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"Michael Jackson's - This Is It" è un film musicale del 2009, in gran parte realizzato utilizzando il materiale girato dall'artista nei giorni immediatamente precedenti il suo decesso, mentre preparava le coreografie per il tour "This Is It", in programma alla 02 Arena di Londra a partire dal luglio 2009.
Non può essere definito un film concerto poiché non è, per l'appunto, mai stato effettuato in pubblico, ma è solo ed esclusivamente un insieme di filmati girati durante le prove dello spettacolo che Jackson avrebbe dovuto tenere nella stagione successiva.
Fonte: Wikipedia
Maschera ormai grottesca, che traspare specialmente quando intona liriche d'amore e nenie cullanti, Michael Jackson sembrava avere ancora dalla sua la forza d'animo di uno che intende fare le cose al meglio. Perfezionista con strumentisti, ballerini, scenografi, fonici, e con l'intento di essere civile e rispettoso anche di se stesso.
Dedito a una ricerca maniacale nella creazione del sound (uno studio perenne tra l'uso acustico, quello funky e un altro quasi rock), il mondo in costruzione del palco sul quale avrebbe dovuto esibirsi per ben 50 volte è circondato da un misterioso e affascinante effetto lunare, quasi mistico.
Incantevole durante lo sviluppo sulla direzione delle voci, i tempi e le modulazioni dei toni vocali, in assolo e/o in coro, Michael dimostra di avere una riserva polmonare abbastanza invidiabile e la solita bravura da performer di razza. La leggerezza e l'ironia di certi scambi di vedute con Ortega, durante le infinite prove dello show, danno una sensazione quasi irreale di forte presenza dell'artista, come se la sua dipartita fosse una storia inventata, e lui esistesse ancora oggi, usuale dispensatore di amore e pacificazione.
Con il volto scavato e scheletrico, risultato dello scempio rivolto contro il proprio aspetto ormai costituito da guance e orbite incavate, Michael si copre con un paio di grandi occhiali da sole e con un'abbondante capigliatura corvina.
La grande contraddizione tra la sua esteriorità e il suo animo buono, aveva partorito l'idea di una scaletta anticonformista, con un imprevedibile e colorato omaggio ai Jackson Five.
Spesso Jacko, in questo caso impegnato a rinverdire i fasti e i "passi" delle sue prime apparizioni nel mondo dello spettacolo, è stato accusato di essersi voluto affrancare dalle proprie origini, tagliare i ponti col passato, in un moto egoistico estremo e quasi folle.
Non si intravede nulla di tutto questo dallo spettacolo ideato a tempo di record da Ortega, e sinceramente non ci sembra questa la sede per giudicare e indagare oltre sulla vita privata di MJ, lasciando per una volta il giudizio alle immagini del documentario/backstage in questione.
Il regista Ortega, anche produttore, si affida a qualche dimenticabile split e a poche altre invenzioni, soprattutto di montaggio. Probabilmente neutralizzato dalla mancanza di materiale visivo sufficiente a lavorare con consistenti filmati in post-produzione (di solito si pone il problema contrario), le inquadrature dietro le quinte risultano statiche e ripetitive, non supportate da idee originali e sufficientemente vigorose.
Geniale il lavoro di ricostruzione e di sovrapposizione delle immagini con un paio di noir del 1946 ("Gilda" e "Il grande sonno"), durante le quali MJ interagisce ironicamente con Rita Hayworth e Humphrey Bogart, per poi lanciare un balletto straripante sulle note di "Smooth criminal".
Peccato l'uso delle tracce musicali primigenie usate in occasione di "Thriller", "Earth song", "Billie Jean" e "Man in the mirror": nel complesso fanno perdere un po' di magia, e dissipano il grande lavoro fatto con il trucco nel ricreare gli zombi più famosi mai apparsi in un videoclip.
"This is it" resta un quadro incompiuto che sfortunatamente non si riempirà mai.
Una preparazione, interrotta dopo appena due mesi di lavorazione da un evento dolorosamente tragico, che avrebbe potuto essere un tassello memorabile in quel fantastico mosaico pop messo insieme in decenni di straordinaria carriera da parte di uno dei più grandi artisti musicali che il mondo abbia mai conosciuto.
"Your lonely days are gone", Michael.
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Recensione a cura di pompiere - aggiornata al 30/03/2011 11.41.00
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