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Inghilterra, 1945, fine della seconda guerra mondiale. Grace (Nicole Kidman) abita con i due figlioletti Anne (Alakina Mann) e Nicholas (James Bentley) in una grande villa di campagna, e attende speranzosa il ritorno del marito Charles dal fronte. I due bambini sono affetti da una malattia che può causar loro la morte nel caso in cui la loro pelle dovesse essere esposta alla luce del sole.
La vita nella casa, quindi, è scandita da precise regole: le stanze nelle quali stanno i bambini devono essere completamente buie, le uniche luci che si possono accendere sono quelle dei lumi a petrolio, nessuna porta deve essere aperta prima che l'ultima sia stata chiusa. Una mattina giungono alla villa tre inservienti: la signora Mills, il signor Tuttle, e Lydia, ragazza muta. Da quel giorno cominceranno ad accadere fatti strani, i quali faranno pensare a Grace che nella casa siano presenti anche degli "altri".
Amenabar ci presenta un thriller piuttosto singolare, diverso nella realizzazione dagli altri film del genere usciti negli ultimi anni, reso ancor più particolare per merito dell'abilità di una Nicole Kidman da oscar.
Il film, di fatto, ruota attorno a lei, interprete azzeccatissima del ruolo di madre affezionata e severa, ma allo stesso tempo fragile e profondamente insicura, capace a tratti di sembrare addirittura isterica ed ossessiva. Il personaggio di Grace nasconde dunque diverse personalità, che esplodono tutte insieme a causa della mancanza del marito, della malattia degli figli, e del senso di dovere impostole dal ruolo di madre e di cristiana credente.
L'abilità del regista cileno si nota anche in questo: costruire un personaggio sublime, bello esteticamente, ma inquietante nell'agire. Bravura che vale doppio, se si considera che per girare la pellicola non si è fatto uso nè di trucchi, nè di effetti speciali di alcun tipo. Niente sangue, niente morti, niente fantasmi che attraversano i muri, ma vera suspance creata esclusivamente con giochi di luce/ombra, musiche e voci al posto giusto, inquadrature particolari. Notevole davvero, se si considera inoltre che l'intero film è stato girato tutto all'interno dello stesso luogo, una vecchia villa (che ha molto di gotico) stile vittoriano, immersa nella tipica nebbia della campagna inglese.
Di fatto lo spettatore viene invaso dall'ansia e da un senso di claustrofobia, poichè viene a trovarsi rinchiuso con i bambini all'interno di uno spazio che sembra davvero essere isolato dal mondo. Anne e Nicholas vivono relegati in casa dalla madre da sempre, e persino quando trovano il coraggio di uscire all'aperto, si trovano a vagare per il parco, chiuso da cancelli altissimi e profondamente immerso nella nebbia.
L'assenza di tempi definiti è un'altra peculiarità del film. Le scene si svolgono in stanze che rimangono costantemente al buio, giorno e notte, tanto che diventa davvero difficile collocarle nell'arco temporale. Persino le rarissime scene girate all'aperto sono temporalmente indefinibili a causa della nebbia, cosicché diventa impossibile stabilire se siano le sette del mattino o le sette di sera.
Va menzionato inoltre il ruolo non poco importante svolto dai tre domestici (Fionnula Flanagan, Eric Sykes, Elaine Cassidy) che arrivano alla villa, tanto "spettrali" e misteriosi nell'aspetto, quanto buoni e comprensivi nell'animo.
Sono loro a spostare gli equilibri all'interno della casa, e sono loro la chiave del film. In particolare la signora Mills, che sembra l'unica in grado di poter spiegare alla tenace Grace cosa stia succedendo, impresa che si rivela tutt'altro che facile.
Da citare poi, alcune scene da thriller vero e proprio, come quella della disperata ricerca degli intrusi da parte di Nicole con il fucile in mano, o quella di Anne, con il velo sul viso, che gioca nella stanza buia.
Di fatto "The others" verte attorno alla domanda: chi sono veramente gli "altri"? Non una ghost story qualunque, ma un film che far riflettere sul soprannaturale in modo tanto originale quanto efficace, come forse solo "Il sesto senso" ha saputo fare prima.
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Recensione a cura di Matteo Sonego - aggiornata al 08/02/2006
Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it
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