dove sognano le formiche verdi regia di Werner Herzog Germania 1984
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dove sognano le formiche verdi (1984)

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locandina del film DOVE SOGNANO LE FORMICHE VERDI

Titolo Originale: WO DIE GRÜNEN AMEISEN TRÄUMEN

RegiaWerner Herzog

InterpretiBruce Spence, Wandjuk Marika, Norman Kaye

Durata: h 1.50
NazionalitàGermania 1984
Generedrammatico
Al cinema nel Giugno 1984

•  Altri film di Werner Herzog

Trama del film Dove sognano le formiche verdi

gruppo di aborigeni dell'Australia rischia la vita per difendere un luogo ritenuto sacro. Una compagnia mineraria è in cerca di uranio e dovrebbe sconvolgere il terreno dove per anni i locali hanno vissuto coltivando miti e tradizioni. Gli aborigeni tentano di opporsi alle prepotente della civiltà occidentale, ma sono troppo deboli per poter vincere. Un geologo, sulle prime scettico sul loro comportamento, finirà per ricredersi e per lottare per la loro causa.

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Voto Visitatori:   6,64 / 10 (7 voti)6,64Grafico
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Voti e commenti su Dove sognano le formiche verdi, 7 opinioni inserite

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  Pagina di 1  

TheLegend  @  13/04/2023 11:22:09
   6 / 10
Non tra i migliori film di questo regista.
Abbastanza sottotono.

Redlife88  @  20/11/2011 13:57:51
   6 / 10
Film pro-ambientalista dove l'occidente è brutto e cattivo e gli aborigini legati alla terra sono impotenti..

Gruppo COLLABORATORI SENIOR elio91  @  30/11/2010 21:32:58
   6½ / 10
Dopo averci regalato tante perle cinematografiche sembra giusto che pure Herzog ogni tanto si riposi un pochettino. Ora,paragonando questo suo film con quelli di altri registi non ci sarebbe storia ma se vediamo le altre produzioni del regista tedesco "Dove sognano le formiche verdi" risulta essere messo in secondo piano.
Sia la trama ambientalista semplice e diretta,non banale ma neanche così intrigante ed emozionante,sia la regia consueta di Herzog a metà tra documentario e cinema stavolta non funzionano del tutto. Il paesaggio australe per quanto splendido sembra non avere la stessa forza evocativa delle foreste e dei fiumi di Aguirre e Fitzcarraldo,o gli spazi chiusi e claustrofobici de La ballata di Woyzeck,né l'ammaliante e inquietante città di Cuore di vetro. Insomma,sembra un Herzog poco impegnato.
Aggiungiamo anche dei personaggi come quello del protagonista principale (tralasciando gli aborigeni),evidente alter ego del regista poco approfondito e senza il magnetismo di un Kinski o di un Bruno S.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR The Gaunt  @  26/01/2010 21:33:03
   6½ / 10
A metà fra film e documentario la pellicola di Herzog mostra lo scontro fra due culture: quella occidentale materialista e avida, forte del diritto delle carte bollate e quella aborigena depositaria di un diritto narurale di millenni e gradualmente divorata dalla prima. Herzog pur tenendosi ad una certa distanza, si sofferma sul rapporto tra l'aborigeno e la sua terra, un rapporto fatto di profonda spiritualità. Secondo me non è uno dei migliori film di Herzog, un po' troppo piatto e didascalico, tuttavia la scena degli aborigeni che si ricavano una nicchia per pregare all'interno delle "cattedrali" del consumismo della civiltà occidentali (un semplice supermercato) mi è rimasta veramente impressa.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Gatsu  @  30/05/2009 15:38:01
   6½ / 10
Una classica storia pro-ambientalista e conservatrice nella splendida terra Australiana. Bella la fotografia ma, salvo qualche scena e considerando che è stato realizzato da un regista del calibro di Herzog, non mi convince molto. Una trama che ha come sfondo il rispetto verso la naturalezza delle cose già vista e troppo azzardata. Gli manca qualcosina.

Gruppo REDAZIONE amterme63  @  05/07/2008 23:16:42
   7 / 10
E’ il primo film di Herzog che vedo che non mi ha pienamente convinto. Ho quasi l’impressione che stavolta Herzog non sia riuscito a dare forza e convincimento alle sue teorie, ai suoi pensieri tramite le immagini. Si ha come la sensazione che il messaggio sia calato dall’alto. Sfuggono molti passaggi nello sviluppo psicologico dei personaggi, soprattutto dell’ingegnere minerario, il punto di riferimento del film.
Si parla di una multinazionale che vuole fare sondaggi per la ricerca dell’uranio in mezzo al deserto australiano. Un gruppo di aborigeni si oppone, in quanto quello è un loro territorio sacro. La questione approda alla Corte Suprema australiana, la quale dà torto agli aborigeni: un altro tassello verso la loro scomparsa fisica e culturale. Alcuni occidentali però “aprono gli occhi” e decidono che è meglio vivere come gli aborigeni se si vuole salvare il mondo.
Le prime scene del film presentano l’ambiente in cui si svolge la storia: una landa desolata punteggiata dai termitai delle formiche verdi. Questa parte del film richiama volutamente “Fata Morgana”. Poi inizia la solita storia con trama “a strappi”, tipica di Herzog. Un giovane ingegnere minerario è eccitato perché dopo mesi di lavoro sta per verificare se c’è dell’uranio sottoterra. Questi disegni “razionali” sono intralciati da mire “sentimentali” (una vecchia che cerca il cane smarrito) e dalla presenza di altre culture che non vogliono cedere e sparire. Il mondo aborigeno è rappresentato in maniera molto statica e distaccata, come se fosse un qualcosa che di diverso che affascina e si fa ammirare. Le facce aborigene spiccano per espressività, risaltano, colpiscono per il silenzio, la dignità e la perseveranza. Si guadagnano la curiosità e l’ammirazione dell’ingegnere minerario che si sente in dovere di penetrare e giustificare le loro credenze irrazionali.
La logica vincente dell’Interesse non si fa certo fermare da tre straccioni o da un rimasuglio culturale millenario. C’è chi, come un operaio, si identifica totalmente in quello che fa (il rovescio degli aborigeni) e vuole andare avanti con le maniere forti; oppure chi, come i grandi dirigenti, si comporta in maniera conturbante, ipocrita, falsamente accondiscendente, per arrivare comunque all’obiettivo dello sgombero.
Le vicende intermedie servono per presentare in maniera generale la mentalità e le ragioni degli aborigeni e di come il comportamento degli occidentali porti alla distruzione della terra e all’autodistruzione. Il tutto viene però presentato come un fato, una minaccia incombente, quasi evidente, che non ha bisogno di spiegazioni di dettaglio. L’ingegnere invece finisce quasi per essere come idealmente plagiato dalla cultura aborigena e dalle prospettive catastrofiste. Senza tante spiegazioni decide di abbandonare tutto come fosse un novello eremita o un asceta. Non si capisce bene cosa sia stata la molla che ha determinato la conversione (la noia per la vita ordinaria? la solitudine? lo schifo del mondo?). Fatto sta che idealmente la cultura perdente ha la vittoria morale nel film, anche se nel finale la sensazione di scacco e devastazione la si legge molto bene negli occhi degli aborigeni.

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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Requiem  @  24/06/2005 16:13:29
   8 / 10
Un bellissimo film ecologista, affascinante e difensore della natura.
Il grande Herzog, dopo le fatiche di Fitzcarraldo si trasferisce in Australia, senza il suo attore preferito Klaus Kinski, e gira un film + semplice, e quasi favolistico, ma sicuramente riuscito.

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