Durante una gita nel bosco, la maestra assaggia una bacca e sviene, lasciando una scolaresca di bambini delle elementari in cerca della strada del ritorno. I bambini, ovviamente, perdono la strada ma non si perdono d'animo e, nel loro girovagare, incontrano Tom il somaro (le cancre), novello Huckleberry Finn, che vive nel bosco dopo essere scappato di casa perché non sopportava più di essere l'ultimo della classe. Tom acconsente a riportarli a casa, a patto che prima disimparino tutto quello che hanno imparato a scuola. Per tornare a casa, però, Tom deve riparare la macchina e l'unico in grado di farlo è il Lupo, che in cambio chiede uno dei bambini per sfamarsi...
"Tom Le Cancre" di Manuel Pradal è un film riuscito a metà. In particolare, la prima metà. Le premesse della storia sono eccezionali e la struttura del racconto ricorda certe favole o i romanzi ottocenteschi per ragazzi (dalle fiabe dei Grimm a Pinocchio, ad esempio). La realizzazione però risente di una sceneggiatura spaccata in due e di una seconda parte poco ispirata e tirata per le lunghe.
Con la grazia che distingue il cinema francese, alla vicenda viene dato un tono fiabesco che conquista immediatamente: i bambini, soli e sperduti, si fanno coraggio a vicenda, raccontandosi barzellette sporche, stabiliscono le gerarchie secondo principi inequivocabili (chi ha gli occhiali è intelligente, quindi è il capo), si dividono in gruppi, reagiscono alle avversità. Il tema centrale è quello del rapporto tra conoscenza e istinto: la maestra, la scuola, la strada verso il ritorno sono la struttura di sicurezze che vengono improvvisamente a mancare; l'incoscienza, la curiosità, l'amicizia sono i valori che emergono e guidano i bambini attraverso il bosco, alla scoperta di un mondo improvvisamente più grande e pericoloso.
I bambini sono divisi tra quello che hanno imparato dalla maestra e il modello - certamente affascinante - proposto da Tom, che sovverte tutte le regole di comportamento e di apprendimento. Nella loro situazione, i bambini devono fare di necessità virtù, ma non si affidano mai completamente a Tom: quando la maestra viene ritrovata completamente priva di memoria nel bosco, incapace di utilizzare normalmente oggetti di uso comune, sono i bambini stessi a reinsegnare alla maestra i nomi delle cose e a cercare istintivamente protezione sia da Tom che dal Lupo. I genitori sono lontani e incapaci di raggiungere i bambini (la scena della mongolfiera è una metafora illuminante, in tal senso), che quindi devono affidarsi al proprio istinto per trovare la soluzione giusta in ogni situazione.
Nella seconda parte, e in particolare dall'ingresso in scena del Lupo, la magia però si dissolve e "Tom Le Cancre" improvvisamente perde giri, spostando sorprendentemente il centro di gravità dai bambini a uno scialbo ed incomprensibile triangolo sentimentale composto dal Lupo, Tom e la maestra. Tutte le scene senza i bambini risultano goffe ed inutili, sensazione amplificata da un cambiamento talmente brusco nel peso specifico dei personaggi che sembra di vedere un altro film. E' un vero peccato perché i piccoli protagonisti sono una forza della natura e i personaggi sono ben caratterizzati. Le dinamiche all'interno del gruppo dei bambini, che emergono nella prima parte, sono lasciate da parte per dare spazio a uno one-man show di Sacha Bourdo nei panni del Lupo che risulta troppo sopra le righe.
L'ossatura della storia è quella di un instant classic della letteratura per bambini: bambini persi nel bosco, una galleria di personaggi fiabeschi divisi tra antagonisti ed aiutanti: Tom, che li aiuta ma segue una propria morale, la maestra che - novella Fata Turchina - riemerge come abitante del bosco nel momento più buio e deve sacrificarsi per il bene di tutti, il Lupo, ridotto ad uno stato ferino dal proprio egoismo, i circensi.
La Francia produce ed esporta film per bambini (negli ultimi anni si ricordano ad esempio" La Nouvelle Guerre des Boutons" e "Le petit Nicolas) pensati e confezionati con estrema cura e attenzione ai messaggi veicolati.
"Tom Le Cancre" (per metà) si inserisce in questo genere, confermando la sensibilità del cinema d'oltralpe per il pubblico più giovane. Peccato per il deragliamento finale.
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Recensione a cura di JackR - aggiornata al 08/10/2013 16.24.00
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