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Seconda prova registica dell'attore lucano Rocco Papaleo dopo "Basilicata coast to coast", il film "Una piccola impresa meridionale" allarga la visuale del regista dalla terra natale lucana a un sud ipotetico che abbraccia idealmente un'area che va tra Campania e Puglia (accanto a Papaleo e al suo accento potentino c'è la cadenza nord-barese della Loiodice e di Scamarcio e quella campana dei due soci dell'impresa di ristrutturazione) malgrado sia stato girato in Sardegna.
Se il primo film, viaggio lungo tutta la Basilicata e viaggio interiore per i protagonisti secondo i parametri classici del road movie, sceglie la strada del simbolismo tout court privilegiando l'immagine e la riflessione all'azione, la tematica della seconda pellicola abbandona il surrealismo sfrenato per soffermarsi sugli outcast, i disadattati spirituali e sociali quali sono tutti i personaggi della storia.
Costantino, il protagonista interpretato dallo stesso Papaleo, è infatti un prete che ha abbandonato la tonaca a causa di una sbandata sentimentale, sua sorella Rosa Maria ha lasciato il marito (Scamarcio), che a causa di questo è deriso da tutto il paese, per amore di Valbona, slava, di professione donna delle pulizie di sua madre, ex maestra, concentrato di principi e pregiudizi.
Accanto a questa famiglia sui generis si affiancano Magnolia, una ex prostituta sorella della compagna di Rosa Maria e i due soci dell'impresa di ristrutturazioni anch'essi altrettanto problematici (uno è un ex circense, l'altro ha la figlia in affido ed è alle prese con l'istruzione della piccola ).
Il faro, dove Costantino è mandato in esilio dalla severa genitrice, diventa così luogo di aggregazione per gente che non si sente accettata dalla società che crede di essere "normale".
Così come nel romanzo di Virginia Woolf "Gita al faro", dove l'isolotto sperduto era anelato come luogo di pace e perfezione che una volta raggiunto consente alla pittrice Lily Briscoe di ritrovare la sua perduta ispirazione, anche per la famiglia di Costantino quel luogo impervio è un'occasione per conoscersi vincendo i pregiudizi, perché "amor vincit omnia", superando qualsiasi impedimento perbenista.
Parabola anticonformista che spiega e combatte i principali tabù del mondo piccolo-borghese (la crisi vocazionale, l'omosessualità, il tradimento coniugale, il meretricio).
Respinti dalla società perbenista, gli emarginati costruiscono una comunità quasi utopica che li aiuta nella loro crescita interiore, permettendo alla classica madre meridionale prigioniera di vincoli antichi di rompere il suo guscio e al contrario creando i presupposti per Magnolia, sempre fiera del suo lavoro di escort, di scegliere di trasformarsi in moglie fedele e innamorata.
Trama un po' furba supportata da bravi interpreti, un Papaleo credibile come sacerdote emarginato, uno Scamarcio che impara a prendersi bonariamente in giro, una Loiodice asciutta e rigida da tipica anziana della provincia meridionale, una Bobulova superstar molto ironica.
Bella la colonna sonora di sicuro impatto che alterna le musiche jazzate di Rita Marcotulli, le canzoni di atmosfera di Erica Mou e i testi surreali di Papaleo eseguiti da Riccardo Scamarcio.
Originale ma con un occhio rivolto a un pubblico più ampio, malgrado il regista abbia scelto delle tematiche apparentemente trasgressive.
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Recensione a cura di peucezia - aggiornata al 14/11/2013 16.55.00
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