Recensione signs regia di M. Night Shyamalan USA 2002
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Recensione signs (2002)

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locandina del film SIGNS

Immagine tratta dal film SIGNS

Immagine tratta dal film SIGNS

Immagine tratta dal film SIGNS
 

Sono strani i film di M. Night Shyamalan, e Signs non fa eccezione. Possono piacere a molti (Il sesto senso), possono piacere a pochi (Unbreakable) o possono dividere la critica. Già, perché Signs ha diviso la critica: capolavoro o bassa operazione commerciale? Dipende dai punti di vista, e Signs, di punti di vista, ne ha molti. Ma alla fine basta una sola parola per descriverlo: "arte". Punto. E questa recensione potrebbe finire qui, lasciando di sorpresa il lettore che naturalmente si chiede il motivo di un tale giudizio.

Perché l'arte è per pochi, e Signs è per pochissimi. Signs non è per chi si aspetta un film di fantascienza (come scritto sulla scheda tecnica), Signs non è per chi si aspetta un film thriller, Signs non è un film drammatico né una commedia, Signs non vuole spiegare i crop circles o dare maggiori informazioni sugli alieni. Il titolo stesso non implica i cerchi sul grano o gli alieni, ma i "segni", molto genericamente.

Allora cos'è Signs? Signs è la più realistica storia di un uomo e del suo dissidio interiore mai rappresentata. Nuovo punto. Il protagonista non recita una parte, realizza l'intero film; non è lui che gira il film, ma è il film che gira su di lui. Ed il protagonista, è il miglior Mel Gibson mai apparso sul grande schermo. Già, perché il film è Mel Gibson, o meglio, è Graham Hess. Gli alieni, le astronavi, i crop circles, le voci, sono solamente tutti elementi di "contorno". La caratterizzazione psicologica dell'interprete principale non è mai stata di così grande spessore, ogni sua singola espressione, ogni sua singola parola sono studiate per mostrare il suo mutamento psicologico, nulla è lasciato al caso nel film. Un mosaico che si ricompone col tempo, la vita di Graham che si riordina per poi chiarirsi definitamente durante le ultime scene del film.

L'inizio, infatti, è molto oscuro per lo spettatore: Contea di Bucks, Pennsylvania, Graham Hess (Mel Gibson) vive col fratello Merrill e i suoi due figli Morgan (Rory Culkin) e Bo (Abigail Breslin) in una isolata casa di campagna. Ma perché tutti chiamano Graham "padre"? Perché Graham ha lasciato l'ordine 6 mesi prima? Dov'è sua moglie? E perché Graham e Merrill fissano con rancore un uomo che vedendoli si allontana? Queste sono alcune delle domande che si dovrebbe porre un attento spettatore, domande che troveranno una esauriente risposta col proseguire della trama.

Graham era un prete protestante ma dopo la morte di sua moglie, investita da un auto mentre passeggiava, ha lasciato l'ordine. Perché? Perché da quel giorno Graham non crede più in nulla e da quel giorno non è più lo stesso. Il motivo della sua scelta viene spiegato in quella che forse è la scena più importante del film: Graham dice al fratello, mentre guardano le immagini delle astronavi aliene in TV: «Gli uomini si dividono in due grandi gruppi: i primi, quando gli capita un colpo di fortuna, ci vedono più che mera fortuna, lo vedono come un 'segno', come la prova che qualcuno lassù veglia su di loro, per i secondi è solo un caso, solo un concorso di circostanze»; Merrill allora gli chiede: «Tu a quale gruppo appartieni?». E Graham: «Non ti ho mai detto le ultime parole di Colleen (sua moglie) prima che la lasciassero morire: «Vedi, colpisci con forza…» Sai perché ha detto così? Un ultimo guizzo delle terminazioni nervose del cervello e gli è balenato in testa il ricordo di noi due ad una tua partita di baseball, non c'è nessuno che veglia su di noi, siamo completamente soli…».

Il mosaico si ricompone, adesso molte delle domande iniziali hanno trovato risposta, e da ora in avanti inizierà la metamorfosi di Graham che lo porterà a ricredersi su molte cose. Cosa c'entrano, allora, gli alieni? Potrebbe chiedersi qualcuno. Già, ci sono anche loro, anzi, tutto comincia a causa loro. Infatti Graham si ritrova un crop circle proprio nella sua campagna e comincia a sentire strani rumori. I suoi cani si comportano stranamente, così come i suoi figli: Morgan si appassiona alla fantascienza e usa un baby monitor per captare segnali extraterrestri e Bo dissemina per tutta la casa bicchieri pieni d'acqua, dicendo che è infetta. Merrill, invece, si incolla al televisore per seguire l'evoluzione dell'invasione aliena. Invasione aliena? Sì, in Signs c'è anche questo, ma non aspettatevi una "vera" invasione, perché l'eccesso e lo spreco non sono ammessi dal regista (il budget del film è davvero basso), e forse è meglio così, tanto anch'essa è un elemento di "contorno". La famiglia decide allora di barricarsi in casa per respingere l'attacco alieno; la tensione fra le mura di casa è alta, a cena Morgan chiede al padre di fare la preghiera, ma Graham: «Non sprecherò mai più neanche un solo secondo della mia vita a pregare» la conseguenza sarà un pianto liberatorio per tutti. Ed è già un passo avanti per Graham.

Gli alieni riescono ad entrare, Graham racconta allora ai suoi figli il momento della loro nascita, sembra il suo ultimo discorso. Per un attimo lo spettatore pensa che tutto debba finire male e la delusione è grande. Ma deve ricredersi, perché in Signs nulla è scontato. La famiglia, infatti, si chiude in cantina, gli alieni cercano di entrare anche qui e Graham, tallonando la porta con un piccone, dice: «Non sono ancora pronto». Un altro passo avanti. Nonostante la porta sbarrata un alieno riuscirà lo stesso a spaventare Morgan; ma Morgan è asmatico, va in piena crisi e non ha le sue medicine. Graham non sa più cosa fare, con suo figlio in braccio guarda in alto e dice: «Non puoi farmi questo di nuovo, quanto ti odio». Passo indietro. Morgan si riprende momentaneamente e Merrill rimprovera il fratello: «Non voglio vedere mai più degli occhi così», occhi privi di speranza e pieni solo di rancore.

Alla radio dicono che l'invasione è finita, gli alieni sono fuggiti, spaventati da qualcosa. Escono tutti dalla cantina, ma un alieno li attende e prende Morgan. E' la scena finale, tutto il film si decide qui. Graham ripensa alle parole di sua moglie: «Vedi, colpisci con forza», quindi si guarda intorno e vede una mazza da baseball vicino Merrill (ex giocatore), il montaggio viene in aiuto dello spettatore riproponendo la scena in cui i due fratelli parlano davanti la TV. Graham ha capito, la sua maturazione psicologica è quasi completa. Egli ripete a Merrill le parole di Colleen, quest'ultimo prende la mazza e colpisce violentemente l'alieno, non prima che però questo abbia spruzzato il suo gas tossico nelle narici di Morgan. Il colpo scaraventa l'alieno contro un mobile sul quale era posto un bicchiere d'acqua, l'acqua gli cade addosso e lo ferisce. Ma la casa è piena di bicchieri d'acqua lasciati da Bo, Graham fissa allora sua figlia con grande sorpresa, prende Morgan ed esce di casa. "Nulla accade per caso, le coincidenze non esistono" Graham lo ha finalmente capito. Questo concetto viene addirittura "esasperato" dal regista, perfino la mazza da baseball si romperà solo all'ultimo, micidiale, colpo di Merrill all'alieno. Ma Morgan non è cosciente e non dà segni di vita;è la seconda volta in poco tempo che Graham si ritrova suo figlio in braccio in pericolo di vita, ma stavolta è diverso, i suoi "occhi" sono diversi; sono occhi lucidi e pieni di speranza. Graham dice: «Ecco perché avevi l'asma, i polmoni erano chiusi», la sua maturazione è completa, egli è arrivato finalmente a capire che suo figlio aveva l'asma affinchè non morisse. E quando Morgan si riprende, il suo non è solo un pianto liberatorio, ma anche un pianto contro sé stesso.

Questo è Signs, un film che deve essere apprezzato per la sua profondità, per la sua stranezza e per la sua perfezione. Sì, perché Signs è anche perfezione da un certo punto di vista: dialoghi semplici, realistici, ma mai banali, atmosfere cupe, attori e musiche all'altezza della situazione. Al tutto si devono aggiungere anche alcuni (rari) momenti di tensione davvero raffinati.

Alla luce di queste considerazioni, Signs deve essere preso per quello che è: non aspettatevi niente in particolare, ma aspettatevi tutto l'opposto di quello che avevate in mente; e se il vostro punto di vista è quello giusto, riconoscerete in Signs la mano di un artista. Alcuni film più che con gli occhi si vedono con la testa, e Signs è uno di questi...

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Recensione a cura di Gabriele Nasisi - aggiornata al 07/04/2003

Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it

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