godland - nella terra di dio regia di Hlynur Pálmason Danimarca, Islanda 2022
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godland - nella terra di dio (2022)

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locandina del film GODLAND - NELLA TERRA DI DIO

Titolo Originale: VANSKABTE LAND

RegiaHlynur Pálmason

InterpretiElliott Crosset Hove, Vic Carmen Sonne, Ingvar Sigurdsson, Jacob Ulrik Lohmann, Ída Mekkín Hlynsdóttir, Waage Sandø, Hilmar Guðjónsson, Friðrik Friðriksson, Gunnar Bragi Þorsteinsson, Guðmundur Samúelsson, Snæbjörg Guðmundsdóttir, Birta Maria Gunnarsdottir, Ingimundur Grétarsson, Friðrik Hrafn Reynisson, Ísar Svan Gautason

Durata: h 2.23
NazionalitàDanimarca, Islanda 2022
Generedrammatico
Al cinema nel Gennaio 2023

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Trama del film Godland - nella terra di dio

Il film è ambientato verso la fine del XIX secolo e racconta la storia di un giovane prete di origini danesi a cui è stato affidato il compito di raggiungere una sperduta zona dell'Islanda, dove deve costruire una chiesa e fotografare gli abitanti del posto. Più trascorrerà del tempo nel bel mezzo del remoto e spietato paesaggio, maggiormente si allontanerà da quella che era la sua missione iniziale e soprattutto dai suoi principi morali.

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Voto Visitatori:   7,17 / 10 (6 voti)7,17Grafico
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Voti e commenti su Godland - nella terra di dio, 6 opinioni inserite

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  Pagina di 1  

TheLegend  @  06/12/2023 18:55:22
   6 / 10
Film estremamente lento da approcciare con la giusta predisposizione.
Io molto probabilmente ho sbagliato il momento per guardarlo e ogni tanto mi sono perso.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR wicker  @  06/05/2023 07:49:13
   7 / 10
Bello ma anche molto introspettivo soprattutto nella seconda parte dove più che la storia in sè sono le immagini a descrivere situazioni e stati d'animo .
Lento come d'altra parte i ritmi di una terra arcaica impongono e recitato bene , forse un film da rivedere almeno un altra volta per capirne meglio il significato .

Gruppo COLLABORATORI SENIOR The Gaunt  @  11/02/2023 14:32:31
   7 / 10
Il formato 4:3 mi ha dato l'impressione netta che la fotografia svolge un ruolo fondamentale in questo film. La fotografia di persone e paesaggi selvaggi dove la natura domina nella sua durezza. Immortalarla durante il viaggio sembra significare, inconsciamente o meno, imprigionare la natura entro il confine delle foto. Purtroppo per il prete succede il contrario perchè è l'uomo che deve adeguarsi alla natura ed al suo corso, non il contrario. La perdita accidentale dell'interprete coincide con l'inizio di perdita delle coordinate fisiche e morali per il prete. Non ci sono più riferimenti precisi, anzi non ce n'è più nessuno e gli eventi prendono il sopravvento. La Natura vince sempre, non c'è Fede che tenga. Ed il finale l'ho letto in chiave beffarda. Una Natura che dopo essere stata fotografata, fotografa a sua volta un cadavere in decomposizione dalla furia degli elementi, da lontano e da vicino. Tanto per ricordare al povero prete chi è che comanda.

Gruppo COLLABORATORI Harpo  @  23/01/2023 19:07:45
   8½ / 10
*******, che filmone. Dentro c'è tutto: il rapporto tra uomo, fede e Dio, la terra; l'uomo e la violenza. Visivamente è potentissimo, con un 4:3 commovente (e non sono fan); a livello registico c'è l'incontro del cinema di impronta scandinava con mostri sacri come Malick, Herzog e Scorsese (ma aggiungerei anche Haneke e forse Olmi). Ha una distribuzione oltraggiosa, ma se vi capita sottomano non ve lo perdete.

Thorondir  @  17/01/2023 12:07:17
   7½ / 10
Viaggio in una terra oltre l'inospitale, questo "Godland" è un film difficile, complesso, denso (per usare un termine caro agli antropologi, e nella seconda parte del film Palmason sembra quasi vestire i panni dell'antropologo). Nella prima parte vediamo il prete Lukas alle prese con l'ostilità spietata della natura, nella seconda contro quella altrettanto spietata degli uomini. Chiavi di lettura infinite (l'insignificanza dell'uomo di fronte alla grandiosità della natura? Il rifiuto del diverso da parte degli abitanti di un'isola chiusa su se stessa? L'inesistenza di Dio)? Si potrebbe andare avanti per molto. Vero, la seconda parte funziona complessivamente meno della prima e vero che intorno alla metà il film fa sentire tutto il suo complesso incedere pachidermico. Altrettanto vero è che siamo di fronte ad un cinema coraggioso, che non scende a compromessi, che nella sfida ai suoi personaggi sfida anche lo spettatore e che soprattutto trova una sua visceralità muscolare e poetica che è merce rara nel cinema esibito e tutto azione degli ultimi anni.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR Invia una mail all'autore del commento kowalsky  @  15/01/2023 02:45:20
   7 / 10
Attirato dalla critica che lo giudica un Capolavoro, mi sono fatto qualche km per andare a vedere questo film. C'è un'aria da Durrermatt in tutta la vicenda e nel suo epilogo, per un film che è facile spodestare sulle ragioni della Fede o per meglio dire dello Spirito sulla scia di Dreyer. Invece lo stile del regista si sofferma sul cinema contemplativo di Malick (solo a tratti, vagamente, qualche richiamo a Herzog) risultando a tratti pedante proprio per la sua eccessiva mole di metafore. Diciamo che qualche sforbiciata sarebbe stata giusta, in più momenti. Ma poi dobbiamo dirci le cose come stanno: certi film possono essere bellissimi, e magari lo sono, ma dipende molto anche dal messaggio che vogliono divulgare, e in questo caso v. Epilogo (spoiler) non era esattamente quello che avrei gradito vedere o sentire. Per inciso, la prima parte, pur di una lentezza esasperante ma necessaria - del resto siamo nella desolata Islanda, non nel set di un roboante blockbuster Americano - è di una bellezza lancinante. La dimensione di una Ricerca di un Dio che non ha necessità di "esistere" colmato com'è dalla già forte spiritualità di una natura incontaminata e "vergine", di un Paradiso Terrestre senza bisogno di ulteriori Vette Celestiali. Ma sì c'è pure Herzog davanti al curato che costruisce la sua Chiesa, come il teatro nella Giungla di Fitzcarraldo. Ma il cosiddetto Capolavoro (per inciso detto di un film profondissimo e ricco di bellissime sequenze, come la festa di fidanzamento di due villeggianti) non può limitarsi a rendere Metafora ogni cosa che raffigura, e spingersi oltre fino a diventare, come certe cose di Malick cfr. La colata lavica un puro Compiacimento Estetico. Ma soprattutto un'epilogo che sinceramente (v spoiler) non rende un buon servizio all'Islanda e alla sua storia, al di là dei risvolti ehm bipolari del simpatico curato del Polo Nord. Pertanto, siamo di fronte a un film che esprime magnificamente le sue percezioni spirituali nella prima parte, in parte tradito da un finale che rende troppo demagogica e pretenziosa la sua identità

1 risposta al commento
Ultima risposta 15/01/2023 02.48.00
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