billy lynn - un giorno da eroe (2016)

Due facce contrastanti di una medaglia che mostra ciò che realmente Billy e gli altri ragazzi provano, pensano e vivono rispetto al conflitto e alla missione in Iraq e come, invece, li percepisce il loro Paese. Un film ambizioso sotto il duplice profilo tecnico e narrativo, ricco di sfumature ironiche, grottesche, critiche e ambigue, che si è rivelato non essere d'impatto immediato, specie per chi si aspettava un più canonico film di guerra e si ritroverà a guardarla con gli occhi confusi di un ragazzo che non si sente un eroe.

Lento e noioso

Palloso

Non un film di "guerra" ma sulla guerra. Il protagonista insieme ai suoi compagni viene celebrato in modo estremamente pomposo per un gesto molto semplice di coraggio durante una battaglia. Il clamore che si porta dietro una semplice immagine è davvero patetica e se ne rende subito conto il bravo protagonista cosi ubriacato da tanta ipocrisia.
Una serie di personaggi squallidi e affaristi che cercano di speculare sulla morte di chi in guerra ci va' per davvero.
Un film non troppo originale dove si vede poco la mano di Ang Lee da cui ci si aspetta sempre qualcosa di piu'.
Rimandato con onore.

Una rappresentazione non bellica del soldato e la forte presenza di uno spirito che smonti la logica repubblicana segnano le premesse di BILLY LYNN'S LONG HALFTIME WALK, che nella ricerca e nel raggiungimento della propria ragione si trasforma in una ben più comune storia sul reduce di guerra a base di retorica: sul post-trauma, sull'onore del militare, sul suo essere incompreso, sulla sua alienazione e sulla sua voglia di vita, in parametri assolutamente scontati. Salta positivamente all'occhio la naturalezza cinica e indecorosa di quello che è di fatto uno stereotipo, che quasi sempre appare come l'esatto opposto, e si rimane interdetti nel vedere un Ang Lee autore disinteressato alle poetiche sul tradizionalismo o al peso dei sentimenti passionali all'interno del film, così come dispiace vedere un Ang Lee regista ripiegato in un compitino scolastico non privo di errori di base.

Il film di Lee sembra espandere ulteriormente ciò che Eastwood aveva già compiuto con il precedente Flags of our feathers, come se ne avesse sviluppato la singola porzione della celebrazione degli eroi. Lo scenario del ritorno non èpoi tanto dissimile dalla guerra, dato che i protagonisti della compagnia Bravo sono sballottati a destra e manca nel grande circolo mediatico statunitense, celebrati da tutti, ma in fondo è poco più di una pacca sulla spalla. Si celebrano valori ed ideali quando la cosa importante per il personaggio di Billy è mantenere la coerenza con sè stesso e rimanere immune a sirene false come una moneta da tre euro.
Lee si districa abbastanza bene tra i diversi registri ed il suo film è tuttaltro che accomodante anche se non ai livelli di Tempesta di ghiaccio. Lascia parzialmente fuori il tono satirico che é alla base del romanzo di riferimento, anche se la conferenza stampa offre l'opportunità di gustarselo, ma evidenzia invece quel distacco progressivo di un gruppo di uomini dalle persone di riferimento, a cominciare dalla famiglia. Da non sottovalutare.

Per certi versi ricorda Flags of our fathers, focalizzato ancor di più su come l' "eroismo" sul campo di battaglia lontano venga triturato e fagocitato dal sistema americano in senso di showbusiness e di propaganda, al punto che, alla fine, il mondo della guerra può risultare perfino meno sporco e più "sincero" di quello "normale".
Sarei stato molto curioso di vederlo nelle versione di Lee in in 3D 4k 120fps, in questo caso si è potuta apprezzare la fotografia del grande John Toll.

Non mi ha colpito. Bella la storia e originale l'idea di base però il film non mi ha coinvolto e non mi ha lasciato niente. Troppo lento e poco intenso. Guardabile ma non essenziale.

Emozionante e tragicamente reale. Ma dimenticate il classico film di guerra, qui le scene di azione sono poche, frammentate e vissute in flashback. L'ho scelto d'istinto e all'inizio stavo anche per pentirmene ma poi il ritmo è cresciuto. La vera guerra, per quelli della compagnia Bravo è far capire al popolo americano che la guerra è una cosa seria e non roba da palcoscenico di avanspettacolo. Meglio non svelare troppo!