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Dopo il successo a teatro, arriva sul grande schermo "Tutti contro tutti", commedia dolceamara con più di uno sguardo ai film neorealisti di fine anni Quaranta, interpretata e diretta da Rolando Ravello.
Al centro della vicenda la perdita di un bene primario: la casa. Agostino (Ravello) e la sua famiglia vivono un'esistenza modesta ma tranquilla, il giorno della prima comunione del figlio però le cose cambiano: al ritorno dalla cerimonia i poveretti scoprono che qualcuno si è impossessato del loro appartamentino ubicato in un casermone popolare della periferia romana.
Agostino è il classico poveruomo che si poteva incontrare facilmente nei grandi film di sessant'anni fa, onesto, semplice, pieno di valori e con il mondo che gli crolla addosso. Il piglio di Ravello e dell'abile sceneggiatore Massimiliano Bruno, ormai non nuovo a presentare vicende sul filo tra dramma e commedia (si pensi a "Viva l'Italia" o a "Nessuno mi può giudicare"), non sconfina mai né nel patetico né nel grottesco e presenta gli eventi tout court linearmente senza un punto di vista definitivo.
La paradossale, ma verosimile, realistica vicenda di Agostino si incrocia con altri grandi problemi dell'Italia di oggi: la presenza massiccia degli extracomunitari (nel caseggiato del protagonista sono in maggioranza), l'intolleranza verso i Rom, il bullismo, la piccola delinquenza locale, il ruolo della chiesa che non mostra il sufficiente nerbo per aiutare i derelitti (il parroco di colore suggerisce come unico rimedio la preghiera e non è assolutamente in grado di dare a un Agostino ormai vacillante una mano più concreta), la burocratizzazione che impedisce alle forze dell'ordine di agire contro i soprusi.
Ancora una volta, suggerisce il film, il cittadino è solo e deve ricorrere alle sue uniche forze per riottenere i suoi diritti.
Riscontro amaro privo di luce e di speranza, inquietante quadro di un Italietta ritornata ad arrabattarsi dopo le sbornie deliranti dei decenni precedenti.
Interpretazioni inappuntabili da parte di tutti. Da segnalare due grandi comprimari: il quasi onnipresente Marco Giallini e Stefano Altieri nel ruolo di nonno Rocco, un anziano tutto pepe che rappresenta la forza vitale della terza età e il fondamentale apporto che gli anziani danno alla nostra traballante società.
Da vedere.
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Recensione a cura di peucezia - aggiornata al 27/02/2013 15.12.00
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