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Stephen Frears, a lungo si è occupato con occhio attento e impietoso del proletariato urbano inglese (bellissimo il suo "Piccoli affari sporchi"). Da un po' di tempo la sua attenzione si è spostata verso i ceti più alti e così, dopo la commedia "Lady Henderson presenta" accolta piuttosto tiepidamente, ha puntato i suoi riflettori sulla donna più importante d'Inghilterra: Elisabetta II.
Non si tratta però di una biografia agiografica o di un docufilm, bensì dell'esame in parte cronachistico alternato con filmati del momento, della settimana più critica della monarchia inglese negli ultimi dieci anni, quella cioè tra la morte di lady Diana Spencer (30 agosto 1997) e il suo funerale di stato, fortemente voluto dal popolo, fortemente osteggiato dalla casa reale.
Frears evita l'effetto caricatura in cui spesso si cade quando i protagonisti reali sono troppo vicino a noi (esempio tristemente noto il film italiano sul caso Calvi con gli interpreti di Craxi ed Andreotti grotteschi e fuori luogo), scegliendo attori poco vicini nelle sembianze ai loro originali, così il regista prova a entrare nel loro intimo cercando di rendere il più possibile l'umanità di questi personaggi pubblici.
La regina (interpretata magistralmente da Helen Mirren, incredibilmente simile a lei anche nell'aspetto), con la sua vestaglia rosa confetto e una boule schiacciata sul petto, mostra un'immagine da donna inglese qualunque, eppure nel suo comportamento algido, nella sua perfetta capacità di autocontrollo, si evince tutta la sua regalità e soprattutto la sua consapevolezza di dover tener fede fino in fondo al suo difficile ruolo.
Dall'altra parte c'è un giovane Tony Blair, da poco premier laburista, dopo diciotto anni di potere dei conservatori, innovatore, costretto a lavare i piatti dalla moglie, in casa con indosso delle buffe maglie da calcio, che prende al volo l'occasione della morte di Diana per incentivare la sua immagine con il popolo degli elettori.
La relazione tra Blair ed Elisabetta e il diverso modo di vedere la morte della ex principessa di Galles indicano il conflitto tra un modo antico e uno moderno di gestire gli affari di stato, tra necessità di salvaguardare le istituzioni e l'importanza di arrivare ai compromessi.
Un affare privato e doloroso quale la scomparsa prematura di una donna giovane e bella diventa una questione insormontabile, tale da causare un crollo di popolarità per la fredda sovrana tra l'altro prigioniera di sé stessa e poco sostenuta dai suoi familiari, dal marito, sempre attaccato alla ragion di stato e poco propenso agli slanci all'anziana e cinica madre.
Frears non intende difendere la sovrana né prenderla in giro, anche se non manca di ironia soprattutto nelle scene iniziali della storia. Il suo sguardo, tutto sommato acritico, vuole soffermarsi sui tormenti di chi, si trova costretto a passare l'esistenza nell'impossibilità ed incapacità di essere sé stesso pienamente e così, in maniera indiretta, porta lo spettatore a prendere inevitabilmente le parti della sovrana inglese, perché magari fosse stata in un'altra posizione non si sarebbe comportata così.
Film sicuramente interessante quindi, soprattutto per chi è fan della casa reale britannica e per chi ama "entrare" dalla porta di servizio nel privato dei personaggi famosi.
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Recensione a cura di peucezia - aggiornata al 13/12/2006
Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it
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