Sei un blogger e vuoi inserire un riferimento a questo film nel tuo blog? Ti basta fare un copia/incolla del codice che trovi nel campo Codice per inserire il box che vedi qui sotto ;-)
La finzione nel cinema è rassicurante, quello che vediamo è frutto di fantasia, nessuno dei protagonisti corre dei seri pericoli e nessuno degli spettatori si preoccupa per loro. Con queste basi ci si appresta alla visione di qualsiasi film, basi che rappresentano un problema per i registi che vogliono trasmettere allo spettatore, più realisticamente possibile, le emozioni forti delle catastrofi. La raffigurazione di eventi disastrosi ha da sempre interessato la produzione statunitense, a farne le spese, quasi sempre, sono le grandi metropoli americane, San Francisco, Los Angeles, New York. Dove non c'è la natura ad accanirsi contro gli abitanti di questi agglomerati di cemento (terremoti, uragani, inondazioni, incendi), ci sono i mostri. Cloverfield è la rappresentazione dell' ancestrale paura degli americani: la vulnerabilità dei loro sistemi di difesa, il timore di forze innaturali in grado di annichilire indisturbate l'enorme arsenale che l'esercito statunitense ha a disposizione. Questa impotenza è in questo film enfatizzata dal terrore che dovrebbe trasmettere la videocamera a mano (vedi Rec) utilizzata per far sembrare più realistico possibile ciò che sta accadendo sul video. La parvenza di filmino amatoriale se da una parte coinvolge da un' altra disturba, il rendere tutto così caotico ( i veloci spostamenti della macchina fanno venire il mal di testa) non permette di godere appieno della spettacolarità degli effetti speciali, con l'aggiunta del limite della rappresentazione circoscritta al solo punto di vista dell'operatore. In definitiva un chiaro-scuro per un film che non va oltre il livello dei godibili disaster-movie di pura evasione, impegnati costantemente a ricordarci che la fine del mondo è sempre dietro l'angolo.