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In un futuro distopico non molto lontano a causa della mancanza assoluta di petrolio non ci saranno più fonti energetiche. I pochi sopravvissuti dovranno cercare di andare avanti come meglio possono, ma una parte dell'umanità regredirà totalmente allo strato brado tanto da darsi al cannibalismo. La sopravvivenza, dunque, sarà ancora più ardua.
"Tooth & Nail" è un film che parte facendoci sperare in qualcosa e poi prosegue verso tutt'altra rotta, concludendosi nella peggiore delle maniere. Comincia come un interessante post-apocalittico fatto di atmosfere e di riflessioni sullo stato dell'umanità e su come l'uomo debba rapportarsi all'ambiente circostante per sopravvivere; poi prosegue in una sorta di survival-movie tutto ambientato all'interno dei corridoi dell'ospedale nel quale sono rifugiati i protagonisti; infine termina in un cannibal-horror che però non dona nessuna soddisfazione dal punto di vista visivo dello splatter e del gore. Addirittura si risolve in una rappresentazione inaccettabile di figure che cadono totalmente nel ridicolo involontario.
Nemmeno la morale di fondo riesce a conquistare totalmente lo spettatore, visto che ci si trova di fronte ad una banalissima e semplicistica proposizione del tema dell'evoluzione darwiniana in cui solo il più forte, colui che combatterà con le unghie e coi denti (da qui il titolo della pellicola) riuscirà ad avere la meglio sugli altri, in un mondo nel quale la solidarietà è simbolo di debolezza. Ecco, allora, che il primo a morire è ovviamente il professore del gruppo, la mente che elabora i piani di sopravvivenza senza prendervi parte in maniera pratica. Dopo di lui, ovviamente, la mattanza continuerà, ma purtroppo non verrà mostrata direttamente allo spettatore nel tentativo, tra l'altro a dir poco maldestro, di creare una pellicola equilibrata e fatta, appunto, di atmosfere.
Peccato che alla misura della prima parte della pellicola - fatta anche di inquadrature fisse che si susseguono mostrandoci la desolazione di ciò che rimane della civiltà (siamo a Philadelphia e certi passaggi ci ricordano gli ambienti deserti e apocalittici mostrati in "28 giorni dopo") - si sostituisca l'insensatezza e l'estrema ineleganza di una seconda parte in cui a regnare arrivano dei dialoghi improponibili, dei risvolti narrativi assurdi e inaccettabili e dei personaggi che fanno cadere veramente le braccia; nonostante che ad interpretare alcuni di loro ci siano mitici attori come Michael Madsen (sfruttato per pochissimi minuti) e Vinnie Jones.
Non si capisce infatti come mai la mancanza di fonti energetiche spinga una parte della popolazione dei sopravvissuti a darsi al cannibalismo, così come non si comprende assolutamente per quale motivo questi cannibali debbano vestirsi come degli inguardabili trogloditi che richiamano un po' "Mad Max" e un po' il Medioevo, con tanto di asce e bastoni ferrati come armi per procurarsi "la cena".
Particolarmente noiosa, oltre che prevedibilissima, la parabola dei sopravvissuti "buoni" che ben presto verranno decimati, fino a quando non rimarrà l'eroina del gruppo a rendersi conto che forse è il caso di diventare "cattivi", se si vuole continuare a vivere. Anche in questo caso cadono davvero le braccia nel momento in cui la donna decide di affrontare il gruppo di cannibali e prima di farlo si trucca il volto come un'antica guerriera!
Inutile rimarcare il fatto che le interpretazioni degli attori protagonisti lasciano un po' a desiderare, nonostante appaia apprezzabile la volontà del regista di omaggiare l'horror di "nicchia" con volti noti come quello di Rider Strong protagonista di "Cabin fever" e Michael Kelly, protagonista de "L'alba dei morti viventi".
Insomma, al di là dell'incipit illusorio e ingannevole, è davvero difficile riuscire a trovare qualche momento apprezzabile all'interno di una pellicola che non riesce nemmeno ad essere autoironica o in qualche modo divertente, come capita per certi film di genere che si prefiggono semplicemente l'intento di non assumere alcun tipo di spessore, ma solo il compito di intrattenere piacevolmente lo spettatore senza troppe pretese.
In questo caso, al di là di pochi momenti in cui il sangue schizza sui muri e le teste di qualche cannibale vengono martoriate in qualche modo, allo spettatore non è data nemmeno questa piccola consolazione.
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Recensione a cura di A. Cavisi - aggiornata al 13/04/2011 15.04.00
Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it
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