Sei un blogger e vuoi inserire un riferimento a questo film nel tuo blog? Ti basta fare un copia/incolla del codice che trovi nel campo Codice per inserire il box che vedi qui sotto ;-)
La media (bassa, come al solito) per questo film di Shyamalan - a mio avviso, una delle sue vette più alte - mi lascia del tutto indifferente: egli è l'unico regista AL MONDO in grado di esplorare "apertamente" le nostre paure ataviche: ti annienta, stordisce, infastidisce, ma non lascia mai indifferenti. Se esiste "oltre" un confine inappagato e latente, alla ricerca di una risposta a un mistero ultramillenario (l'alba dell'uomo, l'esistenza di D.io, la presunta vita vegetale, l'esistenza di forme di vita extraterrestri, di un destino scritto e compiuto, persino le oscure trame del governo) è facile discernere dal suo cinema e incanalarlo nei binari del blockbuster d'autore (esiste certamente sì un blockbuster d'autore). Un plot narrativo con un messaggio immenso quanto apparentemente lieve: solo l'amore universale ci salva.
Degna prosecuzione di "Signs", dopo un film velleitario ma irrisolto come "Lady in the water", il film ci parla di un pericolo più oscuro ed evanescente, non più affidato al simbolo, alla metafora, con cui il cinema di fantascienza ha espresso la paura della guerra fredda. Shyamalan riscrive, con questo splendido film, un nuovo capitolo affrontando l'America di Bush come se fosse Wenders: ma quel senso di continuità viene bruscamente interrotto dall'autodifesa di un popolo, e gli eserciti annientati non servono più a salvare la popolazione da eventuali nemici esterni (anche quelli metaforizzati nelle vesti di ragni giganti à la Arnold o i zombies di Romero): resta l'unico simbolo ancora esistente, un soldato sopravvissuto, impaurito e sgomento, mentre ha assistito alla morte di tutti i suoi commilitoni. L'America (di Bush, come stanca dirlo continuamente) assiste a una realtà/follia collettiva, ed è come se fossimo tra le pagine dell'"Ultima spiaggia", il celebre romanzo, è come se ritrovassimo l'odissea dei profughi del Lost televisivo, o rivivessimo l'incubo dei bacelli di Body Snatchers di lontana memoria. La natura si difende dalla mano dell'uomo, esattamente come l'uomo fa nei riguardi di un (presunto) attacco terroristico.
E' il film che non è riuscito a fare Spielberg (cfr. La guerra dei mondi) ma la scelta di Wahlberg, attore dalle potenzialità espressive limitate ed ex-belloccio dell'hip hop alla corte di Kevin Klein, è potenzialmente voluta.