festa di laurea (1985)

Di Avati è uno dei film che preferisco. Una pellicola delicata, malinconica e piuttosto triste, con una marcata differenza tra le classi. Delle Piane molto bravo in un ruolo non facile, un personaggio di una ingenuità incredibile, ma erano altri tempi. Per quanto riguarda Nik Novecento, oltre al dispiacere dal lato umano, sarebbe stato bello capire che tipo di carriera potesse avere, perché quando era in scena calamitava molto l'attenzione. Un plauso va anche alle ricostruzione scenica e storica.

Commedia amara, cinica e nostalgica. Divisione di classe, tra la borghesia schizzinosa e altezzosa che ha però le sue problematiche interne e la classe sociale più bassa, un po' sognante e più autentica anche se non sempre sincera. Mi è piaciuto abbastanza, anche se non è un capolavoro. Delle Piane sempre grandissimo, con questo sua fare ingenuo e sognante, ma allo stesso tempo rassegnato in maniera quasi serena. Niente male davvero.

Buon film, una commedia amara in pieno stile Avati. Bella la coppia Carlo Delle Piane-Nik Novecento. Da segnalare le ottime musiche del maestro Ortolani.

malinconico, semplice e ben reso... a tratti persino troppo coinvolgente

Il solito grande e profondo Pupi. Fa sempre riflettere. Piane come sempre bravissimo.

Ritmo basso, ma bellissima atmosfera e bravi attori.
Nostalgico.

Festa di laurea, ambientato nel primo dopoguerra, racconta un'Italia che uscita dalla devastazione della guerra, ritorna quella di sempre: i soliti servilismi, sfruttamento, la conservazione dei soliti classismi. Nessuno dei personaggi mi ha ispirato totale simpatia, persino l'ingenuità del personaggio di Delle Piane l'ho trovata irritante, così aggrappata al passato. Capitolo a parte merita Nik Novecento, l'unico carattere puro della storia con quella faccia stralunata che purtroppo ci ha lasciato prematuramente. E' un buon film, ma personalmente non l'ho mai amato fino in fondo.

Meraviglioso…
Poetante…
Assolutamente un cavallo di battaglia della produzione avatiana (per la cronaca: straordinario regista).
Tutto il narrato verte su un concetto atavico nella cultura latina quindi italica: il pensiero che lontani dalla “civiltà” si è meno corrotti, meno bastardi, per dirla alla Nik Novecento (strepitoso) meno *******.
Ed è proprio la Bologna bene e gretta che tanto Avati ha raccontato nel suo importantissimo Cinema che fa da materia per la riproposizione moderna (e riuscitissima) di tale concetto, cesareo direi.
Il ritorno alle origini, la riscoperta in commedia di una certa poetica del semplice ed essenziale, nonché del romantico* è in Avati il racconto dell’Umano che ha fatto grande e così amato dal popolo questo regista.
*(e come non ricordarsi i vapori postumi del Dante che corteggia la sua Beatrice e non vederci il povero Carlo delle Piane che idealizzata al parossismo la sua bastardissima donna, non può che donare l’ultimo e puntualmente incompreso dono d’amore…”gli innamorati si fanno regali no?”)

Un film delicato e struggente

Per non dimenticare Nik Novecento: una vera "maschera" (o realtà?) nella galleria sconfortante del conformismo italiano

p.s. film delizioso, comunque

Uno dei film di Avati che preferisco: toni intimisti, belle atmosfere, bella costruzione dei personaggi... e la presenza di Nik Novecento, un talento che se n'è andato troppo presto.

sognante...