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Quasi l'altra faccia di "Come sposare un milionario", che Negulesco diresse qualche anno prima. Questo film, pur non rappresentando nulla di che nella storia del cinema, funziona perfettamente a livello (melo)drammatico e può contare su una realizzazione invidiabile. Quasi un rotocalco d'epoca, con una spruzzata di spregiudicatezza e un pizzico di terrorismo psicologico, con la figura femminile quasi sempre assoggettata al ruolo maschile (ma sempre passiva e sprovveduta), che il regista si guarda bene dal trasformare in qualcosa di diverso da un prodotto di sicuro intrattenimento per il gentil sesso. Gran bel cast (oltre alla Lange c'è la musa del fotografo Richard Avedon, Suzy Parker) anche se l'interesse maggiore è tutto per Joan Crawford nei panni dell'arcigna editrice che terrorizza le sue segretarie, ma anche lei come tutte le protagoniste vuole "solo essere amata"...
Tre giovani dattilografe di provincia cercano di farsi strada a livello lavorativo e sentimentale nella frenetica New York, ma il destino ha in serbo per loro sorprese e tragedie. L'inizio del film è chiaramente da commedia, ed ha un bel brio; poi i toni si fanno sempre più cupi e si vira nel dramma più smaccato, quello che non esita ad adoperare colpi bassi pur di fare sensazione. Non va meglio sul versante della caratterizzazione dei personaggi, tutti già visti e rivisti, che annovera fra gli altri la ragazzina ingenua ed avventata, il collega segretamente innamorato che non sa dichiararsi, il playboy maturo ormai passato di moda. Donano un minimo di nobiltà al tutto la presenza della Crawford nei panni di una perfida dirigente editoriale e soprattutto quella della brava Hope Lange, una sofisticata bellezza bionda, sempre ben vestita, che mi ha ricordato con le debite proporzioni la grande Grace Kelly.