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Ennesima incursione nel genere bellico da parte di Steven Spielberg la storia di "War Horse". Il drammone strappalacrime candidato a sei statuette, inizia come storia edificante, che celebra la straordinaria amicizia tra uomo e cavallo: nella campagna del Devon, esaltata dalla splendida fotografia, un anziano e malmesso agricoltore acquista un giovane puledro. Tra Albert, figlio del compratore e il cavallo, chiamato Joey, nasce un rapporto fraterno che fa compiere al puledro azioni a dir poco prodigiose. Gli stessi forti sentimenti saranno mantenuti dal cavallo anche quando il malcapitato, venduto a un ufficiale e mandato sul fronte durante la prima guerra mondiale, sarà testimone di vicende dolorose.
Spielberg riesce a colpire la sensibilità dei più, confezionando un film per tutti: dai bambini, attirati dalla bellezza del puledro Joey, agli animi più delicati, spinti a commuoversi fino alle lacrime per le sventure del cavallo e dei suoi amici umani; a chi ama la natura, grazie al sapiente uso delle riprese, arrivando poi a chi si esalta per le scene di massa tipiche dei kolossal di una volta: esempio più evidente l'assalto della cavalleria e la conseguente carneficina inquadrata dall'alto.
Sentimenti di pancia per un film di lunga durata, mai noioso ma scontato per trama e finale.
Più che un film alla Spielberg, sembra un film disneyano per bambini più cresciutelli: i sentimenti che Joey prova verso gli umani e verso i suoi simili non sono propri della sua appartenenza alla razza equina, ma lo equiparano a un uomo. Joey aiuta, si sacrifica, ama, come solo un uomo può fare, secondo una antica tradizione che da sempre antropomorfizza gli animali per fini moralistici.
Spielberg non aggiunge quindi nulla di nuovo sotto il sole, limitandosi a voler fare cassetta con l'applicazione di vecchi metodi che da sempre attirano pubblico.
La scelta innovativa sta nell'aver voluto puntare su un cast e su un set "all British", con attori bravi e di mestiere, tra tutti Emily Watson, capace di trasmettere con lo sguardo più di mille parole.
Peccato che tutto lo sforzo porti a un déjà vu con scopi meramente commerciali.
Piacevole, ma non unico, aspettando che i cavalli protagonisti possano ricevere un premio speciale per la loro straordinaria e umanissima interpretazione.
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Recensione a cura di peucezia - aggiornata al 17/02/2012 16.32.00
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