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Voto Recensore: | 8,00 / 10 | ||
Per la prima volta nella sua carriera, Tim Burton realizza un musical a tutti gli effetti, anche se poi -come si avrà occasione di evidenziare- "Sweeney Todd" è ben di più di un semplice esponente di questo genere. Curioso notare che, per la seconda volta in vent'anni, il cineasta non si avvalga del contributo del fedele collaboratore e musicista Danny Elfman.
La storia è quella di Benjamin Barker, barbiere assetato di sangue che reclama vendetta nei confronti dell'uomo che gli ha portato via moglie e figlia.
È davvero strabiliante osservare con quale maestria il regista americano riesca a passare da un genere all'altro lasciando sempre vivo lo spirito del suo cinema. Se film come "Batman", "Mars Attacks!" o "La sposa cadavere", sono più burtoniani che di genere, lo stesso si può affermare senza timor di smentita per "Sweeney Todd". Burton, infatti, si sbizzarrisce a rendere suo questo genere, con tutto quello che ne consegue: ambientazioni gotiche (scenografia premio Oscar di Dante Ferretti e Franscesca Lo Schiavo), personaggi che sono un'evoluzione dei suoi precedenti protagonisti ed una trama che ha davvero tutto della fiaba.
Realizzare un buon musical non è il suo obiettivo ultimo, quanto piuttosto un punto di partenza. Le canzoni sono gradevoli, ma in questo film hanno un peso decisamente minore di quello apparante.
Obbligo di menzione, comunque, per la gran sfida Pirelli/Todd. La frizzante comicità (canora) espressa, entra in contrasto con (le poche altre) scene comiche della pellicola, imperniate di un umorismo amarissimo e terribilmente nero.
"There's a hole in the world like a great black pit and it's filled with people who are filled with shit! And the vermin of the world inhabit it!"
Una Gotham City senza Batman; una Sleepy Hollow dove Ichabod Crane non è mai arrivato; un Regno dei morti popolato da veri demoni: questa è la Londra di "Sweeney Todd". Ad abitarla sono orchi che hanno imprigionato splendide principesse dentro a torrioni irraggiungibili, vecchie megere veggenti che strillano dissennati asserti e bambini ubriaconi. Spose guerce e supereroi corazzati, evidentemente, preferiscono stare altrove.
Ovviamente, il rappresentante di spicco di un buco così marcio e putrido non poteva essere altri che un fallito trasformatosi nell'uomo nero
Solo la prima sequenza è rivelatrice di tutto l'animo della pellicola: accompagnati per mano da un personaggio tragico e drammatico, sbarchiamo in quella che è una fogna cupa e fetida. Todd ha appena attraversato l'Acheronte ed è giunto nell'Inferno.
Benjamin Barker è Ed Wood; Sweeney Todd è un Ed Wood che ha deciso di incazzarsi; un Ed Bloom che smette di sorridere alla vita; un Batman che invece di combattere il male, si muta in esso. Edward Scissorhands è tornato, ma invece di tagliare cespugli e di pareggiare aiuole, ha iniziato a sgozzare gole e a dare carne fresca ai porci. È finito il tempo dei reietti buoni, degli adorabili freaks e dei folli fabbricanti di cioccolato: con "Sweeney Todd", Burton genera una nuova razza di anti-eroe.
E poi c'è Helena Bonham Carter. Mostruosa, sotto tutti gli aspetti. È lei la Strega del film; ogni fiaba ne ha una. La sig.ra Lovett, è perfino più cattiva di Sweeney Todd: lui "almeno" ha perso la famiglia; lei, invece, è proprio una carogna. Si direbbe proprio che la vecchia di "Hansel e Gretel" sia uscita dal suo forno, e si sia trasferita a Londra.
I personaggi di Burton, fino ad ora, di fronte a soprusi e prepotenze avevano sempre scelto la via del Bene. Con "Sweeney Todd", per la prima volta, il regista decide di snobbare i buoni. I "veri" cattivi (Turpin ed il suo scagnozzo) non vengono presentati come antagonisti, quanto piuttosto come caratteristi. D'altro canto, quelli che dovrebbero essere i caratteristi (si veda il già citato cameo di Sacha Baron Cohen) si riscoprono poi non meno malvagi dei precedenti.
Una sola è la figura che più si avvicina all'immagine del principe azzurro: è Anthony, il giovane marinaio. Egli, però [chi non ha visto il film, non prosegua], scompare completamente dalla scena proprio prima di salvare la principessa, prima di poter anche solo far sperare in un lieto fine. La ballata di Sweeney Todd giunge così inevitabilmente al termine. Burton lo ignora volutamente, accentuando ancor di più quell'aria di distruzione presente in tutto il film. In questa storia non c'è spazio per il Bene ed Anthony né è la prova tangibile.
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Recensione a cura di Harpo - aggiornata al 03/03/2008
Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it
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