bad 25 (2012) 

adoro MJ alla follia, e questo incide sicuramente sul mio voto.
ma a parte questo, trovo veramente ben fatto questo documentario di spike lee, in particolare ho molto apprezzato le lunghe interviste con un mostro sacro come quincy jones, forse il vero segreto di jacko.
molto toccante il momento in cui tutti i vari artisti che hanno preso parte a questo documentario, vengono a sapere della morte di micheal.
sono felice che spike lee abbia voluto rendergli omaggio, personalmente MJ e'stata la mia piu'grande ispirazione nel mondo della musica.

Non sono un appassionato di Jackson quindi questo documentario potrebbe risultarmi, né più né meno, identico ad uno dei tanti. Sicuramente però si distingue per ritmo e passione.

Strano che Spike Lee non si sia soffermato sul cambiamento repentino di colore del fenomeno, di solito è un argomento che tira fuori pure quando parla di funghi.

Agli appassionati di Michael Jackson piacerà sicuramente questo documentario sulla genesi e realizzazione di Bad. Molto ricco di interviste con colleghi e collaboratori ed interessante l'utilizzo di materiale di repertorio a volte filmato dallo stesso Jackson, di vari backstage.
Devo dire che non mi è sembrato nulla di particolarmente diverso da altri documentari su altri artisti ocomplessi che si trovano in commercio su dvd. Anche se non manca il carattere elogiativo verso MJ, comunque Spike Lee fa intravedere i lati più fragili di Jackson, uno su tutti un certo complesso di inferiorità nei confronti dei Beatles.

Nel 25esimo anniversario dall'uscita di "Bad", uno degli album-mito degli anni '80, Spike Lee dedica a Michael Jackson e al suo genio un documentario che svela la lavorazione e i retroscena dietro a un tale capolavoro.
Attraverso le testimonianze di musicisti, registi e addetti al settore, il regista traccia un percorso esemplare della genesi del disco, che lo stesso Michael volle affrontare come una vera e propria sfida con se stesso e i suoi limiti (siamo a 5 anni dal successo stratosferico di "Thriller"); ne scaturisce un racconto a più voci, tutte confluenti in un ritratto di professionista dal piglio maniacale ma mai dittatoriale, sempre preparatissimo, anzi, quasi tormentato dall'ansia di apparire non all'altezza della situazione.
I ricordi si susseguono, da Quincy Jones, il produttore con cui Jacko visse una vera e propria love story professionale, alle tante pop star, da Mariah Carey a Chris Brown, che ne rimpiangono l'incredibile presenza scenica, frutto di uno studio filologico sulla nuova danza urbana e delle grandi coreografie hollywoodiane di Fred Astaire e Bob Fosse, fino a Martin Scorsese, che lo diresse proprio per il videoclip di "Bad", a conti fatti un vero e proprio cortometraggio per il cinema dagli esiti esaltanti.
Lungi dall'essere un qualcosa di speculativo come il "This is it" di Ortega, questo lavoro è anche la dichiarazione d'amore di Spike Lee al suo idolo di una vita, grazie al quale non emerge il 'solito' Jackson delle bizzarrie da star, ma l'artista dall'estro creativo inesauribile e l'uomo dall'animo fanciullesco e dalla vocina dolce che non voleva diventare grande.
Difficile pensare a qualcosa di più piacevole su un argomento simile (esilaranti i ricordi di Scorsese e del regista Joe Pytka), un omaggio meraviglioso a un grande artista, celebrato in tutto il calore umano e in tutto il suo genio irripetibile.