la figlia dell'inganno regia di Luis Buñuel Messico 1951
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la figlia dell'inganno (1951)

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locandina del film LA FIGLIA DELL'INGANNO

Titolo Originale: LA HIJA DEL ENGAÑO

RegiaLuis Buñuel

InterpretiFernando Soler, Ruben Rojo Jr, Alicia Caro, Fernando Soto, Nacho Contla, Amparo Garrido

Durata: h 1.20
NazionalitàMessico 1951
Generedrammatico
Al cinema nel Marzo 1951

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Trama del film La figlia dell'inganno

Don Quintfn, commesso viaggiatore, rientrando a casa prima del previsto, scopre la moglie a letto con un amico di famiglia. Furioso, caccia la moglie di casa, mentre questa gli rivela che la loro figlioletta non è figlia di Don Quintfn. Il pover'uomo abbandona la figlia presso dei contadini e cerca di cambiare vita aprendo un locale nella capitale. Ma il passato ritorna inesorabile.

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Voto Visitatori:   7,50 / 10 (5 voti)7,50Grafico
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Voti e commenti su La figlia dell'inganno, 5 opinioni inserite

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  Pagina di 1  

Filman  @  03/05/2021 16:36:59
   6½ / 10
Luis Bunuel prova a dirigere un film fatto di personaggi e intrecci, più orientato verso il romanzo che non verso il teatro, ma la forza de LA HIJA DEL ENGAÑO non è esattamente quella di un romanzo: i personaggi non rimangono nella memoria e le situazioni non coinvolgono eccezionalmente. Preme però la voglia di raccontare qualcosa di diverso senza rincorrere l'applauso dello spettatore, usando il dramma e il romanticismo in una forma anticonvenzionale.

Goldust  @  16/02/2021 09:13:24
   8 / 10
Sarà anche una pellicola minore nella filmografia di Bunuel tuttavia è un magistrale esempio di come due anime del tutto diverse - in questo caso la commedia colorata di farsa ed il dramma - possano albergare efficacemente in una singola storia. Con le incontrollate esplosioni di ira del protagonista mi sono divertito un sacco e anche la goffaggine dei suoi tirapiedi riesce a lasciare il segno. Un titolo forse più leggero di altri firmati dal regista ma che consiglio di recuperare senza esitazioni!

Gruppo COLLABORATORI Terry Malloy  @  16/01/2014 00:06:03
   7 / 10
Bunuel riusciva nell'impresa davvero titanica di tirare fuori da filmacci banalotti e commerciali delle perle di divertissement e bonaria profondità sentimentale. Non fa eccezione questo "Don Quintin" che ci presenta un terzetto di tenero cinismo e una controparte melodrammatica nella vicenda stereotipata dei due ragazzi. Bunuel riesce a far sorridere lo spettatore dopo quasi settant'anni, un sorriso che attraversa tutta la gamma degli atteggiamenti valutativi: c'è il sarcasmo, l'ironia sottile, la tenerezza, la malinconia, la nostalgia, e il puro divertimento (specie nelle dinamiche relazionali tra Quintin e i due scagnozzi). Concordo nel citare la scena del prete come preponderante: pur essendo destinato a un pubblico facilone, Bunuel non si risparmia in fatto di atteggiamenti personalistici. Non solo nella critica verso la Chiesa, ma anche nella presentazione di personaggi che comunque presentano un'umanità leggermente equivoca, goffa e limitata. Da notare il frequente ricorso alla rissa, alla virilità, all'onore risolto a pistolettate. Un tratto tipico del carattere del regista.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR elio91  @  03/10/2010 00:14:13
   8 / 10
Una carriera incredibilmente lunga e profilica comporta inevitabilmente alti e bassi,anche se stiamo parlando di uno dei registi più importanti del secolo scorso. Ma ciò che rende grande Bunuel è il suo essere quasi un "terrorista" dei generi,capace di inserire spesso all'interno di storie convenzionali solo all'apparenza mazzate e feroci critiche ad ogni forma di perbenismo,o alla chiesa... Questo accade maggiormente nel periodo messicano.
La figlia dell'inganno fa parte di questo periodo in cui il geniale regista sforna film con una velocità impressionante e che non sempre riusciti ma spesso,come nel caso specifico,se non interessanti risultano molto ma molto belli. Ed è ancora una volta,sarebbe anche inutile dirlo,un Bunuel fuori dagli schemi che mette in scena una vera e propria commedia che non è mai tragedia pur con toni apparentemente pesanti ma smorzati sempre da risate.
Si ride molto e ci si riesce addirittura ad emozionare. La scelta degli attori è fatta con scelte oculate,i due scagnozzi/amici di Don Quintin sono eccezionali e sono il vero motore dietro la risata facile che coglie lo spettatore.
Non guasta nemmeno l'inaspettato finale per una volta felice in cui anche il protagonista si permette di rompere gli schemi parlando direttamente alla telecamera.
Ma la sequenza da ricordare davvero,quella sì indissolubilmente bunueliana,è quando il prete si avventura nell'"infierno" di nome e di fatto in mezzo a ballerine seminude che scappano alla sua vista e l'imbarazzo dei presenti.
Piccola perla semplice e genuina da ricordare nella vasta filmografia di questo regista indimenticabile.

1 risposta al commento
Ultima risposta 15/01/2014 23.56.50
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Invia una mail all'autore del commento wega  @  06/08/2009 19:55:41
   8 / 10
Molti minori tra il '51 e il '54 per Luis Bunuel, pellicole quasi sempre prodotte per riuscire a mangiare. Vanno dette alcune cose: tra il '32 e il '50, l' anno di "Los Olivados", non è stato per niente un periodo di blocco per il regista spagnolo, che tra il '35 e il '36, in veste di produttore esecutivo alla Filmòfono giunto direttamente da una filiale della Paramount, ha prodotto, scritto, e a volte co-diretto ben 4 film, tra cui la commedia di "Don Quintin" che questo "La Figlia dell' Inganno" ne è il remake. Difficile cavarne qualcosa da quest' opera, emerge ovviamente una critica alla famiglia borghese, ma la mise en scene non ha gran che di bunueliano, se non altro per un geniale stacco temporale in avanti di vent' anni dall' interno di un armadio, con tanto di ante a far da tendine diegetiche. Ruolo preponderante, come spesso accade con Bunuel, lo ha il denaro, quel denaro sporco che Don Quintin disprezza prima del tradimento ma che forse non ne sarà poi così estraneo venti anni dopo, come proprietario di quel locale notturno che si chiama, senza tanto stupore, "El Infierno". Nella Figlia dell' inganno emerge anche lo straordinario senso dello humor dell' autore, per quel che è probabilmente il suo film più divertente, sempre in bilico tra una tragedia annunciata - complici le caratterizzazioni calienti - e la commedia da cui è tratta l' opera; ruolo decisivo in questo senso lo stucchevole, a volte, caratterista Fernando Soto, presente in quasi tutti i film di quegli anni. Happy-ending, è anche un film emozionante.

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