particolare, ma il personaggio del "Secco" introdotto per caratterizzare il quartiere popolare del giovane protagonista, risulta particolarmente riuscito anche se soltanto abbozzato.
Interessante la trovata di dare alla storia un tocco a metà tra l'onirico e il fiabesco con le immagini dell'amata che passano in ogni luogo e con una scena a metà tra i quadri di Matisse e un "Hair" all'amatriciana, per non parlare del tango in riva al Tevere che ricorda molto la pubblicità di qualche anno fa di una nota marca di brandy.
La storia si divide in due parti nette: l'innamoramento fiabesco, sdolcinato e molto morandiano (ci si riferisce ai musicarelli interpretati dal noto cantante nella trilogia "Non son degno di te" con gli ingredienti più graditi: lui povero ma bello, lei ricca, viziata e bella, la rivale , l'amica del cuore e gli amici del cuore, la madre apprensiva di lei, la madre che si sacrifica di lui e la partenza per il militare vero "turning point" della vicenda.
Saluzzo è un paese grigio, freddo e nebbioso contrapposto alla solare Roma, il capitano è una carogna della peggior specie via di mezzo tra il Dapporto di "Soldati, 365 giorni all'alba" e il sergente di "Platoon"; unico spiraglio per il povero protagonista, l'amicizia con un tenero soldatino meridionale... Seguono la struggente malinconia che colpisce i due colombi lontani e l'equivoco alla Giulietta e Romeo con un epilogo meno tragico, ma ugualmente spiazzante per chi è sostenitore del lieto fine sempre e comunque.
Destinato alle adolescenti innamorate dell'amore ed alle baglioniane di ferro di ogni età che hanno l'occasione di "vedere" le canzoni del loro beniamino; gli altri si astengano, troppo zucchero fa male, si sa...
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Recensione a cura di peucezia - aggiornata al 02/04/2009
Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it
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