la cinese regia di Jean-Luc Godard Francia 1967
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la cinese (1967)

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locandina del film LA CINESE

Titolo Originale: LA CHINOISE

RegiaJean-Luc Godard

InterpretiAnne Wiazemsky, Jean-Pierre Léaud, Juliet Berto, Francis Jeanson

Durata: h 1.30
NazionalitàFrancia 1967
Generedrammatico
Al cinema nel Settembre 1967

•  Altri film di Jean-Luc Godard

Trama del film La cinese

In un appartamento di Parigi un gruppo di giovani borghesi studiano il pensiero marxista-leninista nella versione maoista. Véronique, guida del gruppo, propone l'assassinio di un ministro sovietico in visita e, dopo che il suo piano è messo in atto, si rende conto di aver fatto soltanto 'i primi timidi passi di una lunga marcia'.

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Voto Visitatori:   6,43 / 10 (7 voti)6,43Grafico
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Voti e commenti su La cinese, 7 opinioni inserite

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  Pagina di 1  

Oskarsson88  @  15/01/2021 10:37:10
   6 / 10
Questo è un 6 politico, un film per me invalutabile, sperimentale, semi-finto-documentaristico, molto intellettuale e politico, innovativo ma altrettanto faticoso da seguire. Particolare, può piacere solo ad una piccola fetta di spettatori, meglio se affini coi temi del marxismo-leninismo e col periodo storico del 68.

Gruppo REDAZIONE amterme63  @  25/02/2013 18:20:51
   7 / 10
Altro interessantissimo film-inchiesta di Godard. Stavolta va a descrivere e a far parlare i giovani impegnati francesi, marxisti-leninisti (in particolare maoisti) della fine degli anni '60; chiaro anticipo della gioventù che di lì a poco farà l'insurrezione del Maggio 1968. E' molto interessante perché Godard con il suo metodo anti-narrativo, scopertamente rappresentativo (sappiamo benissimo che è una finzione, una via per rappresentare quello che in quel momento era un argomento molto dibattuto), ci mostra perfettamente lo spirito, il modo di fare, le ragioni e soprattutto le contraddizioni dei ragazzi (il fanatismo, la rigidità mentale, l'astrattezza). Il ritratto di Godard non è quindi un ritratto partigiano, anzi i difetti dei ragazzi, le loro contraddizioni vengono fuori molto bene.
Un film quindi molto istruttivo per conoscere una generazione che ormai non ci appartiene più, ma che è in fondo da ammirare per la volontà che avevano di agire, di fare qualcosa: sentimento giovanile oggi quasi completamente perso.

Xavier666  @  25/01/2012 17:17:53
   8 / 10
Bisogna essere preparati per apprezzare film del genere. Il carattere sperimentale non lo rende un film per tutti, lo rende criptico e di difficile visione.
Personalmente l'ho cercato per mesi, visto che recentemente mi sono messo a leggere libri sulla rivoluzione del gruppo terroristico Sendero Luminoso, che in 20 anni ha provocato nel mio paese decine di migliaia di morti.
Dal punto di vista dei contenuti ho meglio compreso la rottura che arrivò con l'implementazione del pensiero maoista a quello marxista leninista, le accuse di revisionismo e il distacco che provocò in quegli anni il germe della follia rivoluzionaria, il passaggio da una rivoluzione utopistica degli anni 50' 60' a quella che purtroppo visse il mio paese con la follia omicida e terroristica di gruppi maoisti come Sendero Luminoso.
Un film molto attuale, non per tutti, ma, come detto all'inizio del commento, avvicinabile solo dopo una certa preparazione in materia.
Grandissimo Jean Pierr Leaud, molto espressivo e non a caso uno dei migliori interpreti del cinema francese dell'epoque.
Molto bella ed inquietante, quanto dolcissime e ingenua, l'interpretazione di Anne Wiazemsky.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR The Gaunt  @  15/12/2010 23:26:41
   4½ / 10
A suo modo è un film interessante perchè è una spia degli umori del periodo, un descrivere ciò che bolle in pentola poco prima del '68, dall'altro lato però la forma è complessa e difficile da comprendere, almeno per il sottoscritto e soprattutto difficile da seguire fino in fondo. Ho riprovato a vederlo a distanza di anni, ma il risultato è lo stesso.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR Invia una mail all'autore del commento kowalsky  @  29/09/2010 22:56:44
   7 / 10
Godard si ama o si odia, e non fa eccezione questo incredibile "La chinoise" che i più indicano come uno dei suoi capolavori.
Visto oggi, potrebbe giustificare la visione dei compagni di Lotta Comunista e del loro khomeinismo marxista (con tutto il rispetto, io ne ho fatto parte per un pò).
Godard sceglie Leaud/Antoine come vettore della sua comunicativa, e feticcio-comunicatore delle sue idee, quasi un riflesso ideologico del personaggio inventato da Truffaut.
Il film è estremista nella sua invettiva, ma al tempo stesso rigoroso come manifesto di "militanza politica".
La mdp sceglie una via di sperimentazione che si colloca in tutte le forme d'arte possibili (dalla pittura al fumetto, dal teatro al cinema, dalla letteratura allo slogan politico, passando per gli inni e la musica classica) sconfinando con l'avanguardia come forma tangibile e simbolica del "pensiero".
Un film insopportabile nel suo monolitismo, però indicativo di un'epoca in cui la sperimentazione nel cinema era ancora una realtà - a differenza di oggi.
I giovani marxisti sono ragazzi che esplorano tutti gli argomenti del pensiero filosofico-scientifico, passando per Il libretto rosso di Mao e il declino della società imperante (v. lo spazio architettonico atto a seppellire l'umanità reale).
Godard cita Strehler, difende Melies rispetto ai Lumiere, si sofferma sulla vocazione teatrale di questi ragazzi atti ad esplorare (ed è un limite) il pensiero filosofico senza procacciarsi vere esperienze di vita.
Emblematiche le parole di Dominique "ho troppi nemici".
Purtroppo questo film tanto discusso e amato finisce per incanalarsi in un binario rigoroso francamente didascalico, come si vede nel frammento dedicato al Vietnam, pretenzioso nel voler fugare ogni dubbio di presa di coscienza contro la "sporca guerra".
Insomma, un'enciclopedìa ideologica da lezione di storia, con un epilogo pieno di interrogativi (la rivoluzione in atto è già finita?) ma anche discutibile, perchè incapace di fondarsi oltre il dogma e i suoi simboli

1 risposta al commento
Ultima risposta 29/09/2010 23.11.09
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Bathory  @  23/02/2009 00:35:24
   4 / 10
Mi dispiace deludere le appropriate argomentazioni del commento precedente al mio, ma la visione di questa pellicola è un vero e proprio stillicidio.
Più che un film può trattarsi di un documentario, visto come è girato e le tematiche trattate, attuali per carità, ma nel 1967 non di certo oggi nel 2008.

L'anacronismo della stragrande maggioranza dei dialoghi (eccetto l'ottimo dialogo tra Veronique e il professore nel treno) è ciò che rende questo film ormai dotato e di scarso interesse. Giovani figli di borghesi che come atto di ribellione al sistema, per semplice noia (vedi epilogo), studiano il marxismo leninismo, idolatrano Mao e la Cina, tacciando di revisionismo il PCF (partito comunista francese).

Ci sono decine di DOCUMENTARI, infinitamente più esaustivi e interessanti di questo fallito esperimento cinematografico del grande regista francese, che non hanno la volontà di passare per esempi di arte o cinema, ma appunto come documenti storici.

Clamoroso buco nell'acqua di Godard. Film che annoia terribilmente, da pochissimi spunti di riflessione e fornisce un'analisi ben più borghese e revisionista di quella ingenua e superificiale dei giovani protagonisti.

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Ultima risposta 29/09/2010 22.41.31
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alphaville  @  27/09/2008 14:52:00
   8½ / 10
Senz'altro uno dei film più complessi e originali di Godard a livello formale, è un ardito incrocio tra un film documentario di stampo quasi giornalistico (in cui il regista-entomologo osserva con lucida curiosità quello che si stava rivelando come uno dei fenomeni più rilevanti della sua epoca, l'incondizionata adesione al maoismo delle giovani generazioni) e un'opera di poesia che celebra l'entusiasmo, la passione e anche l'ingenuità tipiche dell'età in cui si ha ancora il tempo e la voglia di preoccuparsi dell'avvenire del mondo. Con affettuosa ironia (evidente in molte situazioni e battute,

Nascondi/Visualizza lo SPOILER SPOILER)
Godard registra il profluvio di dibattiti, dialoghi e monologhi che caratterizza l'estate pre-sessantottina dei cinque ragazzi protagonisti, li interroga, li viviseziona mediante l'uso superbo del montaggio (di marca ejzensteiniana), organizza questa materia ancor viva e pulsante, 'in presa diretta' per così dire, secondo logiche, per l'appunto, più poetiche che narrative. Debitore (e non sembri strano, trattandosi di un cineasta colto come Godard) di Joyce (la pellicola altro non è che la sovrapposizione di vari 'flussi di coscienza'), di Beckett (molte situazioni sembrano richiamare il teatro dell'assurdo) e dell'arte d'avanguardia in generale, il film, con un tour de force stilistico eccezionale, si svolge quasi interamente nel microcosmo di un appartamento, e nonostante questo riesce nell'intento di rappresentare criticamente la situazione della Francia del 1967 ("una pila di piatti sporchi") ormai sull'orlo della deflagrazione (la pellicola anticipò di quasi un anno il Maggio francese). "La cinese" contiene innumerevoli riferimenti alla politica (memorabile la rappresentazione di stampo minimalista della guerra in Vietnam), alla pittura, al cinema, al giornalismo, al teatro, alla letteratura, in uno sforzo spasmodico di tentare di cogliere mediante la cultura il senso ultimo di una condizione umana sia politica che esistenziale.
Forse datato sul piano strettamente politico (perchè fortemente legato a una determinata situazione storica), ma ancora attualissimo per molti versi e decisamente all'avanguardia sul piano stilistico, ferocemente critico nella descrizione della società moderna e dei rapporti di potere e di prevaricazione fra le nazioni, "La cinese" si giova inoltre di interpreti perfettamente adeguati al tipo di rappresentazione che Godard ha in mente (dalla bellissima Anne Wiazemsky al noto Jean-Pierre Leaud), di una stupenda fotografia di Raoul Coutard e di ottime musiche (nota speciale per la canzone "Mao Mao").

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