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Avrei potuto e voluto mettergli di più, almeno 9, ma alla fine ho dovuto mettergli 8 e mezzo. Avrei potuto e voluto mettergli 9 perché per tutto il film ci accompagna un Ennio Morricone straordinario, con colonne sonore che conferiscono emozioni alla pari del film stesso se nn di più, che rimarranno per sempre nella storia e che oramai sentiamo ovunque. 9 anche perché siamo di fronte a interpretazioni perfette, su tutti Robert De Niro che raggiunge l’apice da attore, nel ruolo del duro che nn fa mai una grinza e impassibile davanti a tutto. Ed era da 9 tutto il film finchè i protagonisti erano piccoli, quando esisteva solo il loro forte legame d’amicizia, quando per Noodles le bellezze della vita erano rappresentate dalla dolcezza di Deborah e dal fedele patto d’amicizia stipulato. La delusione arriva quando i quattro ragazzi crescono, il legame si inizia sfaldare e si assiste alla completa distruzione di tutti i valori. La donna che in questo film perde tutta la finezza che dovrebbe contraddistinguerla ed è invece caratterizzata da una volgarità e una perversione mascolina, nn è una persona da amare, ma uno strumento di piacere che nn conta nulla e l’amicizia tra i quattro si sgretola per una valigia piena di soldi. La famiglia, che nel Padrino rappresenta il valore più importante, qui è completamente inesistente. Ed è questo che mi è dispiaciuto enormemente di questo film: la mancanza di saldi valori. Forse per molti sarà proprio questo il punto forte, sarà proprio questo a trasmettere al meglio la durezza della vita a quei tempi, ma per me un film del genere deve averli e basta. E’ davvero un peccato, perché il film per tutti gli altri aspetti rasenta la perfezione: lo schema a intreccio cronologico inzuppato di flashback, quei ricordi di infanzia che promettono un’amicizia infinita tra Max e Noodles. E bisogna dire anche questo: in 220 minuti di film nn ci si annoia neanche per un secondo. In ogni caso, innegabilmente, una pietra miliare del cinema.