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Chiarissimo l'intento di Oliveira di creare la Madame Bovary portoghese,trasportata nel mondo moderno. Avvalendosi del romanzo scritto da Agustina Bessa-Luìs,questo lunghissimo film di oltre tre ore è l''ennesimo esperimento del grande vecchio del cinema portoghese (già allora anziano) di fondere in un'ideale e rigoroso stile cinema e letteratura,grazie ad un'estetica lontanissima dal canone cinematografico tradizionale. E seguire questo cinema non è una passeggiata: sono tre ore lente,statiche,ma dal fascino ipnotico come quello della bellezza unica nel ruolo di Emma,la bellissima e raffinata Leonor Silveira. La voce fuoricampo è completamente letteraria,sembra leggere direttamente dal romanzo nelle sue frequenti descrizioni di stati d'animo ed avvenimenti; inoltre ritorna il tema del peccato che va a fondere erotismo e citazioni Bibliche già dal titolo originale La Valle di Abramo. La stessa Emma,adultera ma mai nuda,incarna un erotismo raffinato e tentatore: è equiparata spesso a Satana e al demonio (come le donne),paragone accentuato dal suo difetto congenito che la fa zoppicare da quando è piccolina. Se l'opera di Oliveira è audace per lo stile personalissimo e pesante (ma bellissimo visivamente),l'erotismo è letterariamente romantico e mai volgare,quindi portato sul grande schermo come dal romanzo di Flabuert citato tra l'altro anche nel film stesso: la cosa più vicina ad un atto sessuale esplicito è il tocco della rosa di Emma,evidente simbolo di sessualità. E se dialoghi e personaggi riescono a imprimersi nella memoria,peccato per la durata eccessiva in quanto sembrano esserci avvenimenti che potevano benissimo essere sfoltiti. Il finale tragico,come la natura femminile di Emma secondo le sue zie,è scritto sin dall'inizio.